Milano – Si intitola “Album Primo Levi” il volume realizzato da Einaudi con il contributo di Roberta Mori e Domenico Scarpa, consulenti del Centro internazionale di Studi Primo Levi e presentato qualche giorno fa alle Gallerie d’Italia in piazza della Scala.

Un lavoro che non è biografia né saggio monografico ma quasi un documentario che, grazie al ricco materiale iconografico (oltre 400 immagini e documenti, spesso inediti), vuole far conoscere il percorso intellettuale e la dimensione poliedrica della personalità di Levi, senza seguire una sequenza cronologica lineare, ma cogliendo la dimensione più stimolante dei suoi interventi e delle sue citazioni, tra letteratura e cronaca, poesia e ricordo, testimonianza storica e fantasia.

Il libro, inoltre, è completato da una graphic novel di Yosuke Taki, intitolata “Carbonio” e ispirata all’omonimo racconto dello scrittore torinese.

Non è stato facile per i due curatori inquadrare una personalità poliedrica come Primo Levi, chimico, scienziato, appassionato di montagna, vittima della deportazione, scrittore, traduttore, artista e, per finire, anche giocatore di scacchi. Roberta Mori considera il volume come un prototipo editoriale perché si può leggere pagina dopo pagina ma anche sfogliare a caso, quasi come “passeggiando” nel paesaggio che è stato ricostruito attorno a Levi, facendosi coinvolgere dai numerosi stimoli, visivi e concettuali disseminati un po’ ovunque.

Domenico Scarpa, ad esempio, ha estrapolato dal libro diversi spunti che riguardano l’interesse di Levi per il gioco degli scacchi che di volta in volta rappresenta memoria, ragionamento, invenzione, responsabilità; in una poesia li definisce come i “lari “ della casa e le mosse sono simili alle scelte che compiamo nella vita: i pezzi che muoviamo all’inizio sono determinanti e da loro dipenderanno le conseguenze delle successive mosse che saremo costretti a compiere. Ecco perché in un articolo, intitolato “Gli scacchisti irritabili” del 1981, sottolinea il fatto che ognuno dovrebbe “pagare per le mosse sbagliate che ha fatto in passato”.
Per Levi gli scacchi, infatti, sono un gioco che non si può fare con leggerezza, come sostiene in una sua poesia: “Il nostro è un gioco serio, non ammette contratti, confusioni e contrabbandi”.

L’orrore dei campi di concentramento e l’indifferenza
Molto sentita anche la presentazione del Presidente Emerito di Banca Intesa Giovanni Bazoli che descrive Levi come uno scrittore che cercava una forma, un ordine per raccontare il male, la disumanità assoluta entro la quale era finito, senza volerne fare una celebrazione ma, aspirando a trarne un valore pedagogico. Descrivere l’indescrivibile, era per Levi anche il modo di spiegare l’atroce sensazione che lo attanagliava, quasi la colpa di essere sopravvissuto, come scrive in “I sommersi e i salvati”: “Hai vergogna perché sei vivo al posto di un altro?”

Anche Ernesto Ferrero, scrittore e Presidente del Centro Internazionale Studi Primo Levi, ha sottolineato la forza di Levi che ha saputo guardare l’orrore senza tremare, che non si è lasciato contagiare dal materiale infetto che era costretto a manipolare.
Levi non si è mai considerato scrittore a tutti gli effetti (si definiva semplicemente scrittore della domenica), piuttosto un chimico prestato alla letteratura. E, invece, è diventato, suo malgrado, il miglior inviato speciale sui campi di concentramento che si potesse immaginare, senza atteggiarsi a vittima, senza lasciarsi andare a invettive, capace di ricordare che il lager non era un mero accidente della storia ma un aspetto terribile e concreto della vera natura degli uomini.

Un libro importante per i giovani che certe volte si lasciano andare ad atteggiamenti di odio tribale, che amano esibire la propria ignoranza come un trofeo, e che dovrebbero, invece, ascoltare la voce sommessa ma onesta di chi ci ha fatto capire che il genere umano è capace “di costruire una mole infinita di dolore; e che il dolore è la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare”.

Levi, in altri termini, fa emergere la drammaticità e l’assurdità dell’atteggiamento di indifferenza che è ancora oggi l’aspetto più desolante della tragedia dell’olocausto, perché porta a distruggere la memoria che invece è un vaccino prezioso che può aiutarci, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può e, soprattutto, la deve, usare.

E l’indifferenza è anche il nemico contro il quale si è sempre battuta Liliana Segre, internata nel campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, recentemente nominata senatrice a vita, che da anni testimonia il valore della memoria; perché dare testimonianza non è un atto spontaneo ma una scelta, un gesto di responsabilità.

Album Primo Levi, a cura di Roberta Mori e Domenico Scarpa, Edizioni Einaudi, Saggi, pp.342, € 60,00.

Ugo Perugini