Angera - Sesto Calende Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/angera-sesto-calende/ L'arte della provincia di Varese. Wed, 13 Dec 2023 08:22:48 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Angera - Sesto Calende Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/angera-sesto-calende/ 32 32 Visite al Sancarlone, il colosso che domina il lago Maggiore https://www.artevarese.com/visite-al-sancarlone-il-colosso-che-domina-il-lago-maggiore/ https://www.artevarese.com/visite-al-sancarlone-il-colosso-che-domina-il-lago-maggiore/#respond Tue, 05 Dec 2023 13:00:21 +0000 https://www.artevarese.com/?p=72768 Arona – In occasione del ponte dell’Immacolata la statua di Sancarlone si apre al pubblico. Il grande colosso che domila il lago Maggiore, inaugurato nel 1698, da cui Frédéric-Auguste Bartholdi prese ispirazione per progettare la Statua della Libertà di New York, potrà essere visitato con Archeologistic che offre la possibilità di salire fino alla cima […]

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Arona – In occasione del ponte dell’Immacolata la statua di Sancarlone si apre al pubblico. Il grande colosso che domila il lago Maggiore, inaugurato nel 1698, da cui Frédéric-Auguste Bartholdi prese ispirazione per progettare la Statua della Libertà di New York, potrà essere visitato con Archeologistic che offre la possibilità di salire fino alla cima (35 metri) della grande scultura dedicata a San Carlo Borromeo.

L’8, il 9 e il 10 dicembre, dalle 10 fino alle 17 (con ultimo accesso alle 16.30) sarà dunque possibile ammirare da vicino il genio ingegneristico che ha progettato il colosso e nel contesto godere di un panorama unico. Nel giorno dell’Immacolata, l’ 8 dicembre, sono previste due visite guidate (alle 10.30 e alle 14.30) per conoscere in modo approfondito la storia e le curiosità legate alla Statua. La visita, della durata di 1 ora, porterà all’interno della Chiesa, nella quale sono conservate le reliquie del Santo e dove è stata ricostruita la “camera dei tre laghi” dove nacque.

La Statua di San Carlo sorge su un colle a circa 310 metri di altitudine, sulla strada che collega Arona con Dagnente. Il Sancarlone, così chiamato con affetto dagli aronesi, è una statua cava all’interno sorretta da un’anima in pietra, in mattoni e ferro, mentre all’esterno è costituita di lastre di rame battute a martello sulla struttura di supporto. Il braccio benedicente è costituito da una complessa struttura metallica, concepita per resistere ai forti venti della zona. L’opera colossale fu realizzata nel XVII secolo su progetto di Giovan Battista Crespi detto “il Cerano”; le sue parti in rame furono eseguite dagli scultori Siro Zanella e Bernardo Falconi che ne modificarono leggermente il disegno originario, aumentando le proporzioni della statua. L’opera fu conclusa nel 1698. Nella parte posteriore del piedistallo, due scale a chiocciola in ferro consentono di raggiungere la balconata. Qui, tra le pieghe dell’abito del santo, si apre una porta attraverso cui il visitatore può salire fino alla sommità, per mezzo di una scala a chiocciola e scale verticali. Una volta giunti in cima è possibile osservare il panorama circostante attraverso i fori circolari corrispondenti agli occhi, alle narici ed alle orecchie del santo, oppure attraverso le aperture sulla schiena.

Frédéric-Auguste Bartholdi, soggiornò ad Arona per studiare la struttura del colosso. Ai piedi della statua di New York una targa ricorda che è stata costruita su modello del colosso di Arona, al quale però tolse il primato di statua più alta al mondo.

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Oltre il buio, alla Rocca di Angera https://www.artevarese.com/oltre-il-buio-alla-rocca-di-angera/ https://www.artevarese.com/oltre-il-buio-alla-rocca-di-angera/#respond Tue, 27 Jun 2023 16:51:44 +0000 https://www.artevarese.com/?p=70794 Angera – L’Ala Scaligera della Rocca ospita la collettiva “Oltre il buio”, a cura di Alberto Salvadori e in collaborazione con Galleria Franco Noero. Una mostra suggestiva  rappresentata da quindici artisti: Lothar Baumgarten, Pablo Bronstein, Jason Dodge, Sam Falls, Lara Favaretto, Piero Gilardi, Henrik Håkansson, Mark Handforth, Jim Lambie, Jac Leirner, Robert Mapplethorpe, Mike Nelson, […]

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Angera – L’Ala Scaligera della Rocca ospita la collettiva “Oltre il buio”, a cura di Alberto Salvadori e in collaborazione con Galleria Franco Noero. Una mostra suggestiva  rappresentata da quindici artisti: Lothar Baumgarten, Pablo Bronstein, Jason Dodge, Sam Falls, Lara Favaretto, Piero Gilardi, Henrik Håkansson, Mark Handforth, Jim Lambie, Jac Leirner, Robert Mapplethorpe, Mike Nelson, Henrik Olesen, Simon Starling, Francesco Vezzoli. Si celebra  lo straordinario divenire della luce che, sin dalle origini dell’umanità, che ha favorito una forma di convivenza tra uomo e natura, tra l’uomo e l’arte. Centrale è l’evoluzione della percezione dell’uomo che attraverso la luce ha scoperto la necessità di vedere qualcosa che non fosse solo il visibile naturale ma bensì il visibile del nostro inconscio, della nostra parte imperscrutabile.

