Piatti da pesce, produzione campana IV secolo a.C.Piatti da pesce, produzione campana IV secolo a.C.

Dopo il valore simbolico di alimenti come vino e pane, in questa ultima puntata si vedrà l'importanza sociale del cibo, come occasione di incontro e il rapporto fra alimenti e religione.
Vino e cereali, alimenti chiave dell'uomo greco e romano. I cereali soprattutto, cibo povero, contadino, che nelle tavole dei ricchi lasciava spazio a raffinatezze, come quelle di cui parla Petronio nel Satyricon. Ma si hanno notizie di cibi proibiti, di antichi vegetariani nelle filosofie antiche.

Il convivio –
Il vivere insieme, il cum vivere, mostra come la condivisione del cibo fosse un atto centrale della comunità. Gli avvenimenti importanti della vita pubblica erano festeggiati con pasti consumati assieme, in gruppi più o meno allargati. Grande importanza era ricoperta dal simposio, cioè la bevuta in comune, nato in Grecia nell'età arcaica e ripreso dal mondo orientale. Ce ne raccontano i momenti antichi raffigurazioni su vasi e sulle pareti.

Fra giochi, seduzione e dialoghi.
Nel simposio c'era spazio per giochi di seduzione fra convitati e giovani fanciulli e fanciulle. Ampiamente diffuso era il cottabo, un gioco che consisteva nel colpire un bersaglio con le ultime gocce di vino rimaste nella coppa. Dal banchetto nasce un genere letterario destinato ad aver un grande successo, ovvero il dialogo, cioè la discussione riguardo ad argomenti politici e filosofici. Come non ricordare il dialogo platonico che non casualmente si intitola proprio "Simposio"?

Cibi tabù – Il pesce era nell'antichità uno degli alimenti più discussi, legati cioè ad alcuni vincoli sacri e ritenuti connessi ad alcune divinità. Il tonno era uno degli attributi del dio Poseidone, mentre nel mondo romano esistevano pesci sacri allevati sul Gianicolo in onore della dea siriana Atargatis. Il pesce passò poi all'iconografia cristiana, sulle pareti delle catacombe, su lucerne e sigilli.
Pisciculi sono i fedeli, mentre il fonte battesimale è indicato come piscina. Un significato simbolico del pesce: ICHTHYS è l'acronimo di Gesù Cristo figlio di Dio

Coppa in argento con scena di pesca incisa, III secolo d.C.Coppa in argento con scena di pesca incisa,
III secolo d.C.

Salvatore.

La carne e il sacrificio –
Uccidere gli animali, durante vere e proprie cerimonie religiose, per poi macellarne la carne e cuocerla: una consuetudine dell'antichità. La cottura prevedeva nel mondo greco due tappe distinte: la cottura sullo spiedo di fegato, cuore, polmoni, reni, la bollitura del resto in un paiolo molto capiente. Come mai questa distinzione?le viscere sono la parte più viva dell'animale e per questo sono riservati loro gli spiedi. Nel mondo romano il sacrificio era un rito in cui si divideva la vittima in due parti, l'una destinata agli dei e l'altra agli uomini.
Il sacrificio quindi sancisce un legame tra dei e uomini.

I cibi degli dei.
E gli dei?cosa mangiavano? nettare e ambrosia, come cita fra i primi Omero, due sostanze però indefinite, forse connesse entrambe con il concetto del superare la morte, di immortale, come immortali sono gli dei.

I cibi per i morti.
Le fonti archeologiche spesso raccontano di alimenti conservati all'interno delle stesse sepolture, introdotte per garantire al defunto un sostentamento nel suo viaggio verso l'aldilà. Non è un caso che spesso la cerimonia religiosa si concluda con un pasto preparato intorno alla tomba. Fra i cibi più frequenti fra quelli raffigurati nell'iconografia o documentati dalle analisi archeologiche uova, frutti e dolci. Le prime in particolare hanno un elevato nutrimento energetico, ma soprattutto assumono un forte significato simbolico, richiamando l'idea di nascita. L'uovo connesso con le dottrine filosofiche dell'epoca dal IV secolo entra nel simbolismo funerario, come augurio di continuità della vita.

Parola ai filosofi.
Platone è uno dei primi ad occuparsi di cibi. Nella repubblica, delineando la sua città ideale, si fece fautore di una alimentazione sana, basata su orzo e frumento, sale, olive, formaggio, cipolle, legumi. Alcuni secoli più tardi la scuola neoplatonica si mostrò favorevole ad una dieta vegetariana, perché cibarsi di un animale ucciso significava assorbirne l'anima e le negatività. Cinici e neostoici furono a loro volta vegetariani perché la carne era considerata un ostacolo alla purezza dell'anima.
Parlare dell'alimentazione del mondo antico significa aprire una finestra sulla quotidianità di un mondo ormai lontano ed entrare a contatto con la religione, la società, le tradizioni dell'epoca. Difficile forse sentire ancora un legame, noi che oggi abbiamo in gran parte perso il valore simbolico del cibo, visto semplicemente come mezzo di sostentamento. Eppure nelle cucine regionali ci sono piatti speciali, consumati in particolari occasioni, dove, magari un po' nascosto nel chiasso odierno, rimane un certo valore simbolico. Una cultura, quella culinaria, da valorizzare e far conoscere alle nuove generazioni.