La copertina del volumeLa copertina del volume

Tutta la Brera ottocentesca – Il lavoro è stato lungo e, come si dice, certosino. Una decina di laureandi in materie artistiche per mesi si sono dedicati, sotto il coordinamento di Roberto Ferrari, a passare in rassegna tutto ciò che, artisticamente ed editorialmente parlando, ha toccato da vicino le vicende espositive dell'Accademia di Brera della Milano ottocentesca; anno per anno, artista per artista, collettiva per collettiva. Ne è uscito un  affresco voluminoso, ragionato, di una materia ancora non sufficientemente indagata con il piglio dell'archivista, un database di informazioni e di nomi e di date che d'ora in poi sono a disposizione di ulteriori approfondimenti.

In barba al fortilizio – Promotrice dello studio, "Vado a Brera. Artisti, opere, generi, acquirenti nelle Esposizioni dell'800 dell'Accademia di Brera" è la bresciana Associazione Culturale Aref, intitolata a due artisti di Otto e Novecento, Emilio Rizzi e Giobatta Ferrari.  Un sodalizio che giunge, con questo, al terzo episodio di una linea editoriale Nuovi itinerari, un volume di 472 pagine, prefato da Elena Pontiggia e  il sostanziale contributo di un pool di giovani studiosi, in barba al "fortilizio dei santoni che si credono detentori della ricerca", si lascia scappare il curatore Ferrari.

Scorcio del cortile di BreraScorcio del cortile di Brera

Cataloghi introvabili – "Un lavoro crediamo utile non solo in merito alla tendenze della pittura del tempo specie nel nord Italia, ma anche in merito ai collezionisti dell'epoca – continua Ferrari – sulla scorta peraltro di studi già significativi come quelli effettuati da Sergio Rebora o Giovanna Ginex". Si tratta di un imponente materiale classificato, frutto della consultazione di 77 cataloghi su un totale di 83; solo una manciata quelli rimasti fuori dalla ricerca perchè introvabili, in un arco di tempo che va dal 1806 fino al 1897, anno dell'ultima Triennale che ha segnato un cambio di rotta dell'Accademia milanese.  "Con risultati in alcuni casi sorpredenti – riprende Ferrari – in merito al ruolo e al profilo culturale dell'istituzione milanese, alla sua capacità di porsi come riferimento".

Il polo più avanzato – "Ne risulta – è sempre Ferrari a raccontare – che Brera seguiva l'andamento dei generi: la pittura di storia o religiosa, derivata dal Settecento perché emblema del potere aristocratico e borghese, ma con frequenti irruzioni della pittura di genere o di paesaggio per adeguarsi alle nuove richieste. E' la prova che Brera ha avuto sin dall'inizio un ruolo preciso di luogo politico-didattico di formazione culturale, capace di indicare le direttrici da seguire". Il secondo aspetto che viene rilevato dalla ricerca, spesso sottaciuto o dimenticato, è la dimensione artigianale della stessa Accademia. "Si pensi che il 98% degli allievi si occupava di decorazione, di ornato, di pratiche artigianali e solo il 2% di pittura e scultura. Era effettivamente il polo italiano più avanzato nella cultura del progetto. Ma è un aspetto che la trionfante cultura idealistica ha sempre messo in secondo piano".

"Vado a Brera. Artisti, opere, generi, acquirenti nelle Esposizioni dell'800 dell'Accademia di Brera"
A cura di Roberto Ferrari
Saggio introduttivo di Elena Pontiggia
Saggi di Giancarlo Biasco, Roberto Ferrari, Salvatore Ferrari, Katia Francio, Silvia Iacobelli, Maddalena Penocchio, Francesca Pensa, Laura Quaranta, Sofia Santi, Nicoletta Serio
Edizioni Aref – Brescia
€ 25.
Per acquistare il volume, consultare il sito http://www.aref-brescia.it/