Pittori nei cortiliPittori nei cortili

Pochi, ma da lontano – Una decina, ma accorsi da molte zone della Lombardia. Viggiù, la "perla del Varesotto", rinnova i suoi fasti, conferma la sua fama e attira gli amanti del paesaggio e della luce che accende le pendici del Sant'Elia e colora al crepuscolo il borgo dei picasass. Sono venuti fin da Milano, fin da Lissone; il vincitore è di Buccinasco, il più vicino è stato un pittore saltriese, per la prima edizione del Concorso di Pittura estemporanea organizzato dall'Amministrazione di Viggiù in collaborazione con gli Amici dei Musei Viggiutesi e il Museo Enrico Butti.

I vincitori e la giuria"La Cappella di San Rocco", un acquerello di Luigi Andreani, una "Colonna fiorita" e un "Cortile con loggette fiorite", sono nell'ordine le opere risultate vincitrici, grazie ai voti espressi dal pubblico e dal giudizio della giuria composta da Ezio Negretti, una delle tante mitiche figure nascoste tra le pieghe del paese, artefice, tra le altre cose, della colata per il Cavallo di Minguzzi collocato davanti alla sede romana della Rai e dei Cavalli di San Marco a Venezia; dall'artista

Madonna del latteMadonna del latte

viggiutese Marinella Caldera, da Veronica Granata, diplomata all'Accademia di Brera, da Nicoletta Sordi e Gisa Canto, rispettivamente presidente e segretario dell'Associazione Amici dei Musei Viggiutesi. Assente, per un problema di salute, il direttore del Museo Butti, Nino Cassani. Le opere sono attualmente esposte, per un periodo di tre settimane, all'interno del Civico Museo Butti. Saranno poi battute all'asta, il ricavato andrà in beneficenza.

La sorpresa – La manifestazione, Pittori nei cortili, giunta alla sua terza edizione ha riscosso il tradizionale successo di pubblico. Che, tra gli altri, ha potuto quest'anno godere di un inaspettato regalo: all'interno di un cortile, solitamente inaccessibile, si è mostrata una splendida Madonna del Latte, un affresco quattrocentesco di proprietà privata, che molti degli stessi viggiutesi ignoravano. Esempio notevole di una devozione antica, qui come altrove, diffusa, come incarnazione di una divinità vicina alla femminilità più autentica, poi col tempo abbandonata perchè ritenuta 'imbarazzante". Una scoperta che ha aggiunto stupore ad un itinerario che aveva già significati per rimanere impresso.