Scultura Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/scultura/ L'arte della provincia di Varese. Wed, 18 Oct 2023 15:46:44 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Scultura Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/arte/scultura/ 32 32 Sara Montani alla VII edizione di “Milano scultura” https://www.artevarese.com/sara-montani-alla-vii-edizione-di-milano-scultura/ https://www.artevarese.com/sara-montani-alla-vii-edizione-di-milano-scultura/#respond Wed, 18 Oct 2023 17:30:06 +0000 https://www.artevarese.com/?p=72132 Milano – La Fabbrica del Vapore presenta, dal 20 al 22 ottobre per la settima edizione di “Milano Scultura”, l’unica fiera italiana esclusivamente dedicata alle arti plastiche, “Sara Montani. Stand 33″. La rassegna ideata e organizzata da Ilaria Centola con la curatela di Valerio Dehò con inaugurazione venerdì, dalle 18 alle 21 presenta l’opera dell’artista […]

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Milano La Fabbrica del Vapore presenta, dal 20 al 22 ottobre per la settima edizione di “Milano Scultura”, l’unica fiera italiana esclusivamente dedicata alle arti plastiche, “Sara Montani. Stand 33″. La rassegna ideata e organizzata da Ilaria Centola con la curatela di Valerio Dehò con inaugurazione venerdì, dalle 18 alle 21 presenta l’opera dell’artista milanese la cui produzione abbraccia più linguaggi: dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all’incisione, alle installazioni e ai libri d’artista, impiegando materiali e tecniche varie.

Quindci le opere in mostra tra sculture in resina e lastre in metacrilato impresse e inchiostrate, che rappresentano tutte un solo tema, capi d’abbigliamento.

Precisa l’artista:”Un capo d’abbigliamento ha un significato culturale e sociale. Esso concentra la funzione pratica, legata alla vestibilità e al gusto dell’epoca, e quella simbolica, che identifica uno status sociale, civile e religioso. L’abito attesta l’evoluzione dal punto di vista antropologico/etnografico, documenta la trasformazione del costume, della moda, del consumo e, quale prodotto dell’industria tessile, anche il punto di vista socio/economico. E poi gioca con il concetto dell’indossare, non solo l’abbigliamento fisico, ma anche l’identità e il significato culturalmente associato agli abiti. Gli indumenti possiedono l’intento di salvaguardare stralci di vita, costumi passati, memorie di ciò che non ha più immagine, che è irraffigurabile, e consentono di recuperare tracce e memorie di vissuti, di tradizioni e costumi. Tutti i capi di abbigliamento mettono al centro l’Uomo, trattengono in modo effettivo, concreto, fisico la vita, l’intimità, il valore dell’esistenza. Il dar loro “nuova forma” mi cattura, l’invisibile dà senso al visibile, si incarna, si fa corpo, materia e segno.”

Orari al pubblico: sabato 21 dalle 11 alle 20; domenica 22 ottobre dalle 11 alle 19.

Cenni biografici

Sara Montani. Si è formata all’Accademia di Belle Arti di Brera con Tito B. Varisco e Guido Ballo, espone dal 1970 ed è stata invitata a prestigiose manifestazioni conseguendo diversi premi e segnalazioni. Sue opere figurano in collezioni e raccolte di enti pubblici e privati in Italia,e all’estero. Dal 2022 è membro del Consiglio Direttivo del Museo della Permanente di Milano.

 La rassegna

Con un parterre di circa 50 tra artisti e gallerie, la nuova edizione della kermesse da un lato rimarca la sua identità ibrida, tra fiera d’arte ed evento espositivo dallo spiccato profilo curatoriale, dall’altro affonda sempre più le sue radici nel capoluogo lombardo attraverso una serie di iniziative che rendono più stretto il rapporto con la città.

La rassegna, sotto la direzione di Ilaria Centola e con la curatela di Valerio Dehò, è organizzata con il patrocinio del Comune di Milano e si propone come hub culturale, non solo per artisti e gallerie (quindi per gli addetti ai lavori) ma anche per un pubblico più eterogeneo che può avvicinarsi alla scultura attraverso una manifestazione lontana dall’esclusività che spesso caratterizza il mondo artistico contemporaneo.

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La scultura di Tavernari torna in via Balduzzi https://www.artevarese.com/la-scultura-di-tavernari-torna-in-via-balduzzi/ https://www.artevarese.com/la-scultura-di-tavernari-torna-in-via-balduzzi/#respond Fri, 03 Feb 2023 11:00:03 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68970 Varese – La scultura-totem di Vittorio Tavernari, dopo il restauro è tornato a troneggiare in via Balduzzi. Ieri (2 febbraio) la presentazione alla presenza dell’assessore alla cultura Enzo Laforgia, del direttore dei Musei Civici Daniele Cassinelli e di Carla Tavernari. La scultura , lo scorso 22 maggio, era stata oggetto di atti vandalici e imbrattata […]

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Varese – La scultura-totem di Vittorio Tavernari, dopo il restauro è tornato a troneggiare in via Balduzzi. Ieri (2 febbraio) la presentazione alla presenza dell’assessore alla cultura Enzo Laforgia, del direttore dei Musei Civici Daniele Cassinelli e di Carla Tavernari. La scultura , lo scorso 22 maggio, era stata oggetto di atti vandalici e imbrattata con vernice.

