Una sala espositivaUna sala espositiva

Il maestro e i maestri – Una vetrina sulla storia dell'arte del Novecento, sui protagonisti, sui punti di vista nuovi e modificati, su tecniche e strumenti innovativi: l'arte di Roy Lichtenstein fa viaggiare il visitatore. Un'antologica ricca ed esaustiva sull'operato dell'americano è presentata nelle ampie sale della Triennale di Milano fino al 30 maggio. La mostra che vede la curatela di Gianni Mercurio, sarà allestita nei mesi estivi al Ludwig Museum di Colonia.

Non solo fumetti – Dalla canestra di frutta di Caravaggio alle composizioni cubiste di Braque e Picasso. Il visitatore legge l'intera arte del Novecento osservando i lavori di Lichtenstein. Trovandosi in dialogo frontale con le grandi opere grafiche e pittoriche, i richiami ai protagonisti delle Avanguardie sono di chiara lettura e di libera interpretazione. Un lungo percorso espositivo che si apre con i lavori degli anni '50, quelle creazioni realizzate nel periodo di esordio espositivo; la sua prima personale risale infatti al 1949 alla Galleria Carlebach di New York. Grafico, designer e vetrinista: una figura poliedrica che ha saputo nel tempo tracciare la sua strada nella multiforme Arte Pop. Alcuni esempi inediti sono presenti in Triennale nelle prime sale, dove sono esposte le opere nelle quali lo sguardo di Lichtenstein era attratto dall'arte antica, dalle icone medievali oltre che dagli artisti americani del XVII secolo. L'astrattismo europeo, ma anche Picasso e Klee riprendono vita nei colori e nelle tecniche grafiche

'Still Life With Goldfisch', 1974'Still Life With Goldfisch', 1974

utilizzate dall'artista. la storia etnica e popolare della sua America trovano punti in comune con filoni culturali e stilemi contrapposti.

Richiami storici – Il curatore Gianni Mercurio scrive: "Nei primi anni '50, quando Jackson Pollock incarnava il sogno di un'arte americana che aveva estinto i suoi debiti con quella europea, Roy Lichtenstein, da poco tornato nell'Ohio, dove anni prima aveva compiuto gli studi  universitari, dipingeva un insolito repertorio figurativo: la sua arte di allora rivisitava iconografie medievali tratte da fonti celebri come l'arazzo di Bayeux (imponente decorazione ricamata per il palazzo vescovile a Canterbury nell'XI secolo) e reinterpretava dipinti come Emigrant Train di William Ranney (1813-57) o Washington Crossing the Delaware di Emanuel Leutze (c. 1851)".

Pop ed eroi – Dalla fine degli anni Cinquanta compaiono nei suoi dipinti i primi personaggi dei cartoni animati: Topolino, Paperino e Bugs Bunny. Sono queste le sagome con cui spesso si identifica l'arte di Roy Lichtenstein, i suoi fumetti, i suoi grandi volti, la simpatia dei suoi soggetti. A partire dal decennio successivo, da quando nel '61 Leo Castelli diventa il suo gallerista di fiducia e tra i due si instaura un rapporto di amicizia prima che professionale, l'artista segna una nuova strada nella sua carriera. Punta lo sguardo all'arte 'alta': i grandi come Picasso, Matisse, Monet, Cézanne, Léger, Marc, Mondrian, Dalì, Carrà trovato nuova vita nei dipinti dell'americano. Al centro delle sale della Triennale si ammirano le sculture di Lichtenstein della serie intitolata Brushstroke realizzate in metallo smaltato. Negli anni Settanta lavora a numerose Nature morte e realizza opere ispirate al Futurismo, a De Stijl, al Costruttivismo russo, al Surrealismo e all'Espressionismo tedesco. Con la mostra milanese si prosegue fino agli anni '90: artista ormai di fama mondiale è protagonista nel 1993 di un'importante retrospettiva che dal Guggenheim Museum di New York si trasferisce a Los Angeles, Montreal, Monaco, Amburgo e Bruxelles. Risalgono agli ultimi anni le opere di ispirazione cinese esposte nel 1996 nella galleria newyorkese di Leo Castelli.

'Red Horseman', 1974'Red Horseman', 1974

La firma di Roy – "Se per un verso Lichtenstein è un anticipatore del postmodernismo, per l'altro la sua architettura poetica e visiva è coerente con la concezione modernista. Del resto la postmodernità come esperienza storica che investe all'incirca l'ultimo mezzo secolo è indissolubilmente legata alla modernità e al suo significato. Lichtenstein rende evidente quanto complesse siano le dinamiche culturali del nostro tempo. La sua opera dimostra prima di altre che, se è vero che i media hanno cambiato il mondo, è solo svelandone i meccanismi che si può restituire l'arte al mondo" conclude Mercurio. La grandezza di Lichtenstein si riconosce nell'ironia e al contempo nella serietà con cui ha saputo ritrarre la vita di tutti i giorni, scegliendo simboli congeniali alla sua sperimentazione grafica e tecnica. Il ruolo giocato dai suoi quadri, il limite sottile e spesso illeggibile tra finzione e realtà è ciò che attrae l'attenzione nelle sue opere. Anche semplicemente il gioco di materiali pittorici, gli stencil che costruiva e poneva in maniera decisa sugli sfondi, creano quella sorta di gioco capace di descrivere, nella complessità, l'esistenza. Lichtenstein ripropone l'iconografia, le tecniche e i mezzi di comunicazione del sistema massificato: l'osservatore diventa pedina di un gioco più grande di lui in cui è chiamato a riconoscere veri e falsi, copie ed originali, utilizzando pedine prestigiose o banali a cui l'artista dona lo stesso vigore e valore.


'Roy Lichtenstein – Meditations on Art'

a cura di Gianni Mercurio
26 Gennaio – 30 Maggio 10
Triennale Palazzo dell'Arte
Viale Emilio Alemagna, 6
tel 02724341 – 0289010693
(fax) 0272434208
Ingresso: 9 € – 6.5 € – 5.5 €
info@triennale.it
www.triennale.it