Anconetta restaurataAnconetta restaurata

1900 – 'Bassorilievo dorato e dipinto rappresentante il Presepio. Lavoro della fine del secolo XV, colla cornice in parte rifatta. Dono del Prof. Lodovico Pogliaghi', così viene descritta l'anconetta quattrocentesca, nel primo catalogo del Museo del Santuario del 1905. In questo luogo, che già ad inizio secolo rappresentava un vanto per il colle sacro sopra Varese, era custodito il dono di Ludovico Pogliaghi. Lì trova sede fino agli inizi degli anni '30 quando il progetto e l'allestimento per il Museo Baroffio furono portati a termine per ricevere il patrimonio artistico del Santuario, anconetta compresa. Che oggi torna a mostrarsi al pubblico dopo i restauri, e dopo essere stata ricollocata al Museo, dopo una lunga permanzenza più che ventennale nella casa parrocchiale di Santa Maria del Monte, nell'appartamento del compianto Mons. Pasquale Macchi.

L'autore – L'anconetta torna a mostrarsi con una carta d'identità tutta nuova. Una nuova attribuzione, sollevata, proprio alla luce degli studi propedeici al restauro, diretto da di Isabella Marelli ed eseguiti dallo Laboratorio di restauro Lotti. Un'inedita attribuzione che vede il nome di Giovan Angelo del Maino (1470 circa – 1536): "E' probabilmente un'opera giovanile di Giovan Angelo, realizzata nei primi anni '90 del XV secolo, da inserire tra l'ancona dell'Immacolata nell'Oratorio della Madonna della Neve a Sernio, in provincia di Sondrio, e l'ancona di Santo Stefano nella chiesa di S. Michele a Pavia", specifica la studiosa.

Il restauro – Sono stati eseguiti sull'opera interventi di disinfestazione e di consolidamento del legno; sono stati inoltre messi in sicurezza e recuperati gli strati preparatori, interessati da gravi sollevamenti, e la doratura originaria. Sono state accuratamente valutate le modalità di intervento su stuccature e ritocchi incongrui; i restauratori hanno deciso per un intervento minimo di chiusura delle lacune. Una capillare stuccatura o un rifacimento della doratura, avrebbero avuto un effetto troppo invasivo senza apportare significativi miglioramenti alla lettura dell'opera. I lavori di restauro  sono stati resi possibili grazie all'importante il contributo dell'Inner Wheel Club Varese e Verbano, per volontà della sua presidente Maria Petra Ferrero Ambrosoli.