Marco AiroldiMarco Airoldi

I due giovani e talentuosi fotografi Airoldi e Franzoi, alla loro prima esposizione con il Gruppo Fotografico Lonatese, raccontano in questa duplice intervista com'è nata e come si esprime la loro passione per la fotografia. Per Mirko Franzoi la fotografia è legata soprattutto all'idea di un evento: ovvero, con essa s'intende catturare l'accadere di un evento importante, di portata straordinaria, che come tale s'impone all'attenzione e merita di essere immortalato, reso immortale, dalla fotografia. In questo caso, le foto di Franzoi hanno ripreso l'avventura del pianista Filippo G. Binaghi, che con la sua coraggiosa tournee "Wild Piano", ha svolto dei concerti nei luoghi e alle condizioni più estreme, suonando all'interno di foreste, di grotte, e perfino su un ghiacciaio in cima a una montagna.

Marco Airoldi
ha invece voluto colorare di toni poetici le sue fotografie che, grazie ad una tecnica di realizzazione speciale, hanno delle rese cromatiche straordinariamente suggestive: quasi dei "quadri fotografici", o delle "foto dipinte". I soggetti sono soprattutto scorci di paesaggi urbani e architettonici, dai quali viene fatta emergere tutta la carica evocativa che quei luoghi racchiudono: possono essere le silenziose stradine dai muri affrescati di Arcumeggia, o i fastosi edifici e le sfarzose chiese di San Pietroburgo.

Mirko Franzoi, come hai conosciuto il pianista Binaghi?
"L'ho conosciuto per caso, quando gli ho scattato alcune foto durante un suo concerto in Valganna e poi gliele ho fatte avere. Questo avvenne l'anno scorso. Poi lui mi ha richiamato agli inizi di quest'anno dicendomi che le foto

Mirko FranzoiMirko Franzoi

gli erano piaciute, e che se volevo potevo seguire la sua tournee".

Tutto è nato dunque da un invito in seguito all'apprezzamento delle tue foto.
"Sì, poi abbiamo fatto tante piccola tappe, tanti piccoli concerti, e infine abbiamo chiuso la tournee estiva con quest'ultimo spettacolare concerto su un ghiacciaio nella zona di Cervinia, che voleva essere un po' una sorta di "finale col botto".

Anche il nome di questa sua iniziativa è molto suggestiva, puoi spiegarcela?
"Wild piano" è il nome che ha dato a questo progetto perché nella sua intenzione vuole portare la musica del pianoforte, che non è uno strumento facilmente trasportabile ma che lui trasporta da solo, con vari marchingegni apposta che si è inventato, nei posti dove la musica non è mai stata. Siamo stati, ad esempio, all'antica Cava di Ornavasso: abbiamo trasportato il piano lungo una galleria di trecento metri, che alla fine arriva in questa grotta scavata nel marmo. Poi siamo andati a Villa Reale, o anche nei boschi, e in vari altri posti particolari, dove non è consueto fare dei concerti. E la gente ha sempre apprezzato, sia la musica del suo piano, sia il posto, la location scelta".

E invece a proposito degli altri soggetti che vedo?
"Queste due foto, ad esempio, sono nate da un'idea che volevo realizzare per questa mostra di Castelseprio, ma che per questioni di tempo probabilmente completerò in occasione della prossima prevista a Lonate Ceppino: volevo fare tre scatti a vari modelli e modelle ambientate in varie epoche diverse. E per le queste altre tre, con l'automobile, è lo stesso: volevo evidenziare l'evoluzione del mezzo di trasporto. Vorrei, con l'idea di utilizzare tre foto, evidenziare l'evoluzione di qualcosa: l'evoluzione del mezzo di trasporto per quanto riguarda quelle con il ragazzo in automobile; l'evoluzione della scrittura per quanto riguarda quello che ha come soggetto la prima

Uno scatto di Mirko FranzoiUno scatto di Mirko Franzoi

ragazza; e l'evoluzione degli abiti con la seconda ragazza. Questa è l'idea, e lentamente la sto sviluppando".

Marco Airoldi, dove ha scattato le sue foto?
"Le fotografie sono state scattate in tre location differenti: alcune sono Chiese e monumenti della città di San Pietroburgo; alcune sono scorci del paese di Arcumeggia, in provincia di Varese; e altre le ho scattate a Villa Monastero a Varenna, sul Lago di Como.

Le sue foto hanno delle tonalità cromatiche molto affascinanti, sembra quasi un effetto dipinto. Come lo ha ottenuto?
"Tutte le foto sono accomunate dalla particolare tecnica di realizzazione, ovvero la tecnica HDR (High Dynamic Range), traducibile in italiano come "Gamma Dinamica Elevata": un'immagine HDR è una ripresa digitale ottenuta mediante particolari tecniche fotografiche/informatiche e memorizzata in un file grafico in grado di contenere un intervallo di valori di luminosità (distinti) più ampio rispetto ad uno scatto digitale tradizionale. Per comprendere l'utilità di questa tecnica si pensi ad una fotografia realizzata in una situazione di alto contrasto luminoso, ad esempio un controluce. In queste condizioni di scatto, dopo aver esposto correttamente il soggetto, è facile ottenere porzioni dell'immagine sovraesposte (aree molto chiare, tendenti al bianco) o sottoesposte (aree molto scure, tendenti al nero).
A differenza dell'occhio umano, che possiede una gamma dinamica molto ampia, il sensore della fotocamera digitale non è in grado di distinguere e

Una fotografia di Marco AiroldiUna fotografia di Marco Airoldi

quindi di registrare livelli di luminosità così distanti tra loro.
Quindi, tutto ciò che risulterà eccessivamente luminoso per il sensore verrà registrato come bianco, mentre le aree estremamente buie verranno interpretate come nero. Dunque, per arrivare a questo risultato ho realizzato tre differenti scatti per ogni scena (sottoesposto, sovraesposto, e a media esposizione), fondendo poi gli stessi con un apposito software per arrivare alla foto finale.
La tecnica si presta bene per paesaggi o foto di architettura, ed è risultata molto utile per le foto di Arcumeggia, dove le strette strade tra alte case creano bruschi passaggi tra luce e ombra, per cui con uno scatto tradizionale sarebbe stato molto difficile cogliere tutti i particolari della scena".

Come è nata la sua passione per la fotografia?
"Sono sempre stato attratto dalla fotografia, e tre anni fa ho deciso di fare il salto, passando dagli scatti fatti di istinto, usando una banale compatta e solo in occasione delle vacanze, a un corso di fotografia base (a Varesecorsi) per imparare a sfruttare pienamente le potenzialità di una fotocamera reflex, seguendo le regole di questa bellissima forma d'arte. Non è mancata una breve esperienza lavorativa nella realizzazione di foto per cataloghi di moda. Spesso mi diverto a scattare durante manifestazioni e gare automobilistiche. Vorrei diventare un fotografo a 360 gradi, e magari chissà fare diventare questo hobby una professione".

Mostra fotografica
Domenica 9 ottobre 2011
Oratorio di Lonate Ceppino
Piazza Diaz