Il colore per me è come un delirio, a cura di Serena ContiniIl colore per me è come un delirio,
a cura di Serena Contini

Un piccolo, autentico capolavoro di critica d'arte. Un puntuale lavoro di ricerca sulle fonti scritte e un'intensa collazione filologica. Così forse si può definire il volume di Serena Contini: "Il colore per me è come un delirio. Carteggi di Innocente Salvini con Siro Penagini e con Emilio Zanzi", edito per i tipi Alberto Libraio Editore (244 pp., 29,00 Euro). "Si tratta di un lavoro di critica sui carteggi del pittore nato a Cocquio Trevisago nel 1889 – spiega l'autrice – che dura da oltre un anno. Scoprire un artista attraverso la sua corrispondenza ha il pregio di restituire un'immagine fragrante della realtà, il botta e risposta sincero e autentico tra il pittore e i suoi interlocutori".

"Il corpus epistolare di Salvini con Siro Penagini si compone di 57 unità fra lettere, cartoline e biglietti postali, compresi tra il dicembre 1917 e il 21 aprile 1952. Le lettere con Emilio Zanzi, invece, sono 70. Molti sono i dati inediti emersi e, in generale, la figura complessiva di Innocente Salvini – come uomo e come pittore – esce con tante carattersitiche inedite, profondamente comprese e fuori dai soliti stereotipi".

In cerca delle carte – "Gli archivi che ho consultato –

Innocente Salvini nel suo studioInnocente Salvini nel suo studio

precisa Serena Contini – sono principalmente tre: quello di Innocente Salvini, custodito presso il Museo a lui dedicato, allestito alla casa natale e recentemente inventariato; l'archivio Penagini conservato dal figlio Gianni e dal nipote Roberto. L'archivio Zanzi, invece, è stato purtroppo distrutto per volontà di un erede: le poche lettere di Salvini sopravvissute sono quelle consegnate al pittore da Lina Zanzi, sorella di Emilio".

I due carteggi sono stati ricostruiti alternando, secondo una precisa sequenza cronologica, le lettere ricevute da Salvini con quelle da lui spedite ai suoi destinatari, anche nel caso di lettere non datate. Inedite anche molte delle fotografie intercalate al testo, così come il ricchissimo apparato di note, la bibliografia specifica e di riferimento e la ricostruzione cronologica delle mostre personali e collettive desunte dalla consultazione della corposa messe di cataloghi, quotidiani e riviste d'arte.

Il mulino del Museo SalviniIl mulino del Museo Salvini

"Dirò subito che l'impegno con cui Serena Contini ha proposto il dialogo epistolare fra Salvini e il maestro riconosciutosi e suo collega Penagini, e fra Salvini e un proprio critico quale Zanzi mi sembra che rappresenti un piccolo capolavoro di cura filologica, sia nella trascrizione dei testi, sia e soprattutto nella loro puntualissima e assai estensiva, quasi cavillosa, ma informatissima annotazione. Che non solo introduce e colloca i testi epistolari esplicandone tutti gli anche più particolari e persino privati riferimenti, ma ne colloca i più significativi in un contesto subito assai più ampio, così da contribuire di fatto a una ricostruzione di situazioni di vita artistica, eventi espositivi ed editoriali, momenti di riflessione critica, dei decenni attraversati". È Enrico Crispolti a firmare la prefazione del volume della Contini.

Dal locale al panorama generale – E l'autore dell'indimenticabile manuale "Come studiare l'arte contemporanea", dedicato agli allievi della Scuola di Specializzazione in Storia dell'Arte, precisa: "Credo molto all'importanza degli epistolari, fra quelli che ho chiamato "documenti indiretti", fra quanti sono a disposizione del critico e dello storico dell'arte. (…) "Documenti indiretti", complementari e in certa misura persino surrogatori, di contro ai "documenti diretti", imprescindibili e che sono invece naturalmente le opere. "Documenti indiretti" di fondamentale ausilio per ricostruire e comprendere le intenzioni di un artista, per leggerne e situarne storicamente le opere".