E' stato presentato al pubblico il restauro del dipinto di Giovanni Agostino da Lodi, appartenente alla Collezione d'Arte di Villa Cagnola: dopo la tavola raffigurante San Francesco di Antonio Vivarini, la tavoletta con la Natività di Giampietrino, è ora la volta di questo piccolo ma  intenso capolavoro.
Ricca di echi belliniani e di richiami alla pittura veneta, la tavola lignea, dipinta a tempera e olio, raffigura la Madonna col Bambino e un angelo, un soggetto molto dolce e familiare, che si staglia su un paesaggio dai colori caldi e soffusi.

Lo sguardo della Vergine si concentra sull'alzata ricolma di prugne e di pere, simboli di Cristo e della Vergine, che l'angelo in primo piano le porge e da cui raccoglie un frutto, il suo fiat al progetto divino della Redenzione.

Il suo autore, Giovanni Agostino da Lodi, può ben definirsi maestro del Rinascimento lombardo: operò nell'orbita di Bramantino, Leonardo da Vinci e Giovanni Antonio Boltraffio.

Sua unica opera firmata è il celebre dipinto raffigurante San Pietro e San Giovanni Evangelista conservato a Brera. Grande libertà compositiva, fisionomie leonardesche espressive, scioltezza cromatica ed esecutiva, sono le caratteristiche del suo stile nella fase della piena maturità.

Come hanno sottolineato studiosi e critici, la sua personalità si caratterizza per la singolarità del linguaggio, gli spostamenti continui tra Lombardia e Veneto, sulle orme di Bramantino e Leonardo, ma anche di Giovanni Bellini, Giorgione e Durer durante il suo soggiorno a Venezia del 1506.

Il restauro della tavola lignea di Villa Cagnola, eseguito di concerto con il Conservatore Andrea Bardelli e sotto la supervisione della Soprintendenza di Milano, nella persona di Isabella Marelli, è stato particolarmente delicato, avendo richiesto tempi lunghi ed un'accurata azione di pulitura e di rimozione di vernici, ridipinture e depositi organici.

"Per Villa Cagnola sono occasioni belle – spiega Mons. Eros Monti, Direttore della dimora di Gazzada – di presentare qualcosa dei propri tesori ma soprattutto di esporli al grande pubblico, di far si che questo patrimonio d'arte che ci è stato consegnato possa diventare un itinerario, culturale, di fede, qualcosa che accosti le persone al bello".

"Durante le varie fasi di restauro – spiega Lucia Laita, responsabile dell'intervento di ripristino – si è dovuto far fronte ai danni lasciati da pregressi attacchi microbiologici e da insetti xilofagi; eliminare interventi di reintegro precedenti non più consoni; asportare strati di vernici ossidate e depositi organici che oscuravano le superfici pittoriche. Durante le fasi di restauro, tuttavia, sono emersi alcuni dettagli preziosissimi della tecnica pittorica dell'artista: le ciocche chiare dei capelli della Vergine, ad esempio, sono eseguite con oro conchiglia applicato a pennello, mentre il manto della Vergine è in lapislazzulo".