Il percorso espositivo si snoda tra le sale del castello, luogo simbolo dove dall’antichità l’uomo oltre a proteggersi cercava l’equilibrio armonioso tra interno ed esterno, tra natura e artefatto.

Le opere di luce di Mark Handforth,  illuminano un luogo testimone vivo di un lavoro stagionale, di una cura quotidiana del prodotto e ci inizia ad un percorso dove il rapporto tra uomo e natura è manifesto e reso intenso dal dialogo tra esterno e interno, tra architettura e paesaggio, tra due rappresentazioni di maestosità che non nascondono comunque le loro fragilità.

Tema questo anticipato dalla meridiana, rifugio e appoggio per gli uccelli del castello posta sulle mura esterne dell’edificio da Henrik Håkansson. Il rapporto con gli elementi della natura, già nell’epoca classica, nello straordinario De rerum natura di Lucrezio, era prerogativa della filosofia epicurea e distingueva nettamente tra chi in vita è mosso da illusioni inutili e dannose e chi possiede la dottrina dei sapienti, ed abita dunque i “templa serena”.

La seconda stanza del percorso  trasmette una riflessione fondata sulla concezione dello spazio, la rocca, inteso come protezione dagli altri uomini e dalla natura. Tre opere dialogano tra loro in termini apparentemente antitetici ma essenzialmente coordinati: Mike Nelson riassume in un assemblaggio rude e diretto, testimonianza di un’archeologia spontanea, legname destinato ad uso quotidiano, probabilmente da ardere. Una rappresentazione che esprime tutta la fatica della vita rurale e tutte le affascinanti spigolosità che essa può restituire. Le radici e tronchi di legno estratti e posti in termini di scultura appaiono così, crudi, nella loro essenza, allo stesso tempo fragili, poiché estratti dal loro contesto naturale. Algidi levrieri fotografati da Simon Starling affiancano e dominano questa catasta. Il tutto è tenuto assieme da un’immagine solitaria di fiori, piena della sensualità tipica della fotografia di Robert Mapplethorpe, che fissi rimandano alla caducità del tempo e della vita, rimanendo assorti nella loro bellezza.

Procedendo nel percorso, si incontra l’esplorazione in canoa, sempre di Simon Starling che ci guida verso un assoluto ignoto nel quale possiamo rifugiarci in controcanto alla sicurezza di difesa ispirata dalla rocca. L’ascesa verso i piani alti dell’Ala Scaligera inizia con l’incontro dissacratorio di una scultura pensile, leggera e leggiadra di Jim Lambie, che ribalta la certezza dell’essere ancorati a terra.

La prima grande stanza di ambienti un tempo domestici e oggi destinati alla visita pone subito il visitatore in una relazione diretta tra interno ed esterno. Un richiamo floreale, una composizione dal sapore cortese, di Sam Falls, contribuisce assieme all’opera di Jason Dodge a instillare una prima quiete, un arrivo, un riposo, subito dopo il primo sforzo che aiuta, grazie ad una scultura fragile ed immediata di Henrik Olesen, Biology is Straight, a ricondurci alla verità del mondo naturale, grazie alla quale equivoci e interpretazioni faziose sono messi a tacere. Henrik Håkansson, nella sua opera a parete, trasforma il quadro in soggetto vivente e riverbera così in maniera assertiva e poetica come la natura possa liberamente appropriarsi o riappropriarsi di spazi dati o lasciati liberi dalla mano dell’uomo. In questa stanza ci poniamo in ascolto per quello che troveremo subito dopo.

Uno dei più importanti esploratori dell’altro, un artista fondamentale nell’aver contribuito alla conoscenza di altere forme di vita e civiltà diverse dalle nostre, Lothar Baumgarten, ci trasporta in un lontano, apparentemente fragile contesto, dove una capanna sembra fluttuare sul fiume delle nostre sensazioni. Le immagini di Robert Mapplethorpe ancora una volta cercano di creare un bilanciamento con la forza espressiva della scultura a terra e la trovano nel controcanto del reperto industriale simbolo di una mobilità e di un’epoca come il maggiolino dell’artista. Una piccola preziosa stoffa, un haiku, di Jason Dodge ci sposta ancora più lontano verso la Birmania, luogo prezioso e da sempre magnificato.

