Intervista al Professor Robertino GhiringhelliIntervista al Professor
Robertino Ghiringhelli

L'analisi e la sintesi – "Molte sono le iniziative in calendario per il 150° dell'Unità d'Italia. Mi sembra che siano tutte occasioni preziose non solo di recupero del nostro passato ma anche di pieno coinvolgimento a partire "dal basso", dalla gente comune, dai giovani e dagli studenti, non solo dagli specialisti". Esordisce così il Professor Robertino Ghiringhelli, docente ordinario all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. "A coronamento di questa stagione è in programma, tra ottobre e novembre, un convegno sul ruolo che le donne hanno rivestito nel XIX secolo. Ciò che conta sono la ricerca, l'approccio e la consapevolezza culturale, non le "quote rosa…".

Questioni di priorità – "Che la battaglia di Biumo non sia stata una semplice scaramuccia non lo affermo io, lo dicono chiaramente i fatti. Si tratta infatti della prima battaglia militare di un corpo regolare dell'esercito del Regno di Sardegna, più precisamente dei Cacciatori delle Alpi, comandata da Garibaldi sul suolo lombardo-veneto nel corso della seconda guerra d'indipendenza. E non è un fatto storico di secondo piano. Anzi, in un'iscrizione commemorativa sul fiume Tevere a Roma, la città di Varese è citata tra i luoghi significativi del Risorgimento. I cannoni denominati "Varese" e "Calatafimi" sono oggi visibili al pubblico al Museo del Risorgimento di Milano".

"Non va dimenticato – specifica il Professore – che la città di Varese è citata numerose volte anche nei dispacci austriaci dell'epoca". L'analisi storica prosegue, prendendo in considerazione una delle figure chiave di quel torno di anni: Carlo Cattaneo, esule dal 1849 a Lugano e teorico della democrazia e dell'ideale federale. "Credo che tutte queste iniziative, incontri e conferenze aperti al pubblico aiutino e contribuiscano a fortificare il senso di appartenenza, al di là della retorica e del regime politico di turno".
 

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