Quattrocento sono gli anni decorsi dalla nascita della confraternita della chiesa di San Carlo Borromeo a Lugano, il Priore – Gianfranco Guido Baumann – ci racconta la storia e la trasformazione della chiesa nel corso dei secoli:
«buongiorno, mi chiamo Guido Baumann, sono priore laico dei confratelli della chiesa di San Carlo Borromeo a Lugano in via Nassa. Quest’anno festeggiamo quattrocento anni dalla nostra creazione. Se pensiamo che San Carlo Borromeo è morto nel 1584, viene proclamato santo nel 1610 e a quei tempi non c’era internet, con tutti i collegamenti sociali che abbiamo adesso, è notevole la sua proclamazione a santo solo pochi anni dopo. Tra l’altro in Ticino, a Lugano – una città povera e di pescatori – non la città ricca di adesso. Sedici confratelli, uomini a quei tempi, hanno pensato di unirsi e perorarlo. Questa chiesa è del 1640-1642. Inizialmente questi confratelli si riunivano in un’altra chiesa ancora più antica, la chiesa di Santa Maria di Loreto, che si trova alle pendici di questa collina. È sempre stata una chiesa cosiddetta povera perché lo scopo della confraternita era di proclamare San Carlo Borromeo ma anche essere solidali. Lo scopo di una confraternita è essere solidali tra i diversi confratelli. C’erano altri confratelli e altre confraternite in questa città, nel centro, e ce ne sono ancora cinque attive, divise anche secondo i ceti sociali. Questa era una confraternita del ceto operaio e dei pescatori. La chiesa era circondata da un quartiere popolare che è stato demolito, verso il 1930/1940 dalla città di Lugano, perché era diventato un quartiere malfamato. Ora, probabilmente, la città di Lugano si rimarcherebbe per aver preso questa decisione, perché queste antiche case potevano essere ristrutturate ed avere il loro fascino. Comunque, per chi conosce la città di Lugano, come Sassello può essere equiparato al villaggio di Gandria, che, tra l’altro, è diventato un quartiere di Lugano. Il quartiere di Gandria è un paesino di pescatori ma adesso, evidentemente, è un’attrazione turistica».

Daniela Gulino