Al piano superiore, ecco la dicotomica presenza tra la sprezzatura dei disegni di Pablo Bronstein, dove il sentore della vita di corte emanato dall’amore dell’artista per il cavalier Castiglione e la sua trattatistica, presentata da un fantasmagorico calamaio, immerso e sommerso nelle acque nere di una lago immaginifico, convive e contrasta con la crudezza e gioiosità di Jim Lambie che trasforma in scultura il frutto del lavoro quotidiano, il prodotto prosaico e determinante per intere popolazioni, resistente ai climi più austeri, la patata. Tutto avviene non tanto con l’utilizzo del tubero stesso bensì con i sacchetti che le contengono per la loro distribuzione. Lambie colora con pigmenti pop, preziosi, industriali, questi sacchetti formando assemblaggi da parete, goffi e ironici allo stesso tempo, che ben si raccordano con l’eterea presenza di Jac Leirner e la sua scultura aerea creata da una pratica che affonda le radici negli anni ’80 e nella quale il quotidiano, nelle sue espressioni più anonime, diviene opera, scultura, oggetto risignificato.

La mostra si chiude in un dialogo tra l’albero che accoglie le persone di Lara Favaretto, i tappeti naturali di Piero Gilardi e il ricamo da tombolo di Francesco Vezzoli, con soggetto una famosa tela di Fragonard, che dialoga con la classicità messa in gabbia come fosse un animale esotico. La natura entra direttamente nell’edificio e i materiali usati dagli artisti divengono antitetici agli elementi naturali che circondano la rocca facendo sì che non ci sia quella sparizione dell’espressione e del pensiero di un tempo come è stato nel passato quando si usava costruire tutto in legno o altri materiali deperibili.

Ala Scaligera

L’Ala Scaligera del castello è risalente al XIII secolo ma è frutto di innumerevoli alterazioni subite nel corso degli anni successivi. Sostanziale fu l’intervento del 1370 attribuito a Bernabò Visconti in onore della moglie Regina Della Scala. Attualmente quest’ala del Castello, che tra il 2015 e il 2017 è stata sottoposta ad un restauro conservativo, viene prevalentemente utilizzata per esposizioni temporanee, soprattutto di arte contemporanea.

La mostra “Oltre il buio” è visitabile sino al  1^ottobre. Orari: dalle 10 alle 17.30
Il titolo di ingresso al castello include anche la mostra: €14 adulti, €9 ragazzi dai 6 ai 15 anni

 

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Uno sguardo nel mondo di Mario Da Corgeno https://www.artevarese.com/uno-sguardo-nel-mondo-di-mario-da-corgeno/ https://www.artevarese.com/uno-sguardo-nel-mondo-di-mario-da-corgeno/#respond Wed, 23 Nov 2022 09:00:54 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68148 Sesto Calende – Prosegue il percorso espositivo della collettiva fotografica ideata e curata da Umberto Pinoli con la collaborazione di Gianfranco Platini “Uno sguardo nel mondo di Mario Da Corgeno” che ha visto partecipi dieci fotografi del FotoVideoClub Verbano APS del quale quest’anno ricorre il sessantesimo di fondazione. Dopo le esposizioni a Ternate, Varese e […]

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Sesto Calende – Prosegue il percorso espositivo della collettiva fotografica ideata e curata da Umberto Pinoli con la collaborazione di Gianfranco Platini “Uno sguardo nel mondo di Mario Da Corgeno” che ha visto partecipi dieci fotografi del FotoVideoClub Verbano APS del quale quest’anno ricorre il sessantesimo di fondazione.

Dopo le esposizioni a Ternate, Varese e nel foyer del Teatro Eleonora Duse di Besozzo, ora la mostra vede una nuova inaugurazione: sabato 26 novembre, alle 11 nella sede dell’Associazione Pro Sesto a Sesto Calende. Le immagini in mostra spaziano dal bianco e nero, al colore. Tra gli autori,  Antonella Civera, Elena Cucchiara, Enzo Pellitteri, Gianfranco Platini, Giuliana Moroni, Monica Caccaro e Umberto Pinoli.

Le fotografie percorrono l’itinerario creativo di un artista che ha fatto della propria arte una costante esistenziale. Aprendo le porte del suo studio, Mario Da Corgeno ha permesso ai fotografi del FotoVideoClub Verbano, di interpretare in maniera singolare e distinta il suo operato che spazia dal disegno alla scultura.