«Oggi viene restituita alla collettività ha detto l’assessore Laforgia – un’opera di un artista internazionale che già da molti anni arreda e valorizza la nostra città e che questa Amministrazione ha voluto, nel minor tempo possibile, riportare al suo stato originario e curarne la manutenzione. Le opere a cielo aperto come questa costituiscono infatti la prima testimonianza visiva del patrimonio artistico della comunità locale di cui esprimono il fervore creativo. E’ per questo che devono essere sempre tutelate e valorizzate: per perpetrare il senso del bello e il valore estetico come parte integrante del pensare e dell’agire di una amministrazione cittadina».

Recentemente i figli di Tavernari, Carla e Giovanni, hanno donato al Comune alcune opere del padre, proprio per destinarle alla pubblica fruizione e al fine di arricchire il patrimonio artistico della città ed elevarne il prestigio. Quattro sculture tra quelle donate (Dormiente, Torso di Cristo, Torso femminile e Gioco di bimbi) erano già state concesse in comodato d’uso dagli eredi e da molti anni sono in dialogo con gli affreschi della musica al Castello di Masnago. Nuovo invece è il ciclo delle Quattro stagioni, opere in legno intagliato e dipinto, che a breve troveranno spazio nel nuovo allestimento del Museo d’arte moderna e contemporanea del Castello di Masnago.

L’opera di via Albuzzi fu collocata nel 1997 in occasione della grande mostra antologica dedicata all’artista al Castello di Masnago. Si tratta di una fusione in bronzo patinata eseguita in quell’anno dalla Fonderia Cubro di Novate Milanese individuata dalla Famiglia Tavernari e dallo scultore Paolo Borghi, noto artista di Malnate, tratta dal calco del Totem ligneo ancora attualmente esposto nel cortile interno ai Musei Civici del Castello di Masnago.

Il restauro

Gli interventi di recupero del monumento di  Tavernari sono state eseguite dal restauratore Marco Vallino di Solbiate con Cagno, precedute da una pulitura con detergenti neutri, fino all’asportazione totale della patina formatasi nel tempo di sporcizia e formazioni incrostanti di particolato. Il lavoro è stato effettuato su tutto il monumento oltre che sulle parti imbrattate. Sulla zona bronzea l’asportazione del graffito è stato eseguito con l’utilizzo di un mix di solventi, applicati tramite impacchi, idonei a non asportare le patine e i trattamenti originali e con l’ausilio di soluzioni gel. Infine, sulla zona bronzea, è stato applicato uno strato di protettivo dell’opera costituito da un mix di cere nobili. Per quanto invece riguarda la zona lapidea che costituisce il basamento della scultura, l’asportazione del graffito è stato eseguito con un leggero intervento meccanico tramite spazzoline per togliere la vernice superficiale a “secco”, poi con un’alternanza di solventi estrapolatori per asportare il più possibile il colore assorbito. A salvaguardia del basamento è stato applicato uno strato di antigraffito.

Vittorio Tavernari – cenni biografici

Tavernari asce a Milano nel 1919 ed è varesino d’adozione. Il padre, Giovanni, è pittore e restauratore. Inizia l’apprendistato presso l’atelier di Francesco Wildt dove stringe amicizia con Bruno Cassinari, Umberto Milani, Carmelo Cappello e Dal Forno. Amico di Morlotti, divide con lui un piccolo studio a Como, frequentando il gruppo degli “Astrattisti”. La passione per l’arte, nata in ambito familiare, si alimenta in quegli anni di sperimentazione con tecniche e materiali disparati, dalla pittura al disegno e all’incisione, fino alla lavorazione di gesso, cera, legno e pietra. Nel 1945 è fra gli artisti e critici fondatori della rivista “Numero” ed è tra i fondatori del manifesto “Oltre Guernica”. Le prime mostre personali sono a Milano alla Galleria del Camino (1948) e alla Galleria del Milione (1951) dove presenta le sue opere figurative. Dopo il periodo astratto (1948-1952), riprende a scolpire il ciclo delle “Maternità” cui si aggiungono quello delle “Pietà” e delle sculture filiformi. Nel 1959 comincia il ciclo dei “Torsi” che hanno per tema la figura femminile e nel 1962 i “Torsi di Cristo”. Nel 1961 la prima personale a Parigi. Nel 1964, dopo altre partecipazioni, ha una sala personale alla XXXII Biennale di Venezia, mentre nel 1967 Carlo Ludovico Ragghianti scheda la produzione grafica costituita di 750 tra disegni, tempere, schizzi. Nel 1968 inizia il ciclo dei “Cieli” e l’anno successivo quello degli “Amanti”. Nel 1973 la prestigiosa antologica al Museo Rodin di Parigi e, negli anni successivi, altre personali a Varese, Rimini, Prato, Chiasso, Torino, Lucca al Centro Ragghianti. Numerose le partecipazioni a mostre collettive in tutta Europa e in molti paesi extraeuropei. Le sue sculture sono presenti in importanti musei in Italia (Milano, Bologna, Roma, Palermo, Matera, Città del Vaticano) e all’estero (San Paolo del Brasile, New York, Bellinzona), alla collezione Guggenheim di Venezia proprietaria dell’opera il “Fiume” esposta a Villa Panza di Varese. Lo scultore muore a Varese nel 1987.

