Nelle "precedenti puntate" abbiamo cercato di fare il punto della situazione sullo stato dei nostri beni culturali ed artistici, ragionando inoltre sul loro inserimento all'interno di un sistema museale integrato. In questa occasione, vorremmo invece, non privi di una certa curiosità, porre l'attenzione su tutti quei luoghi che vuoi perché non sempre visitabili, vuoi perché non sufficientemente conosciuti per il loro valore artistico, sfuggono inevitabilmente al visitatore comune.
I seguenti spunti vogliono essere quindi dei piccoli flash che, svicolando da una pretesa esaustività analitica, vanno a costituire una sorta di breve vademecum del "turista per caso".

"Professor Spiriti, ci sono secondo lei dei luoghi del nostro territorio che meriterebbero una maggiore visibilità, o una più proficua valorizzazione, anche a favore di una più estesa fruizione?"
"Prima di tutto vi sono luoghi difficilmente accessibili, la cui percezione non dipende da cattiva volontà dell'ipotetico visitatore, ma semplicemente dalla reale difficoltà di accesso. Cito il caso clamoroso di villa Pogliaghi al Sacro Monte di Varese, o di Villa Cagnola di Gazzada. Un ulteriore esempio è poi rappresentato dalla splendida collezione Gianetti di

Saronno che a causa della carenza di aiuti deve fronteggiare un'apertura con orari ridotti".

"Detto questo vediamo altri tipi di realtà, altri spazi meno noti, ma di assoluto livello".
"Uno evidentissimo è S. Bernardino di Aga, una chiesa romanica in Valcuvia con un superbo ciclo, o meglio con una superba stratificazione di affreschi quattro-cinquecenteschi, ma altri casi clamorosi vanno citati sempre in quell'area. Parliamo quindi di S. Rocco di Gemonio con il suo corpus di scultura lignea e S. Primo e Feliciano di Leggiuno, chiesa romanica con materiali tardo-antichi di riuso, a cui andrebbero aggiunti se non altro per alcuni aspetti esaltanti, gli scavi del battistero di Domo Valtravaglia, testimonianza quasi commovente di un battistero plebano tardoantico – proto-medievale".

"Nell'area di Castelseprio poi, dove certamente è nota Torba, meno conosciuti risultano invece i preziosi lacerti di affreschi alto-medievali della parrocchiale di Gornate Inferiore, che sono coevi al grande corpus alto medievale sepriese. Per altri versi, va registrata inoltre la presenza di spazi medievali in sé noti ma non particolarmente valorizzati. Questo è il caso per esempio dello splendido museo

archeologico di Sesto Calende e di quello di Arsago Seprio, tanto per citarne alcuni".

La lista di siti è veramente estesa, testimoniando ancora una volta la ricchezza di luoghi e di opere che troppo spesso sopravanziamo, ignorandone storia e contenuto. Tra questi andrebbero sicuramente considerati tutti quegli spazi ecclesiali mal noti, o conosciuti soprattutto nella loro fruizione religiosa, evidenziandone adeguatamente la loro funzione artistica.

"Concludendo questa rapida panoramica sui tesori nostrani, vale però la pena di citare all'interno del tessuto fittissimo di edilizia religiosa a Busto Arsizio, quella vera "chicca" che è il museo di arte sacra di S.Michele, o ancora a Gallarate, la piccola ma pregevolissima collezione del piccolo museo di Santa Maria Assunta. Una collezione di arte sacra veramente importante".