La mostra sarà visitabile sino al 4 dicembre nei seguenti orari: sabato  e domenica 10,30 – 12,30/16,30-18,30. Venerdì 2 dicembre: 16,30-18,30

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“Nuove Generazioni al Museo” https://www.artevarese.com/nuove-generazioni-al-museo/ https://www.artevarese.com/nuove-generazioni-al-museo/#respond Thu, 23 Jun 2022 10:14:03 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66201 Angera – Il Museo Archeologico è stato scelto come pilot per testare il progetto di innovazione digitale “Nuove Generazioni al Museo”. I bambini e le bambine diventeranno promotori delle ricchezze artistiche del territorio grazie ad un processo educativo innovativo e con il supporto dell’APP Artoo – L’arte raccontata ai bambini. Insieme a educatori, educatrici e […]

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Angera – Il Museo Archeologico è stato scelto come pilot per testare il progetto di innovazione digitale “Nuove Generazioni al Museo”. I bambini e le bambine diventeranno promotori delle ricchezze artistiche del territorio grazie ad un processo educativo innovativo e con il supporto dell’APP Artoo – L’arte raccontata ai bambini.

Insieme a educatori, educatrici e insegnanti, i bimbi saranno chiamati ad aiutare Artoo, un orso grande e grosso che vive nella soffitta del museo. Artoo ama l’arte e l’archeologia ma
è timido e curioso e sa che ad Angera esiste un Museo Diffuso a cielo aperto. A tal proposito, domenica 26 giugno chiederà aiuto ai bambini dai 4 agli 8 anni per scoprirlo nel corso di una passeggiata esperienziale, con una guida, lungo il Sentiero delle Erbe durante la quale si darà il benvenuto all’estate. Itinerario gratuito, prenotazione obbligatoria scrivendo a prenotazioniangera@gmail.com.

«L’anno scorso abbiamo partecipato alle fasi selettive del Bando Innovamusei promosso da Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e Unioncamere per favorire i partenariati di imprese che operano nei settori culturali e creativi con gli istituti museali riconosciuti da Regione Lombardia – spiega Valeria Baietti, Assessore alla Cultura di Angera -. E’ stata per noi l’occasione di avvicinarci al mondo delle startup e di avviare delle nuove progettualità dedicate all’accessibilità e all’inclusione». I primi a beneficiare del nuovo progetto saranno i bambini, dai 3 ai 5 anni, della Scuola dell’Infanzia “Vedani” di Angera, che ha aderito con entusiasmo alla proposta.

Quello di Artoo – L’arte raccontata dai bambini e dalle bambine è un ecosistema pedagogico, che unisce arte, gioco e digitale e crea una significativa connessione tra scuola, famiglie e museo. Con questo progetto si intende promuovere il ruolo sociale delle nuove generazioni grazie a un processo di avvicinamento alle opere d’arte e ai reperti archeologici appositamente pensato per i più piccoli e all’utilizzo di strumenti digitali in grado di raccogliere e diffondere le loro voci. I contributi raccolti porteranno alla creazione di inediti contenuti audio, fruibili all’interno del museo, costruiti grazie al contributo dei più piccoli.

L’avvicinamento al patrimonio previsto dal progetto “Nuove generazioni al museo” prevede inoltre la possibilità per i musei di digitalizzare le proprie opere e riprodurre specifici manufatti con stampe 3D che permetteranno l’accesso a nuovi tesori ad oggi non disponibili: sarà dunque l’occasione per realizzare delle riproduzioni 3D di importanti reperti angeresi che sono da tempo custoditi in altri Musei.

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Scatti di Meraviglia https://www.artevarese.com/scatti-di-meraviglia/ https://www.artevarese.com/scatti-di-meraviglia/#respond Thu, 02 Jun 2022 10:30:27 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65923 Leggiuno – Sono le opere dei fotografi Fadi A Thonet, Omar El Qattaa e Yazan S Abu Dawood, provenienti dalla Siria, dall’Iraq e dalla Striscia di Gaza, raccolte nella mostra “Scatti di Meraviglia” a narrare la vittoria della gioia sulla tragedia, della luce sulle tenebre della violenza, lanciando un potente segno di speranza. Domani (venerdì […]

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Leggiuno – Sono le opere dei fotografi Fadi A Thonet, Omar El Qattaa e Yazan S Abu Dawood, provenienti dalla Siria, dall’Iraq e dalla Striscia di Gaza, raccolte nella mostra “Scatti di Meraviglia” a narrare la vittoria della gioia sulla tragedia, della luce sulle tenebre della violenza, lanciando un potente segno di speranza.
Domani (venerdì 3 giugno), alle 19, apre al pubblico la prima mostra in programma all’Eremo di Santa Caterina del Sasso, realizzata in collaborazione con il Claun il Pimpa e l’Associazione “Per Far Sorridere il Cielo” onlus.

L’esposizione, ospitata all’interno di una saletta del convento meridionale, arriva all’Eremo di Leggiuno dopo aver viaggiato tra le scuole del territorio e non solo, per iniziativa e a cura della Società Patrimoniale della Provincia di Varese, con il patrocinio della Provincia di Varese e del Comune di Leggiuno.