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Intimi segreti di Fabio Roncato https://www.artevarese.com/intimi-segreti-di-fabio-roncato/ https://www.artevarese.com/intimi-segreti-di-fabio-roncato/#respond Thu, 29 Dec 2022 09:04:21 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68516 Lodi – La natura impone i propri tempi e Fabio Roncato ne rispetta le cadenze percependo e facendo propri gli intimi segreti. Da tale attenzione ha preso corpo “Momentum” (Adda) installazione scultorea progettata appositamente per Lodi negli spazi di Platea Palazzo Galeano, Associazione culturale nata nel 2020 a Lodi dalla volontà di alcuni appassionati di […]

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Lodi – La natura impone i propri tempi e Fabio Roncato ne rispetta le cadenze percependo e facendo propri gli intimi segreti.
Da tale attenzione ha preso corpo “Momentum” (Adda) installazione scultorea progettata appositamente per Lodi negli spazi di Platea Palazzo Galeano, Associazione culturale nata nel 2020 a Lodi dalla volontà di alcuni appassionati di arte e architettura.

Il progetto espositivo a cura di Gaspare Luigi Marcone nasce dall’attenta indagine compiuta da Fabio Roncato (Rimini 1982, vive e lavora a Milano) sulle rive dell’Adda definito “il fiume lombardo per eccellenza” nel corso dello scorso anno sino alla primavera del 2022 e che ha visto la definitiva realizzazione nel mese di luglio.
Il compimento dell’opera si basa su un equilibrio tra estremi dettato dal delta termico tra la fusione di frammenti di cera naturale e l’acqua corrente del fiume.
Tale operazione porta all’immediata solidificazione della cera che assume forme fluide.
A questo punto la matrice in cera viene fusa in alluminio al fine di dare definitivo compimento a quella che diventerà l’opera finale.

Tutti i passaggi del lavoro di Roncato sono stati documentati fotograficamente quale diario delle distinte fasi della realizzazione del lavoro.
Momentum è un ciclo di pezzi unici” Afferma il curatore Gaspare Luigi Marcone “l’unicità di quel singolo attimo, o appunto, “momento”, dato dalla congiunzione tra l’energia della natura e l’atto artistico. Direttamente o indirettamente l’artista si confronta con i temi dell’essere umano e dunque della filosofia, della storia e dell’antropologia“.

Fabio Roncato – “Momentum (Adda)” – Lodi – Platea/Palazzo Galeano, Corso Umberto I, n. 50. Fino al 28 febbraio 2023. Orario: 24 ore su 24.

Mauro Bianchini

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Una mostra per la città… attraverso la città https://www.artevarese.com/una-mostra-per-la-citta-attraverso-la-citta/ https://www.artevarese.com/una-mostra-per-la-citta-attraverso-la-citta/#respond Wed, 20 Jul 2022 09:00:26 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66599 Monza – Diciannove gli artisti selezionati da Matteo Galbiati, curatore della mostra, per la seconda edizione M@D (Monza @rte Diffusa) il progetto di arte contemporanea promosso da LeoGalleries in collaborazione con il Comune e il team della LeoGalleries. Esposte sculture e installazioni collocate in differenti luoghi della città: dal centro storico alle periferie. Le opere […]

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Monza – Diciannove gli artisti selezionati da Matteo Galbiati, curatore della mostra, per la seconda edizione M@D (Monza @rte Diffusa) il progetto di arte contemporanea promosso da LeoGalleries in collaborazione con il Comune e il team della LeoGalleries. Esposte sculture e installazioni collocate in differenti luoghi della città: dal centro storico alle periferie.

Le opere dunque sono tornate ad abitare piazze e vie, chiese e giardini, diventando cornice ideale capace di stimolare e suscitare l’interesse e la curiosità dei passanti.
Nel corso dell’evento, che continuerà sino al 30 settembre,  LeoGalleries proporrà anche delle visite guidate; un tour alla scoperta degli angoli monzesi che accolgono le opere.

Per informazioni e prenotazioni scrivere a info@leogalleries.it o chiamare il numero 039-5960835. È disponibile anche il QRcode con l’elenco dei siti che compongono il tour, l’indirizzo esatto, il nome dell’artista e il titolo dell’opera.

Con questo evento, sottolineano gli organizzatori, si intende “far tornare a vivere quella naturale dimensione ambientale dei luoghi cittadini in cui incontrare la gente, proprio laddove le persone vivono quotidianamente: una mostra per la città, attraverso la città”.

Elenco degli artisti e delle location scelte.

MiMuMo
Vicolo Lambro 1
Luglio Fukushi Ito
Nello spazio e nel tempo / Acqua e Fuoco
Luglio/Agosto Daniela Novello Angolo di rotta
Agosto/Settembre Grazia Gabbini
Alvei

Giardini del Duomo
Piazzetta Maria Moro
Mariella Ghirardani Farfalla cilindro
Igor Grigoletto Geometrie 001 Geometrie 004

Villa Archinto Pennati
Via Frisi, 22 Alessandra Bonoli
Asensi (passare la notte)

Oasi di San Gerardino
Via San Gerardo dei Tintori, 18 Pieralberto Filippi
Sky people

LeoGalleries
Via De Gradi, 10
Cesare Galluzzo Nomadismi
Gianluca Quaglia
Un camaleonte e una mosca
Pino Lia
La dimora dei libri smarriti

Giardino privato
Via De Gradi ang. Via Visconti Nadia Galbiati
Angolo e luce

Parrocchia di San Biagio
Via Prina ang. Via Torneamento Alessio Barchitta
Supernova

