B. Castelli, Pulpito, Basilica di San Vittore.B. Castelli, Pulpito, Basilica di
San Vittore a Varese

La formazione. Bernardino Castelli nacque il 30 marzo 1646 a Velate. Crebbe in quel clima di straordinaria e fervida operosità che vedeva protagonista la Fabbrica delle cappelle del sovrastante Sacro Monte di Varese, ma certamente trovò appoggio nella specifica tradizione di un, artigianato in legno che in Varese durava dal sec. XVI. Andrea Carantani, maestro attivo nella seconda metà del sec. XVI, aveva eseguito un armadio di sacrestia per la chiesa di S. Vittore a Varese (firmato e datato 1569), dal quale traspariva un impianto architettonico appena tentato, a vantaggio invece della decorazione di formelle intagliate, impostate con gusto schiettamente rinascimentale.
Tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento era attivo in Varese anche Marco Antonio Bernasconi, familiare del più noto Giuseppe, l'architetto varesino che fu, tra l'altro, il progettista ed il direttore dei lavori della menzionata Fabbrica del Sacro Monte; vi aveva anche bottega il maestro Ottaviano Alba che eseguì, su disegni di Bernasconi, gli stalli del coro di S. Antonio in Varese.
Ai primi del Seicento anche in Varese si stava

Pulpito, particolarePulpito, particolare

affermando la tendenza a risolvere con forme schiettamente architettoniche i manufatti lignei (altari, mense d'altare con tabernacoli, casse d'organo, cantorie, porte ecc., che altrimenti si sarebbero potute realizzare in marmi, pietra, muratura con stucchi ecc.), specie per il determinante impulso del Bernasconi, artista di multiforme attività.
In un così fervido ambito di tradizione locale si trovò ad operare il Castelli contribuendo ad imprimere nelle timide architetture del maestro Carantani la turgida spinta del barocco "ricchiniano", svolgendolo, negli esemplari più maturi, compiuti entro i primi decenni del nuovo secolo, verso un leggiadro barocchetto lombardo. Questo percorso si ricompone con sufficiente credibilità attraverso le opere sue certe e quelle attribuibili alla bottega (ebbe due allievi particolarmente affezionati. Carlo Sacco e Giacomo Sessa).

Le opere di Castelli per le chiese varesine.
Ma il Castelli non fu solo "legnamaro" di schietto e nobile gusto architettonico ma squisito scultore, noto soltanto per le opere realizzate in legno.
Si tratta in gran parte di formelle a basso ed alto rilievo per pulpiti, cantorie, palli, confessionali. Per la Basilica di San Vittore nel 1675 l'intagliatore di Velate pose in opera due pulpiti. Tra il 1679 e il 1690 lo stesso Castelli

CantoriaCantoria

realizzò le due casse d'organo e le cantorie. L'intaglio è plastico, sensibile agli effetti luministici, ricco di efficaci contrasti, legato ai modi della pittura milanese d'estrazione morazzoniana, vista ed assimilata attraverso gli esempi di un colto divulgatore quale fu Isidoro Bianchi, ed arricchita dalla persuasiva maniera del Busca.
Sull'arco trionfale, che si apre sul presbiterio, è stato collocato nel 1712 il grande Crocifisso, sostenuto in volo da angeli, un vero capolavoro. In questa stessa chiesa, l'altare della Cappella del Rosario, composto di un palliotto con la Battaglia di Lepanto e di una cornice di mensa con tabernacolo ora collocata sull'altare maggiore della Chiesa di S. Giuseppe: la parte frontale del tabernacolo e le sette formelle sottostanti (legno intagliato e parzialmente dorato) con le Storie della Vergine: Immacolata, Incontro tra Anna e Gioacchino, Presentazione al Tempio, Nascita della Vergine, Sposalizio della Vergine, Annuncio a Gioacchino, Gioacchino di ritorno da Gerusalemme, il tutto databile secondo i documenti al 1702.
Infine, nella Chiesa di Sant'Antonio alla Motta, di fronte alla cappella di sinistra che oggi ospita l'Altare Maggiore (spostato dal suo impianto originario nel 1967) si trova il confessionale, unico superstite di quattro, in legno intagliato eseguito in origine per S. Vittore.