L'opera di PelliniL'opera di Pellini

La piccola scultura bronzea, come testimonia anche l'iscrizione in rilievo del basamento, raffigura l'allegoria della Carità: una figura femminile, coperta da un lungo mantello, che accudisce tre bambini.
L'opera, pubblicata per la prima volta a seguito della catalogazione SIRBEC dedicata al patrimonio storico-artistico dell'Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese, dimostra un indubbio valore storico oltre che artistico. Essa infatti riprende in chiave contemporanea l'antico logo dell'Azienda Sanitaria varesina.

Sebbene la firma incisa sia abbreviata nella forma "E. Pellini" e sia quindi problematico distinguere tra Eugenio Pellini ed il figlio Eros, certe caratteristiche esecutive fanno decisamente propendere per l'accostamento alla produzione del primo. Partecipe del clima della Scapigliatura, Eugenio Pellini risulta nel 1884 allievo di Ambrogio Borghi a Brera per il corso di scultura.
A questi anni risale l'incontro con l'opera di Medardo Rosso e Auguste Rodin, dai quali il nostro desume i contorni frastagliati, l'immediatezza anticelebrativa del modellato, tutte caratteristiche che sono presenti anche nell'opera del nosocomio varesino che pare lavorato di "pollice e stecca".

Il gusto quasi bozzettistico è tipico di molte sculture del Pellini quali: il Fanciullo di Nazareth (1891), Cesto d'uva (1893) e, tra le prime importanti commissioni per sculture monumentali L'angelo del dolore per la tomba Macario (1894), Cristo nel Getsemani per la tomba Lardera (1895). Le caratteristiche sopraccitate suggeriscono di avvicinare l'opera ad un torno di anni compreso nel primo quarto del XX secolo.

La scultura di FrattiniLa scultura di Frattini

Sintetico, abbreviato, quasi minimalista, ma riscaldato da un profondo afflato. Così si presenta il rilievo in marmo di Angelo Frattini.
Firmata in basso a destra, l'opera dimostra un tratto deciso e insieme essenziale, tradizionale e parimenti moderno.

Ci piace riportare a questo punto un estratto firmato da Piero Chiara nel 1966: "Angelo Frattini è un artista e un uomo della provincia. Nel senso che non si è mai legato o fuso con correnti o gruppi dalle complicate dichiarazioni programmatiche, dietro le quali sta solitamente una scarsa operosità e un abbondanza verbale che viene sempre propinata come una nuova teoretica. Frattini ha lavorato molto, da solo e in silenzio, per carattere e per necessità, ma senza estraniarsi alla vicenda artistica, o meglio estetica, del nostro tempo, nella quale ha sostenuto con vigore la parte di chi cammina prudentemente, senza salti in avanti o di fianco e senza valersi dei veicoli di passaggio, cioè senza farsi trasportare dal carro rumoroso della moda che nel tempo del suo operare ha cambiato tante volte cavallo. Rimproverargli un difetto di aggiornamento è quindi fargli una lode, riconoscere la sua coerenza e onestà, la sua modestia. Egli si distingue proprio per una netta incapacità di assumere un tono che non è suo, che non ha sentito venire dal profondo della sua semplice natura. La sua insistenza quasi caparbia sui temi e sulle forme che furono il primo ed unico decisivo acquisto della sua mente, non è segno di supina accettazione del mestiere, nel suo caso eccellentissimo, ma di profonda sincerità".