L’iniziativa nasce dalla volontà di fornire, all’interno di un luogo in cui stupore e meraviglia, fede e pace dell’anima sono di casa, un ulteriore spunto per riflettere sul periodo storico buio e drammatico che da qualche mese anche l’Europa è tornata a vivere, partendo dal racconto della speranza vissuta in piccoli momenti di felicità.

Il percorso espositivo è accompagnato da poesie e pensieri di Marco Rodari – alias Claun il Pimpa, da anni impegnato in prima persona con la sua opera umanitaria nelle zone di guerra citate e non solo.

“Scatti di Meraviglia” sarà visitabile fino al 30 giugno nei seguenti orari: da lunedì a domenica 9.30-19.30. Ingresso riservato ai possessori del biglietto per la visita dell’Eremo di Santa Caterina del Sasso

L’Associazione promotrice della mostra è nata nel 2015 con lo scopo di regalare un sorriso a tutti i bambini, con particolare attenzione rivolta a quanti sono costretti a subire la guerra. L’obiettivo è prendersi cura di coloro che hanno subito traumi fisici e psichici in conseguenza di una guerra vissuta o che stanno ancora vivendo e, con ciò, la piccola ma emozionante mostra in oggetto nasce con l’idea di raccontare che anche nei luoghi scenari di terribili conflitti i più piccoli riescono a meravigliarsi e a sorridere, dando a queste due azioni un significato tutto nuovo e più intenso.

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Incontri d’Artista https://www.artevarese.com/incontri-dartista/ https://www.artevarese.com/incontri-dartista/#respond Wed, 15 Sep 2021 10:30:07 +0000 https://www.artevarese.com/?p=62579 Sesto Calende – Sarà Simonetta Ferrante ad aprire, sabato 18 settembre alle 15 nel parco in località Brivio, la Rassegna Incontri d’Artista. L’iniziativa, organizzata da Checchi Colori, storico colorificio gallaratese, intende avvicinare il pubblico all’arte e alle sue diverse espressioni attraverso il confronto diretto con gli artisti. La rassegna, al suo debutto, vede ospite del […]

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Sesto Calende – Sarà Simonetta Ferrante ad aprire, sabato 18 settembre alle 15 nel parco in località Brivio, la Rassegna Incontri d’Artista. L’iniziativa, organizzata da Checchi Colori, storico colorificio gallaratese, intende avvicinare il pubblico all’arte e alle sue diverse espressioni attraverso il confronto diretto con gli artisti.
La rassegna, al suo debutto, vede ospite del primo appuntamento, intitolato “Il segno tra acquarello, inchiostro e collage”, l’artista milanese Simonetta Ferrante (Milano, 1930) attiva nell’ambito della calligrafia espressiva che si racconterà attraverso un dialogo con la giornalista di Rete 55 Luisa Cozzi. Sarà dunque possibile conoscere la sua ricerca, ammirare alcune opere e scoprire le tecniche utilizzate nel corso della sua lunga carriera d’artista affermata nel panorama internazionale.

Simonetta Ferrante
Il suo percorso artistico si distingue per una straordinaria continuità che le ha permesso di attraversare la seconda metà del Novecento fino a tutto il primo ventennio del 2000 passando dalla professione di progettista grafico alla pittura, dalla calligrafia alla sperimentazione artistica. Un itinerario in cui si ritrovano costantemente forma, colore, segno scrittorio nella ricchezza di una produzione che conta varie tipologie: dal monotipo al marchio, dal manifesto al libro d’artista, al packaging, alla pittura. Artista poliedrica, ha saputo rendere il sentimento con lieve spiritualità, intrecciando parole e inventando segni grafici di grande effetto plastico; la tradizione a cui si riallaccia è quella dell’informale segnico. Il nucleo principale della suo lavoro è costituito da una raffinata ricerca calligrafica dove il segno è il vero e indiscusso protagonista, a partire dalle esperienze legate a una sorta di modello di scrittura e di alfabeto completamente sganciato dalla parola come significato per farne invece esplodere il valore di puro significante.

L’evoluzione di un colorificio
ChecchiColori – Belle arti rappresenta la storia e l’evoluzione di un colorificio che nasce nel 1935 a Gallarate e si trasforma diventando l’interprete d’eccellenza delle esigenze dell’epoca moderna. Oggi la proposta inerente ai corsi e alle belle arti si modifica, cresce con servizi tagliati su misura per ciascun allievo. ChecchiColori rappresenta un punto di aggregazione e scambio di idee per coloro che amano passare il proprio tempo in compagnia della sensibilità artistica insegnata e appresa. Quest’anno, in epoca post pandemica, vuole anche essere un punto d’interesse per gli artisti attraverso esposizioni e presentazioni in un confronto attivo sui temi dell’arte visuale.

L’appuntamento dunque è per sabato 18 settembre, alle 15 in Vicolo Brivio , 3 Località Brivio a Sesto Calende. Per partecipare è necessaria la prenotazione via mail a bellearti@checchicolori.it. Per informazioni; Martina t. 3331357446.

