In occasione della Milano Photo Week e dell’evento Fotoritratti con oggetto abbiamo incontrato Lucia Pini, conservatrice del Museo Bagatti Valsecchi

Dott.ssa Pini, come è nata l’idea di organizzare Fotoritratti con oggetto, evento che invita i visitatori a farsi fotografare dagli studenti del Biennio Specialistico di Fotografi dell’Accademia di Belle Arti di Brera? L’iniziativa dialoga perfettamente con la mostra Amore, museo, ispirazione. Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk ed è perfettamente in linea con il collezionismo domestico del Museo.

Questo evento si inserisce nella felice collaborazione instaurata con l’Accademia di Brera, coinvolta anche nella mostra sul Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk. La giornata dedicata all’esecuzione di ritratti dei visitatori è un altro capitolo di questa attività. 

I ragazzi dell’Accademia sono stati coinvolti, ad esempio, nella progettazione dei materiali di comunicazione dell’esposizione (il Manifesto con il corvo giallo è opera loro), hanno condotto e continuano a condurre delle visite guidate alla mostra. A me piace molto stabilire delle connessioni fra museo e giovani, è una cosa che facciamo abitualmente. Ad esempio tutti gli anni al Museo Bagatti Valsecchi organizziamo un’iniziativa che si chiama “Nuove voci” in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano: si tratta di un ciclo di conferenze durante le quali dove alcuni giovani laureati in storia dell’arte per la prima volta presentano al pubblico gli esiti delle proprie ricerche accademiche.

Si cerca quindi di far convivere l’aspetto che può apparentemente sembrare paludato o imponente di questa collezione con quella che invece è un’apertura alle nuove generazioni. Il coinvolgimento dell’Accademia di Brera rientra quindi in un percorso con tanti capitoli.

Quando ha iniziato a progettare la mostra Amore, museo, ispirazione. Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk, di cui è co curatrice insieme a Laura Lombardi, e come ha lavorato per realizzarla?

Laura Lombardi, docente all’Accademia di Brera, mi aveva coinvolto già nel gennaio 2017 nella giornata braidense dedicata al conferimento della laurea honoris causa a Orhan Pamuk.

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Ma l’idea della mostra nasce ancora prima, risale al 2012, l’anno di apertura del Museo dell’innocenza a Istanbul. Finora l’esposizione non era stata realizzata perché non riuscivo a trovare il sostegno economico necessario. In questo senso la collaborazione con l’Accademia di Brera è stata molto importante, perché presentandoci in due presso l’Istituzione finanziatrice, ovvero Regione Lombardia, abbiamo dato ancora più forza al progetto. Alla fine la Regione ha sostenuto in maniera forte questa mostra e gliene va dato il merito perché non è un’iniziativa facile. In riferimento al lavoro di ricerca e progettazione dell’esposizione, ho seguito le mostre che Pamuk ha organizzato all’estero; quindi sono andata a vedere la mostra organizzata nel 2015 alla Somerset House di Londra e ho visitato la mostra allestita nel 2017 a Oslo proprio per farmi un’idea di come operare al Bagatti Valsecchi. Quello che ho notato è che sebbene si trattasse di esportare alcune vetrine del Museo dell’innocenza, ovviamente le sedi danno un’impronta forte alle esposizioni. Quando pensavo al Bagatti Valsecchi, mi trovavo in una posizione privilegiata, perché il museo è all’interno del Museo dell’innocenza. A mio avviso si trattava di fare una mostra su che cos’è un’istituzione museale oggi. E siamo partiti avvantaggiati perché abbiamo fatto dialogare due luoghi che si erano già incontrati sulle pagine del romanzo di Pamuk. Questo gioco di scatola cinese ha funzionato alla fine molto bene. Abbiamo creato una mostra che si interroga su quali siano gli oggetti da museo oggi.

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Una domanda ora alla conservatrice del Bagatti Valsecchi: c’è un oggetto della collezione a cui è particolarmente legata? Se sì, perché?

Ho un mio oggetto prediletto che è il Grande Globo del 1576, un globo terracqueo meraviglioso a cui non è difficile appassionarsi. Lo amo perché mette insieme tante cose nelle quali mi ritrovo: è un oggetto antico con una storia che non siamo in grado di recuperare. Non sappiamo esattamente chi lo avesse, ma pensiamo che sia legato all’ambito dei Gesuiti che in quel momento stavano evangelizzando l’estremo Oriente, anche perché l’unica evenienza monumentale raffigurata sul globo è la Grande Muraglia cinese. É un oggetto che mi piace moltissimo perché pone anche un tema oggi cruciale, ovvero come guardiamo al resto del mondo, alle altre culture. Trovo il Globo di una poesia, di un interesse incredibile e di una qualità artistica strepitosa.

Ringraziamo la Dott.ssa Pini per la chiarezza del suo pensiero e la disponibilità dimostrata. La Bagatti Valsecchi è stata chiusa al 24 giugno, ma i fotoritratti realizzati dagli studenti dell’Accademia popoleranno un social wall all’interno del sito web del museo. Noi di ArteVarese la pensiamo come il premio Nobel per la Letteratura Pamuk:

Credits Museo Bagatti Valsecchi 2018

“Amo i musei, e non sono l’unico a pensare che ogni giorno che passa mi fanno più felice.”

https://museobagattivalsecchi.org/

http://artinpills.blogspot.com/


Amore, musei, ispirazione. Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano
Museo Bagatti Valsecchi, Via Gesù 5 – Milano

 

 

 

Eleonora Manzo