Cappella Espiatoria (giardino)
Via Matteo da Campione, 7/a Stefi Ranghieri
Scappano le stelle

Cappella Espiatoria (interno)
Via Matteo da Campione, 7/a Nicolò Tomaini
Lo spettacolo domestico del volo di Guy Debord

Santuario Santa Maria delle Grazie
Via Montecassino, 18
Alberto Gianfreda Crolli
Daniela Nenciulescu Asaliah

Sottopasso di via Azzone Visconti
Riccardo Gaffuri Duel n.15
Emancipation & Submission Duel n.20
Artists vs Discrimination

Chiesa di San Francesco
Via Cederna, 21 Daniele Nitti Sotres Hortus Groove

Affissione pubblica (in vari luoghi della città)
Alessandro Alghisi Danza del Segno

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Vele. L’immutabilità della forma https://www.artevarese.com/vele-limmutabilita-della-forma/ https://www.artevarese.com/vele-limmutabilita-della-forma/#respond Mon, 04 Jul 2022 07:00:26 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66308 Laveno Mombello – Un’installazione monumentale dell’artista Francesco Faravelli integra la suggestiva scenografia del paesaggio lacustre spesso teatro di regate. L’opera, intitolata “Vele. L’immutabilità della forma” è collocata davanti alla sede della galleria Ottonovecento in Lungolago De Angeli. Gli elementi naturali, terra, aria, acqua, hanno ispirato l’artista, appassionato velista, a sintetizzare un campo di regata. I […]

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Laveno Mombello – Un’installazione monumentale dell’artista Francesco Faravelli integra la suggestiva scenografia del paesaggio lacustre spesso teatro di regate. L’opera, intitolata “Vele. L’immutabilità della forma” è collocata davanti alla sede della galleria Ottonovecento in Lungolago De Angeli.

Gli elementi naturali, terra, aria, acqua, hanno ispirato l’artista, appassionato velista, a sintetizzare un campo di regata. I tre elementi corrispondono alle tre punte del triangolo. La simbologia del ternario, ramificata in tutte le tradizioni, si riconduce all’unità primordiale, all’equilibrio originario.

La resistenza alle intemperie e la finitura stessa del ferro, materiale così tenace e durevole, simboleggiano la resistenza alle avversità della vita, la facoltà di orientarle in accordo col vento per farsi strada in un ambiente in constante mutazione.

In quest’opera Faravelli fonde folklore e mito in nuove strutture utilizzando strumenti e tecniche tradizionali per estrarre il contemporaneo.
L’installazione potrà essere ammirata sino al 31 ottobre.

Note biografiche
Francesco Faravelli è nato a Milano nel 1970 e ha avuto una formazione scolastica di tipo tecnico. Dopo anni di esperienza commerciale in grandi aziende si avvicina in modo casuale al mondo della ceramica.
Frequenta dapprima la bottega di un ceramista e scultore a Varese, poi si iscrive ad un corso annuale per ceramisti sponsorizzato dall’Unione Europea. Qui viene subito alla luce un particolare interesse per la tecnica Raku. Partecipa a diverse mostre e nel 2002 espone le sue opere presso lo stand B&B Italia al Salone del Mobile di Milano in collaborazione con Studio Collage.
Nello stesso anno, crea prima una collezione di gioielli per Dolce e Gabbana, e poi un progetto per l’Institute of Modern Design di Stoccolma.
Ha vinto il terzo premio al Mia, Mostra Internazionale Arredamento (Monza-2004) e nello stesso anno è stato selezionato per partecipare a una mostra d’arte collettiva di ceramisti Raku.
Nel 2004 spot TV e rassegna stampa con Le Fablier a Villaerba (CO).
Nel 2005 Mostra personale presso Pappafood – sede Mediaset (Cologno Monzese)
Nel 2005 incontra Paolo Guadalupi durante la creazione dello stand per Maison & Object a Parigi. Questo incontro portò ad una stretta collaborazione che dura ancora oggi e alla nascita di FG Art and Design.

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Il Palamede di Antonio Canova https://www.artevarese.com/il-palamede-di-antonio-canova/ https://www.artevarese.com/il-palamede-di-antonio-canova/#respond Wed, 18 May 2022 08:00:55 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65639 Tremezzina (CO) – E’ uno dei più grandi maestri di tutti i tempi, in grado di trasformare l’idea della scultura e la sua tecnica, di creare capolavori immortali, diventati popolari e riprodotti in tutto il mondo. In occasione del secondo centenario della morte di Antonio Canova (1757 – 1822), Villa Carlotta celebra l’eredità del maestro […]

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Tremezzina (CO) – E’ uno dei più grandi maestri di tutti i tempi, in grado di trasformare l’idea della scultura e la sua tecnica, di creare capolavori immortali, diventati popolari e riprodotti in tutto il mondo. In occasione del secondo centenario della morte di Antonio Canova (1757 – 1822), Villa Carlotta celebra l’eredità del maestro con la mostra dossier dedicata al Palamede alla quale seguiranno altre attività volte ad esplorare l’universo canoviano attraverso i capolavori custoditi nella Villa: dal Palamede al gesso originale della Musa Tersicore, fino alle copie antiche di Amore e Psiche e della Maddalena penitente.

