Gallarate – L’Irlanda è un posto meraviglioso, ricco di storie e tradizioni. I paesaggi e la musica creano un turbinio di sensazioni a cui è difficile rimanere indifferenti, ma purtroppo è lontana e spesso ci si ritrova solamente ad immaginare quelle atmosfere mozzafiato.

Fortunatamente a Gallarate c’è un gruppo, i Polverfolk, che dell’Eire si sono innamorati quasi 40 anni fa e dagli anni ’70 “raccontano” la storia del popolo irlandese. Abbiamo incontrato Dario Cecchin, voce e uno dei fondatori del gruppo, che ci ha raccontato del suo gruppo, delle passioni e della grande dedizione che tiene in piedi il collettivo dal 1976.

Come è nata la vostra passione per la musica tradizionale Irlandese?

“È nata quasi per caso. – racconta Dario –  Inizialmente eravamo un gruppo di amici con una passione per il canto popolare che si ritrovava a suonare sulle scalinate nella piazza del paese. Era un periodo ricco di avvenimenti politico-sociali a cui di certo non rimanevamo indifferenti. Ci siamo quindi dedicati alla ricerca e all’esecuzione di un repertorio frequentato da poche frange culturali, la musica folk appunto, che rimane anche oggi la manifestazione più autentica dello spirito di un popolo. Mentre eravamo “impegnati” su questo fronte, un nostro componente Mario Polverari, una sera ci fece sentire una canzone bretone che aveva conosciuto. Beh è stato amore a prima vista. Siamo partiti tutti insieme e abbiamo girato per quasi un mese tutta l’Irlanda, partendo da Belfast, e lì abbiamo conosciuto la musica irlandese, quella vera, fatta di gioie e dolori, lotte sociali e canzoni d’amore. Per noi, è stato un passaggio naturale. Dalla pizzica siamo passati alle ballate e non ci siamo più separati da quelle sonorità”.

Quali strumenti suonate durante i vostri concerti?

“Siamo in otto e possiamo contare davvero su  un buon numero di strumenti: Adalberto Zappalà con mandolino, basso e chitarra, Daniele Rigamonti con il bodhran, percussioni e cajon, Gaia Ghidini al violino, Giuseppe Agape alla chitarra e basso, Matteo Giuliboni alla mandola e bouzouki, Roberto Rainaldi alla cornamusa e poi ci sono io che mi occupo dello spoon e del bodhran. Io, Adalberto ed Erica Magarelli costituiamo il corpo vocale del gruppo. Siamo le voci insomma!”.

Cosa avete in repertorio?

“Il nostro repertorio è un ritratto veritiero di quella che è l’essenza dell’Irlanda. È un paese con una storia parecchio tormentata… Le guerre, l’indipendenza politica, la povertà, sono tutti temi che si trovano, insieme ad altri, nei canti di musica popolare;  non abbiamo voluto tralasciare nulla, sia nel bene sia nel male. Abbiamo quindi un repertorio in grado di trasmettere tutta la forza espressiva di una sonorità dai toni davvero variegati. É una musica, quella proveniente da quelle terre, fatta dal popolo per il popolo,  in cui convivono elementi fantastici, assieme ad altri crudamente realistici, immagini poetiche con elementi tratti dal vivere quotidiano. Si alternano temi come la gioia, le storie d’amore, ad elementi molto più complessi e drammatici come la guerra e il patriottismo. Ma non mancano nemmeno quei racconti fantastici e leggendari che si associano spesso all’Irlanda come le storie di fate e folletti!  Possiamo, inoltre, contare su alcuni pezzi originali composti da Duilio Garzolino, un componente storico, ed arrangiati dal gruppo, come ad esempio “Bobby Sands”, “Imprisoned dream” e “ Dear Mam””.

Dopo quarant’anni di attività, chi sono i Polverfolk?

“In tutti questi anni sono cambiate alcune cose… Abbiamo dovuto salutare membri fondatori del gruppo che hanno lasciato il progetto per cause di forza maggiore.Ci sono stati momenti in cui abbiamo prodotto poco, per impegni lavorativi e familiari… Ora siamo sicuramente un gruppo arricchito dal coinvolgimento di nuovi elementi di più giovane generazione grazie ai quali possiamo continuare a riproporre i brani più significativi delle tradizioni irlandesi, scozzesi e bretoni. Nonostante i cambiamenti, siamo tutti legati dall’innamoramento per tutto ciò che è l’Irlanda, per cui viene naturale  ritrovarsi a celebrare quelle atmosfere uniche suonando e cantando i brani della tradizione.

Roberta Montalto