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Conoscere “I celti del fiume azzurro” https://www.artevarese.com/conoscere-i-celti-del-fiume-azzurro/ https://www.artevarese.com/conoscere-i-celti-del-fiume-azzurro/#respond Wed, 01 Sep 2021 08:00:48 +0000 https://www.artevarese.com/?p=62375 Sesto Calende – Fermate il mondo. Voglio scendere! Qualcuno si ricorderà questa celebre frase di Mafalda, personaggio dei fumetti creato dall’artista argentino Joaquín Salvador Lavado Tejón, noto come Quino, scomparso lo scorso 30 settembre. Prendiamo in prestito la frase e diamogli, in un certo senso, un altro significato. Nel contesto ci occorre per dare l’idea […]

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Sesto Calende – Fermate il mondo. Voglio scendere! Qualcuno si ricorderà questa celebre frase di Mafalda, personaggio dei fumetti creato dall’artista argentino Joaquín Salvador Lavado Tejón, noto come Quino, scomparso lo scorso 30 settembre. Prendiamo in prestito la frase e diamogli, in un certo senso, un altro significato. Nel contesto ci occorre per dare l’idea di “una sosta”, una pausa e lasciare il caos di questi tempi per tornare al passato. Un passato remoto, un salto di secoli, per ritrovarsi magari intorno alla fine del IX – inizio del V a.C. e curiosare tra le antiche civiltà.
Sono oltre un migliaio i reperti che al Museo Civico di Sesto Calende ci accompagnano alla scoperta delle principali vicende sulla storia di Golasecca in quegli anni. Una popolazione di stirpe celtica che, nel corso della prima età del Ferro, ha occupato stabilmente i territori del basso lago Maggiore, sulle sponde del fiume Ticino, per farne un presidio a controllo di questa importante via d’acqua utilizzata per il commercio tra nord e sud Europa, e che ha dato origine a una delle maggiori concentrazioni demografiche dell’ Italia settentrionale.
Visitando il Museo, tra le testimonianze di maggior rilevanza, si trova una breve iscrizione, tra le più antiche del nord-Italia, datata alla prima metà del VI sec. a. C. e il corredo di una principesca sepoltura femminile della fine del VI-inizi V sec. a.C. Non solo. E’ infatti possibile ammirare anche reperti di epoca gallica, romana e del vico Sexto, rappresentato dai contesti architettonici di S. Vincenzo e dell’abbazia di S. Donato, cenobio benedettino che ha restituito rari esempi lapidei di scultura carolingia (seconda metà VIII – prima metà IX secolo).
Una serie di pannelli didattici, supporti multimediali come audioguide e QRCode, accompagnano i visitatori in questo suggestivo viaggio nel quotidiano e nelle usanze di un antico popolo, nella storia, nelle origini di una parte del nostro territorio e nella cultura.

Una sezione dotata di materiali tattili e testo di commento in braille
è dedicata alle persone ipovedenti.

Nel corso dei mesi di settembre e ottobre, se le condizioni sanitarie lo permetteranno, il Museo ha in programma conferenze tematiche e la presentazione di Zixu (rivista biennale a cura del Civico Museo Archeologico), il quarto numero della collana di studi sulla cultura celtica di Golasecca.

Per informazioni, prenotazioni e visite guidate: contattare lo 0331.928160, oppure scrivere a  museo@comune.sesto-calende.va.it

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La lunga storia dei vetrai Sestesi https://www.artevarese.com/la-lunga-storia-dei-vetrai-sestesi/ https://www.artevarese.com/la-lunga-storia-dei-vetrai-sestesi/#respond Fri, 09 Apr 2021 14:04:51 +0000 https://www.artevarese.com/?p=60084 Circa l’Industria Vetraria quale attività imprenditoriale e cooperativa oltre che tradizione del Basso Verbano si è già segnalata la pubblicazione “La Vetreria Operaia Federale di Sesto Calende” edita da Pro Sesto Calende. Tra gli ultimi decenni dell’’800 fino agli anni ’90 del ‘900 esercivano “l’arte” del vetro realtà imprenditoriali nel Basso Verbano. In Sesto Calende […]

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Circa l’Industria Vetraria quale attività imprenditoriale e cooperativa oltre che tradizione del Basso Verbano si è già segnalata la pubblicazione “La Vetreria Operaia Federale di Sesto Calende” edita da Pro Sesto Calende. Tra gli ultimi decenni dell’’800 fino agli anni ’90 del ‘900 esercivano “l’arte” del vetro realtà imprenditoriali nel Basso Verbano. In Sesto Calende prima in località Sant’Anna poi, in forma cooperativa, nei pressi del centro con la V.O.F. Vetreria Operaia Federale attiva fino al 1996.  Una realtà in Sesto Calende che dopo la Siai Marchetti era l’industria più importante per storia e numero di addetti.

