La Spina VerdeLa Spina Verde

Più volte Artevarese ha puntato l'attenzione su mostre a tematica archeologica svolte a Como, presso il Civico Museo P.Giovio, che hanno aperto stralci di luce sulla storia di Como.
Una storia così importante che merita una trattazione più precisa.

Como prima di Como. Il centro storico della Como moderna, la cosiddetta città murata, corrisponde, senza troppi cambiamenti, alla città di epoca romana, conosciuta come "Novum Comum". Ma questa è solo l'ultima tappa di una storia molto più lunga, quando non esisteva ancora Novum Comum, ma Comum oppidum, cioè l'insediamento più antico.
Dobbiamo risalire all'epoca protostorica, al secolo VII a.C., quando in Lombardia, nella zona compresa fra Ticino e Adda si sviluppò la cultura di Golasecca, che prende il nome dalla località in cui per la prima volta vennero individuate le sepolture. Il Comasco come il Varesotto fu una delle culle di questa civiltà, con oltre centosettanta siti identificati, che trovano un corrispettivo nelle 18 sale del museo Giovio dedicate a questo periodo.

La Como protostorica non sorgeva sulla riva del lago, ma sulle pendici del Monte Croce e sulle colline della Spina Verde. Era questo l'oppidum Comum, l'insediamento fortificato: i primi ritrovamenti, di metà Ottocento, si concentrarono lungo la strada per Milano e lungo il tracciato della ferrovia per Varese. Da lì gli scavi archeologici, condotti dalla Società Storica Comense, con importanti figure, come Magni, Baserga, Giussani, Rittatore Vonwiller.

Gli scavi hanno portato alla luce soprattutto sepolture, con i loro ricchi corredi, mentre sono meno attestate le tracce dell'abitato vero e proprio. Una delle necropoli più famose è la Ca'Morta, nei dintorni di Como, che prende il nome da una cascina, intorno a cui spesso si trovavano tombe.

Proprio dai corredi delle tombe è possibile ricavare informazioni sullo status sociale del defunto e sul ruolo che aveva rivestito nella società. Accanto agli oggetti in ceramica, come l'urna cineraria, coppe e bicchieri, si trovano oggetti in bronzo, soprattutto armi: la spada in particolare diviene simbolo della nobiltà guerriera. Ma non solo, si attestano pendagli, fibule, oggetti rari quanto preziosi, come attingiti, sicule (contenitori in bronzo), riproduzioni in piccolo di carri, probabilmente a scopo rituale.

Tutti questi oggetti oggi impreziosiscono le sale del Museo Archeologico P.Giovio: ad una sua visita Artevarese dedicherà la prossima puntata.