“Il Palamede di Antonio Canova”, questo il titolo della mostra, ruota intorno all’opera simbolo di Villa Carlotta e intende invitare il pubblico a intraprendere un inedito percorso alla riscoperta dell’autore, attraverso il confronto tra le opere del museo e alcuni importanti prestiti, provenienti da collezioni pubbliche e private. Corteggiato dai potenti, idolatrato da collezionisti di mezza Europa, facoltosi viaggiatori che durante il Gran Tour passavano per la sua bottega romana, Canova seppe farsi interprete dell’ideale classico in opere di grande fascino e sorprendente modernità, in quell’epoca di grandi cambiamenti segnata dalla Rivoluzione francese e dal regime napoleonico.

La mostra si apre con un prestito d’eccezione, il “Ritratto di Giovanni Battista Sommariva” di Andrea Appiani proveniente dall’Accademia Carrara di Bergamo, e tra le opere esposte ci sono anche la raffinatissima edizione illustrata, stampata da Giambattista Bodoni, dell’opera di Gherardo De Rossi, “Scherzi poetici e pittorici”, che riporta la dedica di Vincenzo Monti “Al Sig. Conte Sommariva” e l’ “Opera Omnia” di Filostrato, pubblicata a Lipsia nel 1709, dalla quale Canova ha ricavato la storia dell’eroe. Si tratta di una testimonianza affascinante della passione collezionistica del bibliofilo Sommariva e dei suoi contatti con i circoli letterari dell’epoca, che ci suggeriscono la sua familiarità con quelle fonti letterarie dalle quali sono nate le sculture di Canova. In mostra anche la stampa dell’incisore Pietro Bettellini su disegno di Jean Baptiste Joseph Wicar che riproduce il Palamede di Canova, donata a Villa Carlotta proprio per questa importante occasione da Trippini Stampe antiche.

La fortuna della scultura è testimoniata dalla raffinata collezione di calchi in gesso, tratti da gemme incise, dalle incisioni, dalle fotografie d’epoca. La mostra si chiude con una serie di immagini del Palamede nella sua collocazione nel salone dei marmi, in uno nello spettacolare allestimento voluto dal Duca Giorgio II di Sassonia Meiningen che è stato mantenuto fino all’inizio degli anni Duemila, quando l’opera è stata allestita in una sala a lei interamente dedicata, tra due specchi, come l’aveva voluta il suo antico proprietario.

E’ possibile approfondire la mostra e l’opera dell’artista attraverso la visita guidata intitolata “Canova all’opera”, in programma sabato 28 maggio alle 15 (prenotazione dal sito tramite il servizio di biglietteria online LINK. La visita alla mostra è compresa nel biglietto d’ingresso
L’esposizione rimarrà in calendario sino al 5 giugno con i seguenti orari: lunedì – domenica  10 – 19 . Informazioni e biglietti: www.villacarlotta.it

 

 

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“La narrazione degli oggetti quotidiani” di Pisani https://www.artevarese.com/la-narrazione-degli-oggetti-quotidiani-di-pisani/ https://www.artevarese.com/la-narrazione-degli-oggetti-quotidiani-di-pisani/#respond Tue, 17 May 2022 08:00:35 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65634 Gemonio – Il legno è protagonista nella sua opera dal quale, tra le calde venature, i contrasti improvvisi dei noduli prende forma il sentire dell’artista: lo sculore Agostino Pisani. A lui è dedicata la mostra in corso al Museo Bodini dal titolo “La narrazione degli oggetti quotidiani”. L’esposizione continua il dialogo ideale con le opere […]

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Gemonio – Il legno è protagonista nella sua opera dal quale, tra le calde venature, i contrasti improvvisi dei noduli prende forma il sentire dell’artista: lo sculore Agostino Pisani. A lui è dedicata la mostra in corso al Museo Bodini dal titolo “La narrazione degli oggetti quotidiani”.

L’esposizione continua il dialogo ideale con le opere di Floriano Bodini, sulle sponde di un “raccontare” scultoreo fortemente espressivo dei due artisti, sul filo della loro figuralità segnata inesorabilmente dall’esistere: «Tracce di memoria in un ermetismo allusivo, un diario forte e poetico insieme. Interiorità ed espressionismo, mai di retorica. Dalle mani sapienti di Agostino Pisani la materia (il prediletto legno, cirmolo, ulivo, balsa) si articola in un immaginario visivo folto di segni e rimandi, per un aggregarsi di elementi in vicende prese dal vivere quotidiano», scrive la curatrice Fabrizia Buzio Negri.

La mostra prende vita dai segni struggenti di una segreta biografia: le sculture si caricano di sguardi interiori che evocano precarietà. Sono sintesi e racconto insieme. Una ricerca esistenziale che suscita, fin dagli esordi, l’attenzione del critico Mario De Micheli, a sottolineare, tra l’altro, le partecipazioni di Pisani nel ’60 a Milano nelle importanti mostre del Gruppo Azimuth, assieme all’amico Piero Manzoni, fino alla grande Antologica alla Galleria d’Arte Moderna di Gallarate con una quarantina di opere, curata nel 2001 da Fabrizia Buzio Negri che ne ha redatto l’importante monografia.La forte rilevanza dello scultore nel panorama artistico italiano è sottolineata dal capitolo Il mondo quotidiano di Pisani, a lui dedicato da Mario De Micheli nel volume Storia dell’Arte in Italia: la Scultura del Novecento (Ed. UTET, 1981).