La formula cooperativa ad azionariato diffuso unitamente alle attività sindacali e mutuo soccorso, caratterizzarono una parte rilevante della classe lavoratrice residente animata da convinta solidarietà e orgoglio di appartenenza. Dalle antiche qualifiche che classificavano i lavoratori secondo le mansioni; Maestri, Grangarzoni e Leva vetri e in seguito Macchinisti e tecnici, i lavoratori furono animatori e partecipi di un costante adeguamento tecnologico funzionale alle esigenze di mercato. Dalla produzione di damigiane e bottiglie a quella di vasellame da conserva.

Cessata la produzione con definitiva chiusura dell’attività nel 1996 lo spirito di appartenenza alla tradizionale attività portò a rievocazioni e mostre documentarie fino alla costituzione, nel 2006, della “Associazione Amici Della V.O.F. Vetrerie Operaie Federate” per volontà di dieci ex dipendenti e storici affettivamente legati all’Attività Vetraria. Fra i fondatori, meritata menzione, va all’ex dipendente Mario Besozzi (1930 – 2011) che iniziò lavorare in V.O.F. nel 1946 distinguendosi, prima per l’impegno nel migliorare le gravose condizioni di lavoro poi, in qualità di sindacalista, abile e competente mediatore conciliatore di vertenze anche a livello nazionale; meritorio fu il suo impegno per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro. Il Besozzi con i soci dell’Associazione, ritenne doveroso promuovere e ricordare “La lunga storia dei vetrai Sestesi” con una pubblicazione specifica in cui storia dell’Industria Vetraria Italia e testimonianze di soci lavoratori assumessero pari importanza documentale.

La documentazione fotografica è di per sé esaustiva per l’evoluzione della produzione “a mano” (e a “fiato”) di damigiane e bottiglie, con il relativo indotto dell’impagliatura, fino ad una avanzata automazione nella produzione bicchieri e vasellame da conserva. Verbali, in parte trascritti, elenchi dei soci, registri d’anzianità e statuti di Cassa di assistenza e Fondo di solidarietà aziendale evidenziano la maturità professionale e sindacale delle maestranze di gran parte del ‘900. Un’Opera, fortemente voluta dalle Maestranze e particolarmente da Mario Besozzi purtroppo deceduto poco prima della pubblicazione.

“La lunga storia dei vetrai Sestesi” a cura di Giuseppe Musumeci e Luciano Paoli. Associazione “Amici della V.O.F. Vetrerie Operaie Federate pagg. 160 – Edizioni Marvan – Euro 16,00 – ISBN 978-88-87932-41-6

Mario Ferdeghini

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La chiesa di San Bernardino a Sesto Calende https://www.artevarese.com/la-chiesa-di-san-bernardino-a-sesto-calende/ https://www.artevarese.com/la-chiesa-di-san-bernardino-a-sesto-calende/#respond Fri, 12 Mar 2021 14:15:04 +0000 https://www.artevarese.com/?p=59768 Sesto Calende; Piazza Garibaldi. Per I sestesi, turisti “pendolari” e occasionali è il luogo d’incontro per elezione. Di forma pressoché triangolare, svincolo per le due vie più importanti del Paese, pardon Città, si trova a due passi dal Ticino e dalla magnifica Allea Viale Italia che anticipa la ben più lunga e riposante Alzaia Leandro […]

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Sesto Calende; Piazza Garibaldi. Per I sestesi, turisti “pendolari” e occasionali è il luogo d’incontro per elezione. Di forma pressoché triangolare, svincolo per le due vie più importanti del Paese, pardon Città, si trova a due passi dal Ticino e dalla magnifica Allea Viale Italia che anticipa la ben più lunga e riposante Alzaia Leandro Mattea. Questa Piazza è il “Luogo” delle occasionali quattro chiacchiere quanto dei lunghi “aperitivi” dei fine settimana, qui si indugia, si dileggia, s’incontrano Famiglie si compiono, o concordano, appuntamenti; per affari, amicizia, simpatia o sentimento. Pochi, appartenenti a quella generazione che coltiva memorie, tradizioni e dialetto e che va scomparendo, sanno che quell’area era, fino al 1905, in gran parte occupata dalla chiesa di San Bernardino.

Di proprietà comunale con facciata orientata ad Ovest risultava ingombrante per il traffico della statale del Sempione che dal 1882 attraversava il centro per giungere al nuovo Ponte di Ferro. Le aree dell’attuale assetto della Statale 33 erano occupate in gran parte occupate da prati bassi e lisci periodicamente invase dalle acque delle piene stagionali del Ticino. La chiesa di San Bernardino, patrono della Città, fu costruita nel 1456 in quanto la parrocchiale chiesa dell’Abbazia di San Donato risultava scomoda e “fuori mano” sia per i residenti sia per lavoratori e operatori del trasporto merci fluvio-lacuale che in Sesto aveva un centro di sbarco e smistamento verso il Ticino, il Naviglio Grande e Milano.

