Monza – Stampe, rari libri antichi, abiti, armi, spade, un’armatura samurai e preziosi netsuke, piccole sculture in avorio sono alcuni dei pezzi in mostra al belvedere di Villa Reale. Solo alcuni in quanto l’esposizione, dal titolo “Yōkai. Le antiche stampe dei mostri giapponesi“, presenta duecento opere del XVIII e XIX secolo, alcune mai mostrate al pubblico.

Il rituale macabro delle cento candele è la grande idea alla base della mostra che, ispirandosi a una leggendaria prova di coraggio iniziata da alcuni samurai nel XVII secolo, coinvolge il visitatore . Il rituale iniziava dopo l’ora del tramonto: i samurai si ritrovavano in una stanza illuminata dalla luce di cento candele. Ognuno raccontava una storia agli altri compagni con l’obiettivo di spaventarli con racconti popolati di mostri appartenenti alla tradizione giapponese.

Le Jorogumo, avvenenti donne che rivelano alle vittime la loro reale natura di enormi ragni; i Tanuki, simpatici tassi trasformisti; i Bakeneko, gatti mostruosi; i Kappa, esseri acquatici, che importunano le natanti; le Ningyo le sirene giapponesi la cui carne profumatissima può donare agli uomini giovinezza o morte atroce; Okiku, il fantasma inconsolabile che cerca il decimo piatto a lei rubato… Al termine della storia inquietante, il narratore doveva alzarsi, spegnere la candela di una lanterna, prendere uno specchio e specchiarvisi nell’angolo più lontano: l’oscurarsi progressivo della stanza accompagnava la narrazione di racconti sempre più spaventosi e carichi di suspense.

Sono i mostri di queste storie, rappresentati nelle magnifiche opere dei più famosi artisti giapponesi del XVIII e XIX secolo, che impreziosiscono il percorso che condurrà il visitatore in un “fantastico e impressionante” viaggio tra gli spiriti, le creature e i mostri del folklore nipponico.
Il Rituale delle cento candele ebbe una grande influenza sul mondo dell’editoria ed esposti a Villa Reale si trovano alcuni preziosi volumi ampiamente illustrati che raccolgono oltre alle leggende,  un importante nucleo di xilografie policrome che danno forma ai racconti, realizzate dai più famosi artisti giapponesi dell’epoca.

Il percorso espositivo è suddiviso in undici sezioni una delle quali dedicata alla collezione Bertocchi che, esposta per la prima volta, presenta settantasette netsuke, statuine in avorio e legno che le donne dell’alta borghesia e della nobiltà chiamavano con orgoglio “i bottoni giapponesi”, già conosciuti a partire dal XVII secolo, che venivano usati come elemento accessorio dei kimono per ancorare oggetti come contenitori, borsellini, tabacchiere e altro.

La rassegna, a cura di Paolo Linetti, si completa con una sezione prodotta dalla casa editrice Hop!, con le opere di Loputyn, nome d’arte di Jessica Cioffi, l’illustratrice bresciana seguita come una rockstar da una vivace nicchia di hotaku appassionati di manga, che propone sei tavole originali, create per l’occasione che s’ispirano e interpretano altrettante leggende giapponesi. Ogni illustrazione presenta, in chiave contemporanea, un racconto e un mostro grazie allo stile che la caratterizza in maniera inequivocabile. Tutte le sei illustrazioni danno vita a un piccolo volume realizzato da HOP! e venduto esclusivamente in mostra, diventando di fatto un oggetto raro da collezione.

La rassegna proseguirà sino al 21 agosto. Orari di apertura: venerdì 15-20; sabato e domenica 10,30-20.