Il percorso espositivo vede opere-simbolo come il grande Monumento equestre del 1973, indivisibile blocco uomo-animale-oggetto; La dote, 1977, si esalta in una poetica di antiche memorie domestiche. Il procedere evocativo della sua scultura trova conferme negli Anni Novanta, nella installazione Oltremare, pavimento non praticabile a intarsi, realizzato con piastrelle in legno, frutto di una sapienza esecutiva unica.

Il fascino della carta stampata torna prepotente in un ritrovarsi intellettuale con gli autori della contemporaneità. Biografie e storie – scritte e scolpite – recuperano il senso della “citazione” con spunti inventivi per Recensioni reciproche. Come il lungo appassionato confronto con l’arte di Pisani, vergata dal poeta Giovanni Raboni e come la poesia scritta per l’artista da Alda Merini.

In giorni recenti, l’affascinante libro d’artista “Didascalie” è stato creato da Pisani come originale invenzione poetico-pittorica dello scultore: un libro che sfugge ad ogni tentativo di catalogazione.

La mostra rimarrà in calendario sino al 5 giugno ed è visitabile nei giorni di sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.

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“Il Rosario di Fibonacci”, opera di Giorgio Piccaia a Erba https://www.artevarese.com/il-rosario-di-fibonacci-opera-di-giorgio-piccaia-a-erba/ https://www.artevarese.com/il-rosario-di-fibonacci-opera-di-giorgio-piccaia-a-erba/#respond Mon, 28 Mar 2022 12:00:59 +0000 https://www.artevarese.com/?p=64929 Erba – L’opera “Il Rosario di Fibonacci” realizzata da Giorgio Piccaia, esposta prima al Battistero di Velate a Varese (Piccaia, omaggio a Fibonacci, novembre 2021) e poi al Battistero di Agrate Conturbia (Piccaia, omaggio alla Natura, dicembre 2021/febbraio 2022), ha ora trovato sede  nel cortile del Comune, centro attivo, ricco di storia e di cultura. […]

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Erba – L’opera “Il Rosario di Fibonacci” realizzata da Giorgio Piccaia, esposta prima al Battistero di Velate a Varese (Piccaia, omaggio a Fibonacci, novembre 2021) e poi al Battistero di Agrate Conturbia (Piccaia, omaggio alla Natura, dicembre 2021/febbraio 2022), ha ora trovato sede  nel cortile del Comune, centro attivo, ricco di storia e di cultura.
L’opera, inserita nella collezione di Alessandro Chiappini e Franco Giorcelli, rimarrà esposta nel patio interno di Villa Majnoni per i prossimi vent’anni come da accordi tra i proprietari e l’amministrazione comunale.

La scultura è composta da un gomitolo di 55 centimetri di diametro, in corda di nylon arancio e corda di cotone annodate seguendo la sequenza di Fibonacci, nella quale ogni numero è uguale alla somma dei due precedenti. Il gomitolo a sua volta è inserito in un cubo di 89 centimetri per lato. Delle sei facce del cubo, 4 sono dipinte in acrilico con i numeri di Fibonacci, e le due restanti (sopra e sotto) con il numero zero. In quest’opera la sacralità del rosario si fonde con la corda annodata secondo la sequenza, che riporta la proporzione “divina” della sezione aurea, frequente in natura e ripresa nell’ambito delle arti quale canone di armonia estetica. Tutto può essere interpretato numericamente: dall’architettura delle conchiglie, dalle proporzioni auree dei templi classici, alle raffigurazioni pittoriche. Il Numero per Fibonacci rispetta la Totalità, di cui è intessuta armonicamente l’essenza del cosmo, della natura e dell’essere umano.

Il mio lavoro artistico è un rituale, – ha spiegato l’artista – è recupero della memoria; utilizzo i numeri della sequenza come via per arrivare alla proporzione divina interiore e all’essenza della conoscenza. I numeri, come segni, nella loro perfezione non sono riscontrabili nella Natura. Sono nel processo di reminiscenza della forza vitale che molti chiamano anima in cui sono sempre stati presenti. Sono Natura e sono parte di ogni cosa”.
E riallacciandosi alla situazione attuale, Piccaia ha poi aggiunto: “Oggi il bombardamento di numeri legato alla pandemia, alla violenza e alle guerre è una realtà; riconoscere i simboli è superare il caos, è arrivare alla Totalità della Natura, è formazione del Cosmo“.

L’arte di Giorgio Piccaia, da sempre imperniata sulla capacità di dare forma, volume e colore a una visione del mondo, non poteva rimanere indifferente a ciò che ha coinvolto l’umanità, la totalità. Gli effetti della pandemia sull’uomo infatti hanno dato vita a una diversa visione del mondo. Gli artisti, forse più di altri, hanno sentito e vissuto questo “cambiamento” come dimostra il nuovo sguardo nella loro ricerca e ancor più nell’espressione interpretativa di una nuova realtà.

Tempo di pensiero, tempo di studio, tempo di lavoro per Piccaia che non ha mai smesso di impiegare le forze fisiche e della mente sul progetto della Natura: Dio è la natura e la natura è divina, invitando a considerare la stessa in accordo con la concezione panteistica di Baruch Spinoza e di altri due grandi personaggi dell’alto medioevo (in realtà senza tempo): Leonardo Pisano detto Fibonacci e San Francesco d’Assisi che, entrambi hanno avuto un effetto o un riflesso nel pensiero dell’uomo e del suo rapporto con la Natura che è creazione di Dio.

L’opera sarà visibile all’ingresso di Piazza Prepositurale. Inquadrando il QRcode, presente sulla targhetta dell’opera, sarà possibile leggere la biografia dell’artista, il comunicato stampa e le recensioni di critici d’arte e curatori.

