Ferdinando LucioniFerdinando Lucioni

Ferdinando Lucioni, facciamo subito un bilancio dell'Associazione?
"Il suo scopo primario, l'Associazione, l'ha raggiunto. La chiesa di fatto è già diventata di proprietà dell'ospedale. L'idea nacque, nel 2004, in occasione del mio pensionamento, quando parlando con l'allora direttore amministrativo, Mauro Carugi, si è pensato alla situazione dell'Ospedale di Tradate, unico nella Provincia, a non avere una chiesa ufficialmente riconosciuta. Dopo il crollo dell'antica chiesa, l'ospedale aveva ricavato da alcuni locali di magazzino una piccola cappella, che doveva essere temporanea, ma che poi diventò definitiva. L'idea è stata quella di realizzare una nuova chiesa, con un'azione conveniente sotto l'aspetto di dono pubblico alla città, che partisse dal basso, un dono dei cittadini tradatesi ai malati e in un certo senso a tutti. L'Associazione è nata con questo scopo: riunire le associazioni di volontariato per sostenere l'impegno. Si è raccolto qualcosa come cinquecentomila euro ma soprattutto si è potuto fare affidamento all'impegno volontario di diversi professionisti, a cominciare dai due architetti, Tea e Guglielmo Giani".

La Chiesa dell'Ospedale è stata completata dal punto di vista dell'arredo artistico?
"Oltre alla Madonnina posta all'ingresso è stata recuperata una Via Crucis realizzata in legno, appartenente alla prima chiesa dell'ospedale andata distrutta, ora esposta in quella nuova. Attualmente il pittore Aldo Parmigiani sta lavorando per un omaggio di una sua opera, che sarà la Via Crucis futura. Sarà collocata lungo il corridoio verso la sacrestia, sui muri e sui pilastri degli archi. Sarà pronta, probabilmente, nella primavera del 2009: ne ha fatte tre o quattro versioni, dovremo decidere la più adatta. Sono state messe le panche, in larice chiaro di forma abbastanza moderna, donate da amici della chiesetta, che hanno sostenuto la spesa per l'acquisto. Aspettiamo ora il nullaosta da parte della Commissione Diocesana, poi, metteremo in essere la realizzazione dell'altare: in marmo con il piano in noce, costituito da un blocco unico, di forma svasata, molto lineare, con solo l'insegna PX frontale, che si adatta all'aspetto rustico della chiesetta. Speriamo di poterlo inaugurare per il Natale 2008, questa è la promessa, che ci siamo fatti, con la speranza di mantenerla".

La chiesa è dedicata alla ‘Visitazione della Vergine Maria ad Elisabetta.
"Per l'opera, che dovrà rappresentare La Visitazione, abbiamo lasciato a don Enrico Rabolino l'interessamento: sarà tenuta nella sacrestia, che è stata completamente arredata, e comunque dovrà accompagnarsi alla Via Crucis in fase di realizzazione. L'operato dell'Associazione 'Una Chiesa per l'Ospedale' con la fine del 2008, conclude il suo scopo primario, progettazione e realizzazione della chiesa. Rimane, ora, lo scopo culturale previsto dallo strumento statutario. Quest'ultimo presente fin dall'inizio permane, pertanto, continueremo nella nostra attività di cultura generale di etica e di problematiche sociali oltre che sanitarie, visto che un certo successo e un poco di visibilità li abbiamo conseguiti".

La nuova chiesa dell'ospedaleLa nuova chiesa dell'ospedale

Passiamo ad altro. La mostra di Mario Logli e il rilancio del Concorso di Pittura Jacopino da Tradate, secondo lei, hanno avuto il successo che meritavano?
"L'Associazione 'Una Chiesa per l'Ospedale' si è presentata alla popolazione con la mostra del maestro Mario Logli. L'esposizione è stata scelta per i contenuti, legati totalmente alla cultura della città, del rischio ecologico, che le nostre città corrono e del degrado, che il tempo, se non rimediato, induce. E' naturale che la popolazione abbia espresso maggiore partecipazione alle iniziative di carattere ludico. La popolazione partecipa con minore entusiasmo a questo tipo di incontri, siamo abbastanza abituati. Bisogna insistere per ottenere dei risultati apprezzabili. E' stata interessante in chiusura della mostra di Logli, l'incontro con l'artista e con il sindaco Stefano Candiani, che ha dato una lettura circa la cultura della cosa pubblica, l'amore per la città, la qualità della vita. Il recupero del Concorso Jacopino da Tradate con la collaborazione dei commercianti di Tradate, e con la partecipazione di 76 opere di pittori provenienti da Tradate e dintorni, è stata una manifestazione importante e speriamo di rilanciarla anche nel futuro. Facendola gestire dalla Pro Loco, come garanzia di continuità, certo in collaborazioni con i volontari, i commercianti e le associazioni".

Dove Tradate ha bisogno di migliorare ancora, secondo lei?
"E' una domanda difficile, si rischia di dire cose non opportune o non appropriate. Secondo me, Tradate, ha aspetti positivi e negativi, come quasi tutte le cittadine del nostro territorio, dove il pregio di una popolazione molto laboriosa, ricca d'ingegno e capacità imprenditoriale, non è così disponibile alla partecipazione e alla vita sociale. Forse, in questi ultimi anni, le cose sono un poco cambiate.
Le ultime amministrazioni comunali si sono dimostrate particolarmente attente a questo aspetto. E' doveroso citare il rinnovamento dell'arredo urbano, il centro sportivo, fino alla realizzazione della biblioteca diventata il fulcro delle attività culturali della nostra città e del nostro territorio. Soprattutto negli ultimi anni Tradate sta trovando un nuovo rinascimento culturale, ciò è ben visibile. Io spero, che queste energie rimangano vive. Tradate ha una dimensione per essere una città a misura d'uomo. Anche il gran lavoro che sta facendo il sindaco Candiani per ridare un volto bello alla città, al di là delle polemiche, credo che sia un'opera assolutamente meritoria: la Frera, il Museo delle Moto; ormai in fase di ultimazione, il Museo della Stampa…".

Da promotore e del Comitato per il 'Cinquantesimo d'elevazione di Tradate a città', come valuta l'esperienza appena trascorsa?
"A me è piaciuta, perché è stato un po' come ritornare ai vecchi interessi e mi ha rimesso in mezzo alla gente. Sono stato sindaco, conosco tanti tradatesi anche per la mia professione di medico, la mia città la conosco. Sono un tradatese incallito, alla mia città e ai tradatesi voglio francamente bene, per cui è stato un piacere collaborare con il comitato; sono felice di vederla così in evoluzione positiva".