Busto Arsizio – L’associazione Spazio Arte Carlo Farioli prende parte all’ edizione 2018 del Festival “Filosofarti” con la mostra “Anima e Bellezza: il velo sottile”. Una collettiva di sei artisti: Dora Ayala, Marco Bellomi, Claudia Canavesi, Alessandro Favini, Antonella Gerbi, Alex Sala che hanno lavorato al tema di quest’anno della rassegna: “Paideia: Educare“.

L’analisi e l’interpretazione si è concentrata sulla capacità dell’uomo di cogliere il “bello” e di elevarsi, “dal punto di vista psichico-spirituale, attraverso la sua contemplazione”. Quindi sul senso della bellezza e sul significato che assume oggi, partendo anche dal proprio vissuto. Ecco che ognuno, con le proprie opere e installazioni, invita e provoca riflessioni  sulla necessità di  un’educazione nella società contemporanea e nella quotidianità di ogni  persona.

“Si è voluto immaginare un percorso dell’anima alla ricerca del bello, nelle sue molteplici forme e manifestazioni – spiega Manuela Ciriacono curatrice del testo di presentazione della mostra. –  Se è vero che siamo bombardati costantemente da una miriade di immagini e che viviamo in una società ad alto tasso di estetizzazione, è altrettanto vero che abbiamo disimparato a osservare e a guardare il mondo intorno a noi, ruotando sempre di più l’obiettivo fotografico verso noi stessi. La società di massa ha contribuito a un dilagante abbruttimento e al conformismo dei gusti e degli stili. I ritmi frenetici della quotidianità hanno avuto esiti alienanti sulle nostre esistenze”.

L’invito che questa mostra vuole proporre dunque è quello di imparare a riconoscere il bello, individuarne le tracce che lascia di sé in termini di suggestioni, esperienze e relazioni.

L’opera di Antonella Gerbi suggerisce che  il bello spesso è invisibile, è qualcosa di impalpabile, così come lo sono i sentimenti più autentici.  Ma può essere anche nascosto sotto il velo delle apparenze.
Provocatoria la ricerca di Dora Ayala che  sostituisce alla costruzione di un’immagine il suo disfacimento. Le sue opere si porgono come “sindone” di una presenza del bello che è da ricercarsi aldilà del suo valore estetico, tanto più vera quanto invisibile.
A simboleggiare la decadenza dell’umanità,  Marco Bellomi con “Macerie dell’Anima”. Le spoglie di un tempio incendiato diventano simbolo di una società che ha identificato il Bello nei termini di un oggetto da contemplare, che ha costruito idoli da venerare, ma che proprio per questo motivo ha reso incolmabile la distanza tra Individuo e Bellezza.

Bellezza è sinonimo di Verità anche per l’artista Claudia Canavesi che presenta un libro d’artista dedicato al ricordo di una persona. In maniera straordinaria riesce a sublimare il tema della morte attraverso la forza del Bello, che “guarisce le ferite dell’anima, ci rende in grado di apprezzare la pienezza della vita, dei suoi cicli, del sorgere e del tramontare, del nascere e del morire e ci insegna a vivere nell’attimo presente”.
Un viaggio nel tempo e nello spazio con l’opera di Alessandro Favini . Attraverso ampie campiture di colore l’artista accompagna sulla soglia di una dimensione atemporale, dai colori freddi e profondi, attraversata  da una sottile frequenza capace di far vibrare le corde dell’anima.

L’installazione di Alex Sala, infine, è un invito a guardarsi dentro e fuori.  Lo specchio diventa  voce e  domanda chiamando l’osservatore a far parte dell’opera. Ecco dunque che la “bellezza” non è più solo un fatto estetico o esteriore. L’indagine  penetra superando soglie nascoste e buie,  scoprendo altri significati. “Forse la ‘bellezza’  è solo un mezzo, – dice l’artista –  è consolazione, è speranza. Cercarla oggi è quasi un sacrificio, un investimento morale…..”.

La mostra, realizzata in collaborazione con gli artisti di “Libero Transito” e con il sostegno del progetto “La Bellezza Resta”,  rimarrà in calendario sino all’11 marzo e sarà visitabile da giovedì a sabato dalle 16.30 alle 19; domenica 10.30 – 12 e 16.30-19.

La Redazione