 

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Torri Cotte. Posti unici per leggere e guardare lontano https://www.artevarese.com/torri-cotte-posti-unici-per-leggere-e-guardare-lontano/ https://www.artevarese.com/torri-cotte-posti-unici-per-leggere-e-guardare-lontano/#respond Sun, 27 Mar 2022 08:00:28 +0000 https://www.artevarese.com/?p=64908 Milano – Partendo da schizzi e disegni, l’artista Santiago Miranda dà vita alle “Torri Cotte”, opere interamente realizzate a mano, secondo le tecniche tradizionali della ceramica che dal 30 marzo si possono ammirare negli spazi espositivi ADI Design Museum. Le Torri Cotte nascono come modelli per costruzioni singole, che invitano al pensiero e alla prudenza […]

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Milano – Partendo da schizzi e disegni, l’artista Santiago Miranda dà vita alle “Torri Cotte”, opere interamente realizzate a mano, secondo le tecniche tradizionali della ceramica che dal 30 marzo si possono ammirare negli spazi espositivi ADI Design Museum.
Le Torri Cotte nascono come modelli per costruzioni singole, che invitano al pensiero e alla prudenza ma allo stesso tempo spronano all’avventura. Nove famiglie o tipologie di torri concepite, create e costruite come un insieme di pezzi unici, tutti diversi fra loro, costruiti combinando per ogni gruppo un ridotto numero di elementi in ceramica, come mattoni vuoti all’interno, saldati dalla cottura in configurazioni sempre differenti.
Pensate e progettate singolarmente come modelli di luoghi per l’osservazione e la lettura, le Torri Cotte sono in debito sia con architetture realmente esistenti, come il minareto di Samarra o la chiesa di Grundtvig a Copenaghen, sia come luoghi di finzione letteraria, quali la torre prigione di Sigismondo in La vita è sogno o la torre senza scale della fiaba di Raperonzolo.
L’esposizione, allestita nel suggestivo spazio di archeologia industriale al piano interrato di ADI Design Museum, presenta le bianche torri in ceramica  che, a seconda della loro disposizione nell’ambiente, creano un dialogo concettuale con i grandi disegni dello stesso soggetto, per poi andare a comporre un paesaggio condiviso di storie e narrazioni.

Una seconda tappa della mostra, intitolata “La Città delle Torri Cotte alla Ghiacciaia”, si aprirà dalla fine di aprile all’interno della Biblioteca di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, con un allestimento site-specific che ridisegna i rapporti fra le torri e lo spazio monumentale che le ospita.

L’inaugurazione della mostra, a cura di Sara Rizzo, è fissata per mercoledì 30 Marzo alle 18 nella sede di Piazza Compasso d’Oro (ingressi da via Ceresio 7, via Bramante 42, piazzale Cimitero Monumentale)

Note biografiche
Santiago Miranda dopo aver completato gli studi a Siviglia, nel 1971 si trasferisce a Milano dove cinque anni più tardi fonda King & Miranda Design con Perry A. King. Nel 1989 riceve il Premio Nazionale di Design in Spagna e, nel 1995, il Premio Andalusia di Design. Parallelamente alla sua attività professionale, esplora con ceramiche, video, disegni, testi e fotografie, altre forme del narrare.

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Vedo Rosso https://www.artevarese.com/vedo-rosso/ https://www.artevarese.com/vedo-rosso/#respond Wed, 23 Mar 2022 11:30:13 +0000 https://www.artevarese.com/?p=64858 Lugano – Una collettiva che mette in dialogo i lavori di trentacinque artisti di generazioni, nazionalità e culture differenti in un percorso immersivo, che indaga il tema del rosso nella sua varietà di significati e qualità espressive. La mostra, dal titolo Vedo Rosso, è in apertura, da sabato 26 marzo nella sede della Collezione Giancarlo […]

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Lugano – Una collettiva che mette in dialogo i lavori di trentacinque artisti di generazioni, nazionalità e culture differenti in un percorso immersivo, che indaga il tema del rosso nella sua varietà di significati e qualità espressive.
La mostra, dal titolo Vedo Rosso, è in apertura, da sabato 26 marzo nella sede della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lungolago Riva Caccia.
Esposte trentanove opere tra dipinti, fotografie, sculture e installazioni dove l’universo simbolico del colore rosso viene esplorato, indagato e interpretato.

Una selezione di opere della Collezione Olgiati, principalmente dagli anni Sessanta a oggi, di cui molte presentate per la prima volta in questa occasione per proporre un confronto tra artisti e artiste fra loro distanti cronologicamente e stilisticamente. Un’originale indagine sulla valenza simbolica del rosso, articolata secondo associazioni visive e semantiche solo in parte fedeli alla cronologia e alle distinzioni storiografiche.

Il percorso espositivo si apre con una riflessione sul colore rosso in termini metafisici. I calchi in gesso dipinti di Claudio Parmiggiani, accostati a quadri di due protagonisti della Transavanguardia italiana, Mimmo Paladino e Francesco Clemente, accolgono il visitatore coinvolgendolo in un’atmosfera di enigmatica sospensione ed evocando un arcano simbolismo che attinge a iconografie del passato, talvolta intessute di memorie personali.

