Un affresco di Alioli a BoarezzoUn affresco di Alioli a Boarezzo

Pittore "per caso", si formò come autodidatta – Inizia in questo modo la nostra intervista a Mario Alioli, recentemente protagonista di una personale in Sala Veratti a Varese. Sorridente, risponde alle nostre domande, a cominciare da quelli che furono i suoi esordi. "Sono stato per poco tempo all'Accademia di Brera, ma l'ho lasciata subito perché non era pane per i miei denti. Ho preso l'abilitazione per insegnare al Centro Italiano della Moda di Torino per quanto riguarda vetrinistica, cartellonistica e figurinistica. Poi ho trovato una vecchia maestra che vide le cose che facevo. Mi portò due cartoline e mi regalò dei colori a olio per provare a fare un quadro; visti i risultati  mi disse che dovevo continuare a dipingere. Così iniziai più come uno sfogo personale. Cominciai negli anni Sessanta, mentre insegnavo a Gallarate, mi avvicinarono diversi critici d'allora e mi offrirono di fare una prima mostra personale; io avevo molta paura, mi tremavano le gambe, non sapevo come sarebbe andata a finire, andò però tutto bene e da lì proseguì automaticamente".

"Maternità contestata" – Il quadro, dalla tinte vivace ma ribassate di tono, rappresenta una donna comune con il suo bambino, mentre sullo sfondo si sovrappongono vari ritagli di giornali che ricordano al nascita del figlio di Sofia Loren. Alioli ci ha spiegato la nascita di questa opera, con la quale prese avvio il suo periodo contestatore.
"Probabilmente la sera in cui era nacque il figlio di Sofia Loren, trovai gli strilloni per strada a Varese che circolavano a squarciagola  questo evento. Mi turbò, non mi sembrò una cosa giusta; così feci questo quadro e iniziai un periodo di contestazione, preoccupandomi anche di ecologia e sociale".

Un'opera di AlioliUn'opera di Alioli

Colori – La sua produzione è caratterizzata da una grande varietà tematica, tecnica e cromatica. Ad Artevarese, l'artista ha illustrato le ragioni di questa varietà. "I soggetti sono dovuti all'impressione che ho degli eventi che poi ritraggo. Man mano che trovo un soggetto, cerco i colori per interpretare al meglio l'evento, pur mantenendo la mia grafia unica". Prosegue: "Dagli anni Novanta ho optato per colori più forti; fino ad allora i colori erano piuttosto deboli e nebbiosi. Questi colori più vivaci mi sono venuti inconsapevolmente, lavorando davanti al cavalletto e affrontando la paura della tela bianca. Così scatta la ricerca dei colori, spinta dalla gioia dell'impasto e dalla voglia di vedere una tavolozza più cromatica e tonale".

Il maestro – Dalla sua esperienza di insegnante deriva la varietà tecnica: "Facendo lavori pubblicitari e lavorando nel campo dei disegnatori a Como, ho usato praticamente tutte le tecniche che poi ho insegnato anche ai ragazzi a Boarezzo".
Giunto a Boarezzo  da bambino, si affezionò a questo luogo, ritornandoci dopo anni. Nel 1985 si fece promotore del progetto "Villaggio artistico" grazie al quale furono realizzati sedici affreschi dedicati ai mestieri. Successivamente si fece promotore di un'altra iniziativa. "Dopo l'esperienza del "Villaggio artistico" andai alla mia scuola elementare, dove ha sede l'Associazione Amici di Boarezzo, della quale io sono il direttore artistico e con il presidente decidemmo di fare questa scuola. Abbiamo provato prima a chiamare i ragazzi del luogo che erano in villeggiatura e con l'aiuto di mia moglie, che è maestra, ho visto che i ragazzi rispondevano positivamente, non desideravano andare a vedere la televisione o fare altro, anzi facevo fatica alla sera a mandarli via. Così facciamo delle mostre e continuo a vivere con loro, così mi sento più giovane".