AmedeoBrogliAmedeoBrogli

"Bene così, e non creda che faccia come la volpe e l'uva". Amedeo Brogli dal suo studio romano è già al corrente delle novità. Il 'suo' affresco, cui ha messo mano fin dalla stesura originaria e poi in successivi interventi, sta per essere affidato a due nuovi restauratori. La sua dichiarata disponibilità a tornare al capezzale dell'opera sofferente, non è stato mai presa in considerazione dagli uffici della Soprintendenza, sulla base delle nuove normative del Codice Urbani.
"Sono anzi molto contento che si intervenga – ribadisce – del resto quella di Guttuso rimane ancora una delle poche opere in acrilico all'aperto di così significativa importanza. Mi auguro solo che dopo il restauro si trovino soluzioni successive adeguate".

Amedeo Brogli, quante volte è stato chiamato a tamponare i problemi dell'opera?
"Credo tre o quattro volte, ma l'ultima volta in cui sono intervenuto risale ormai, se no sbaglio, ad una decina di anni fa".

L'ha visto di recente?
"L'ho visto pochi mesi fa e l'ho trovato in una situazione veramente di grande degrado. Molto peggio di quanto mi aspettassi".

Fuga in Egitto, part.Fuga in Egitto, part.

Un degrado che, attenendoci alla 'letteratura' sulla materia è cominciato prestissimo.
"La prima volta che dovetti intervenire fu due anni dopo l'esecuzione. Si crearono delle microfratture dovute all'assestamento. Io interpellai la ditta fornitrice dei colori, la Lefranc & Bourgeois. La soluzione idonea sembrava quella di chiudere le fessure con del gel e così facemmo. Chi opererà sul dipinto adesso, lo troverà. Ma aveva una sua specifica funzione".

Poi?
"In seguito, altro grosso intervento fu quando almeno due terzi dell'opera venne imbrattata da scritte oltraggiose con la vernice spray nera. In quel caso asportammo la vernice finale che avevo steso su tutto il dipinto, riuscendo a togliere il nero delle scritte".

La vernice finale è uno dei punti controversi dell'opera e dei suoi interventi. Carlo Alberto Lotti, il restauratore, è sempre stato molto critico su questo aspetto.
"Se non ci fosse stata la patina superficiale della vernice, lo spray avrebbe impregnato il colore acrilico sottostante. Allora si che avremmo perso molto dell'opera. Lotti mi è umanamente simpatico. E' sempre però stato critico verso il mio lavoro. Il problema di fondo è la tenuta dell'acrilico. Semplicemente, non resiste. Ma è inutile ancora adesso recriminare sulla scelta tecnica che volle adottare il maestro".

Fuga in Egitto, part.Fuga in Egitto, part.

Quando operava sul dipinto, operava previo accordo della Soprintendenza, con la sua autorizzazione?
"Io venivo chiamato dalla Fondazione Paolo VI. Ma, in sostanza, a parte l'intervento contro le scritte, i miei ritocchi sono sempre stati marginali, piccole cose, rispetto al restauro che adesso mi pare si voglia intraprendere. Vedo anche che dal punto di vista economico si tratta di un impegno importante. A me è sempre bastato che mi pagassero le spese o poco più. Per me è il rapporto con l'opera di Guttuso è stato un fatto anche emotivo".

Il curriculum dei tecnici individuati dà garanzie e le tecnologie oggi consentono cose non possibili prima.
"Me lo auguro. Mi auguro che sappiano dove mettere le mani. E concordo sul fatto che occorre smettere di andare avanti con restauri effimeri. Sono sicuro che il loro lavoro sarà certo migliore del mio".

Ma?
"Mi auguro però che una volta fatto questo, la Sovrintendenza decida per il meglio: l'idea di Monsignor Macchi era geniale. Portare al Sacro Monte Bodini, Guttuso, avrebbe poi duvuto esserci Manzù. Continuo a pensare che il progetto di Botta avrebbe interpretato al meglio questo credito di apertura del prelato verso il contemporaneo e dato un ulteriore valore aggiunto alla Via Sacra".