Nella simbologia del rosso si coglie anche il rapporto con la velocità: l’esuberanza del colore si accompagna all’iconografia dell’automobile in una varietà di opere che spaziano da un collage di carte colorate del 1929 del futurista Fortunato Depero, a un significativo esempio dei più recenti quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto, fino a un omaggio allo scultore Jimmie Durham, recentemente scomparso, insignito del Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2019.

Segue un capitolo dedicato a uno tra i nuclei fondanti della Collezione Olgiati, il Nouveau Réalisme con i francesi Arman e Martial Raysse che esaltano il potere attrattivo del rosso per celebrare gli oggetti della quotidianità elevandoli a nuova materia artistica. E ancora l’uso di questo colore contraddistingue le ricerche degli astrattisti italiani Ettore Colla e Piero Dorazio; se questi ultimi ricorrono alla riduzione del colore alla sua funzione espressiva più “semplice, perentoria e incisiva”, gli originali collages dell’americano Conrad Marca-Relli e le celebri impronte di pennello del ticinese Niele Toroni costituiscono ulteriori indagini sul colore rosso secondo personalissimi codici astratti.
Nell’ambito della mostra, uno spazio è dedicato a un nucleo di tre opere dell’anglo-indiano Anish Kapoor, che trasporta nella dimensione esistenziale e filosofica del rosso attraverso l’immagine poetica del “fiore”. La scultura “1000 Names”, del 1982, è interamente ricoperta di pigmento puro, sostanza viva che diviene essenza stessa dell’atto creativo.

Il percorso continua accompagnando i visitatori davanti a un monocromo rosso del 1956 di Yves Klein (tra gli esponenti di maggior rilievo del Nouveau Réalisme) che contraddistingue l’intera ricerca creativa dell’artista, nella tensione verso l’immaterialità del vuoto. Uno spazio immateriale, cosmico e spirituale viene evocato anche nelle superfici monocrome costellate di buchi di Lucio Fontana. Il suo Concetto spaziale (Teatrino), 1965, viene qui presentato in relazione ad altre due importanti opere del XX secolo, un autoritratto del 1969 di Gino De Dominicis e un Igloo del 1988, di Mario Merz, in un dialogo ideale sul tema dell’immortalità dell’opera d’arte, nonché sulla dialettica tra individuo e universo. Segue un omaggio all’arte concettuale di Giulio Paolini, presente in mostra con un iconico collage del 1969, dove la scelta del rosso è del tutto arbitraria e subordinata alla riflessione sullo spazio della rappresentazione.
Nelle opere di Tano Festa e Mario Schifano, protagonisti della scena artistica romana dei primi anni Sessanta, il rosso convive con la sperimentazione pittorica e l’indagine consapevole sul linguaggio dell’arte. Di Schifano viene esposto l’imponente paesaggio intitolato Palma, 1973, che attiva una sorprendente corrispondenza con il cielo infuocato di rosso del dipinto Aurora boreale, 1938, di Luigi Russolo.

L’ultima sezione della mostra presenta opere della stretta contemporaneità. Qui il rosso è associato a temi di stringente attualità. Attraverso sculture ispirate al colore e alla forma delle gocce di sangue, l’italiana Chiara Dynys e la palestinese Mona Hatoum, pur con accezioni e modalità diverse, alludono metaforicamente a tematiche quali la fragilità umana, l’oppressione e la marginalità della condizione femminile, mentre gli americani Kelley Walker e Wade Guyton, protagonisti della scena New Pop, offrono uno sguardo altrettanto profondo sulla simbologia del rosso come rappresentazione ed evocazione della violenza fisica o psicologica.
La mostra rimarrà in calendario sino al 12 giugno e sarà visitabile da venerdì a domenica dalle 11 alle 18.

Artisti e artiste in mostra:

Arman (Nizza, 1928 – New York, 2005) / Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994) / Francesco Clemente (Napoli, 1952) / Ettore Colla (Parma, 1896 – Roma, 1968) / Gino De Dominicis (Ancona, 1947 – Roma, 1998) / Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960) / Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005) / Jimmie Durham (Houston, 1940 – Berlino, 2021) / Chiara Dynys (Mantova, 1958) / Tano Festa(Roma, 1938-1988) / Lucio Fontana (Rosario, Santa Fé, 1899 – Comabbio, 1968) / Marco Gastini (Torino, 1938-2018) / Wade Guyton (Hammond, 1972) / Mona Hatoum (Beirut, 1952) / Anish Kapoor (Bombay, 1954) / Yves Klein (Nizza, 1928 – Parigi, 1962) / Conrad Marca-Relli (Boston, 1913 – Parma, 2000) / Mario Merz (Milano, 1925-2003) / Gabriel Orozco (Xalapa, 1962) / Mimmo Paladino (Paduli, 1948) / Giulio Paolini (Genova, 1940) / Claudio Parmiggiani (Luzzara, 1943) / Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) / Walid Raad (Chbanieh, 1967) / Martial Raysse (Golfe Juan, 1936) / Sterling Ruby (Bitburg, 1972) / Ed Ruscha (Omaha, 1937) / Luigi Russolo (Portogruaro, 1885 – Cerro di Laveno, 1947) / Salvatore Scarpitta(New York, 1919-2007) / Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma, 1998) / Sacha Sosno (Marsiglia, 1937 – Monaco, 2013) / Wolfgang Tillmans (Remscheid, 1968) / Niele Toroni (Muralto, 1937) / Kelley Walker(Columbus, 1969) / Aaron Young (San Francisco, 1972)

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