La copertina del libroLa copertina del libro

La collana "Quaderni di storia del territorio varesino", edita da Pietro Macchione, si è arricchita di una recente e preziosa perla: è stata da poco presentata un'altra pubblicazione contenente un cd musicale registrato dal gruppo vocale "Antiqua laus" che fa, in un certo senso, da sequel all'analoga pubblicazione presentata tempo fa.

Allora si trattava di un codice contenente la solenne liturgia cantata per la festività di San Sebastiano, esistente presso la parrocchia di Coarezza, frazione di Somma Lombardo; un testo tardo, risalente ai primi anni del XVIII secolo.
 
"Monasteri Fruttuariensi nel Seprio", invece, porta alla conoscenza del grande pubblico un antico manoscritto liturgico di rito ambrosiano ritrovato nel museo della parrocchia di Ganna ed appartenuto alla vecchia Badia benedettina, un testo composto in epoca tutt'al più rinascimentale, se non antecedente.

La scrittura e la notazione musicale, infatti, sono in gotico tradizionale. Il supporto è cartaceo ma l'antichità del reperto è tale da aver provocato il fenomeno della bucatura della carta ad opera del vetriolo contenuto nell'inchiostro.

Un restauro del manoscritto venne compiuto negli anni '60 del Novecento per iniziativa del benedettino Padre Benigno M. Comolli, il quale vi dedicò anche un saggio pubblicato nel 1964 sulla Rivista della Società Storica Varesina.
Ciononostante, è rimasta impressa nel rigo musicale l'ombreggiatura della notazione musicale presente sul verso di ciascun foglio, con la conseguente difficoltà di discernere i neumi effettivi da quelli presenti sul retro.
Per tale motivo, anche allo scopo di rendere più agevole l'apprendimento della liturgia musicale presente nell'Antifonale, a cura del gruppo vocale "Antiqua laus", il direttore, Maestro Alessandro Riganti, ha provveduto, con lavoro certosino, a ritrascrivere l'intera liturgia in notazione gregoriana moderna, utilizzando un programma informatico ad hoc.

Il volume di Macchione, curato da Mauro Luoni, contiene la riproduzione in fac-simile dell'originale Antifonario, seguita dalla trascrizione,
che ha così restituito al pubblico di oggi un vecchio reperto liturgico-musicale altrimenti di non facile consultazione.
Il volume, inoltre, contiene la riproduzione del saggio di Padre Comolli prima ricordato e altri scritti inediti.

In particolare – visto e considerato che il cenobio benedettino di Ganna apparteneva all'Abbazia di Fruttuaria fondata da S. Guglielmo da Volpiano, propagatore della riforma cluniacense – il volume si compone anche di due capitoli a firma di Alfredo Lucioni, docente di Storia all'Università Cattolica di Milano.

Gli affondi storici indagano le vicende dell'Ordo

Fructuariensis e degli insediamenti monastici presenti nel territorio del Seprio, aderenti a Fruttuaria: Ganna, Voltorre di Gavirate, Caronno Pertusella e Castiglione Olona (dove esisteva non un monastero ma una semplice cappella, proprio nel luogo dove poi sorse, per iniziativa del Cardinale Branda Castiglioni, la cosiddetta Chiesa d Villa).

Per i primi due monasteri – Voltorre e Ganna, cioè quelli di cui sono rimaste le vestigia architettoniche – sono stati scritti rispettivamente due capitoli relativi agli aspetti storico-artistici, a cura di Raffaella Ganna, docente di Storia dell'arte nella scuola superiore.

Un altro capitolo, firmato da Alessandro Riganti, si riferisce ad un'analisi musicale dell'Antifonario gannense e alla sua comparazione con altri manoscritti liturgici più o meno coevi, presenti in chiese site in territorio varesino (Arcisate, Castiglione Olona, Solbiate Arno, oltre che nel Museo Baroffio al Sacro Monte di Varese).

Nel corso dell'analisi dell'antifonario di Ganna è emerso un particolare già evidenziato nel saggio di Padre Comolli: la presenza cioè, nei capilettera, di volti eseguiti a mano, ritenuti più tardi rispetto alla compilazione del manoscritto liturgico.
Di tali faccine (o mascherine, come le aveva definite Comolli) ne sono state individuate ben sessanta, tutte riprodotte nelle ultime pagine del volume.

Un ultimo capitolo, curato da Mauro Luoni, si propone di sciogliere un interrogativo suscitato da alcuni studiosi che si erano occupati in anni passati del chiostro di Voltorre: se cioè, i capitelli delle colonne possano avere un qualche significato di tipo musicale. Se, in altri termini, si tratti, per Voltorre come per altri casi individuati nell'arte romanica catalana, di "pietre che cantano".

Da ultimo, si deve sottolineare una circostanza curiosa: l'Antifonario di Ganna pur essendo impiegato per il servizio liturgico di un cenobio benedettino (dove si officia secondo il Rito Romano), riporta brani di liturgia cantata secondo il Rito Ambrosiano. E', questa, una particolarità che rende tale reperto qualcosa di estremamente interessante e di molto singolare nella paleografia musicale.