Sin dall’inizio la proprietà fu del Comune in quanto il campanile aveva anche usi civici per richiami di pubbliche necessità come, ad esempio, la convocazione del consiglio comunale. La gestione per l’uso religioso fu sempre retta da confraternite che, nel tempo, ebbero anche fra loro motivi di contesa. L’edificio fu oggetto di modifiche e riparazioni, specie al campanile, per cui già dal 1836 poi nel 1841 si accennò alla demolizione. Si aggiunsero diatribe su proprietà e diritti d’uso fino, nel 1870, alla “guerra della Chiave” del campanile assegnata al sagrestano che, ossequioso agli ordini della curia, creava difficoltà agli usi civici delle campane.

Evidenti ragioni di viabilità verso il Nuovo Ponte Ferro, creazione di Commissioni pubbliche e articolati accordi con la Curia portarono nel 1896 alla decisione dell’abbattimento con contemporaneo inizio della costruzione della nuova chiesa di San Bernardino in zona monte della Piazza. La demolizione fu completata nel 1905. Elso Varalli, una vita rimarcata da intenso e lungo impegno Pubblico, consigliere comunale, provinciale e Sindaco di sesto Calende dal 1980 al ’90, dipana la storia della chiesa con la minuzia dello storico e l’esperienza del politico in una dedicata pubblicazione della pro Sesto Calende in cui emergono, in dettaglio, vicende umane, difficoltà amministrative e resoconti contabili. Una piacevole lettura per Sestesi e turisti; una “chicca” per studiosi o curiosi di storia locale.

“SESTO CALENDE “La chiesa vecchia di S. Bernardino” di ELSO VARALLI Collana “Strettamente Sestese” edita da PRO SESTO CALENDE Euro 10 Pro Sesto Calende sito in Viale Italia (Allea) 0331923329

Mario Ferdeghini

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Due nuovi reperti al Museo Archeologico di Angera https://www.artevarese.com/due-nuovi-reperti-al-museo-archeologico-di-angera/ https://www.artevarese.com/due-nuovi-reperti-al-museo-archeologico-di-angera/#respond Tue, 02 Feb 2021 13:00:53 +0000 https://www.artevarese.com/?p=59338 Angera – Una nuova donazione impreziosisce il patrimonio del Museo Archeologico. Grazie a Vittorio Forni vengono infatti accolti due importanti reperti. Si tratta di una palla di bombarda antica, rinvenuta a fine ‘800 sulla riva del lago, a poca distanza dalle cave di pietra sotto la Rocca e una fotografia raffigurante il Gruppo d’Onore degli […]

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Angera – Una nuova donazione impreziosisce il patrimonio del Museo Archeologico. Grazie a Vittorio Forni vengono infatti accolti due importanti reperti. Si tratta di una palla di bombarda antica, rinvenuta a fine ‘800 sulla riva del lago, a poca distanza dalle cave di pietra sotto la Rocca e una fotografia raffigurante il Gruppo d’Onore degli Ex-Combattenti del Comune di Angera nella Prima Guerra Mondiale, in cui compare lo scopritore della palla di bombarda, Angelo Forni, padre di Vittorio, insignito di 4 medaglie al valore.

Il reperto entrerà in una nuova collezione dedicata e contribuirà a rinsaldare il racconto del legame tra due importanti poli culturali angeresi, il Civico Museo Archeologico e la Rocca, permettendo così la ricostruzione della storia familiare dei Forni della quale si ricorda anche Amalia (sorella di Vittorio) imprenditrice coraggiosa che nell’800 fondò un’importante azienda tessile (Società Anonima Maglificio Angerese), che diede lavoro per più di mezzo secolo a numerose donne della città.

“Dietro a ogni reperto si celano sempre fantastiche storie di persone che meritano di essere raccontate e valorizzate. – ha dichiarato in una nota Valeria Baietti, assessore alla Cultura – Siamo impegnati da ormai tanti anni nella salvaguardia del patrimonio materiale e immateriale angerese e siamo grati che la comunità sia parte attiva nei nostri progetti .

L’attività del Museo prosegue con successo. Lo scorso anno  si sono contate 120 visite guidate contingentate e aperture straordinarie serali; non sono mancati i laboratori didattici per i centri estivi, gli itinerari alla scoperta del Museo Diffuso a cui hanno partecipato quasi 400 persone. Numerose anche le campagne social di Public Archaeology che hanno tunuto alta l’attenzione dei cittadini sull’importanza del patrimonio culturale e della sua tutela. Tutt’oggi prosegue il lavoro di inventariazione e studio dei materiali custoditi nei depositi in previsione di nuovi allestimenti e mostre temporanee.

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