Como – Una mostra fotografica dal titolo ‘il Senso della Vita’ per conoscere il vissuto di Padre Giuseppe Ambrosoli Beato, è in apertura a Palazzo Broletto da domani  (3 dicembre) dalle 16.30. La rassegna sarà dedicata alla figura del missionario, all’ospedale e alla scuola di ostetricia di Kalongo in Uganda ai quali ha donato l’intera vita.

Il percorso prevede oltre alle immagini dell’archivio storico fotografico della Fondazione Ambrosoli, reportage e video documentari dedicati alla vita di padre Giuseppe. Sarà inoltre esposta una Tela d’artista, performance di Luca Gandola, che nel corso della realizzazione dell’opera inviterà il pubblico a vivere l’esperienza in diretta. L’artista interpreterà attraverso il linguaggio visivo quello che Padre Giuseppe e la sua opera rappresentano.

La mostra fotografica raccoglie foto storiche dall’archivio della Fondazione Ambrosoli e un reportage fotografico e video, realizzato lo scorso luglio a Kalongo, che offre uno spaccato profondo e allo stesso tempo pieno di emozioni e gioia della vita di mamme, bambini, medici e operatori sanitari che insieme trovano ogni giorno ‘il senso della vita’, nella forza gli uni verso gli altri e nel mettersi al servizio dei più vulnerabili. Una comunità che non si è mai persa d’animo, che ha sempre protetto e custodito quel luogo: l’ospedale di Kalongo e la sua scuola, che oggi rappresentano un’ancora di salvezza per centinaia di migliaia di persone. In quei volti, in quei sorrisi c’è tutto ‘il senso della vita’ che Padre Giuseppe ci ha insegnato.

Lungo tutto il perimetro della mostra fotografica, il pubblico viene accompagnato in un viaggio attraverso l’opera che Padre Giuseppe Ambrosoli ci ha lasciato: l’ospedale di Kalongo, la scuola e la comunità che lo circonda. Realizzato da PhotoAid, agenzia fotografica specializzata nell’attività di documentazione del Terzo settore, il reportage fotografico è incentrato sul senso di un profondo rispetto per gli esseri umani con un linguaggio, vivace, dinamico e allo stesso tempo informativo che mette in evidenza tutti i successi conseguiti e le sfide da affrontare.

“Arrivando a Kalongo a poco a poco si scorge il Monte Oret, ‘la montagna del vento’ che domina la savana e l’ospedale di Kalongo: è un luogo speciale che emana qualcosa di molto difficile e forte da spiegare, un’energia protettiva, austera, materna e allo stesso tempo mascolina” – ci raccontano Nicola Demolli Crivelli e Michele Cazzani di PhotoAid – “ Il lavoro svolto da Padre Giuseppe Ambrosoli è stato di una dedizione e amore infinito: dal niente è riuscito a creare una realtà positiva che funziona e che è punto di riferimento per tutta la comunità. Nel nostro reportage abbiamo cercato di trasmettere la profonda gratitudine nel suo operato per l’umanità e la difesa della vita. In qualsiasi luogo dell’ospedale voi vi troviate potrete vedere che la montagna del Vento è là ad osservarvi e a proteggervi, insieme a Padre Ambrosoli”

E’ questa l’eredità di Padre Ambrosoli: un ospedale che è un punto di riferimento per il territorio, unica struttura in grado di fornire servizi sanitari di qualità, ma è anche e soprattutto un motore di cambiamento, di crescita culturale e spirituale perché è riuscito in questi anni non solo a debellare malattie e patologie sul piano epidemiologico, ma anche ad aiutare questa gente da un punto di vista crescita culturale e sociale, contribuendo ad educare e insegnare loro come prendersi cura di sé e della propria famiglia. Una mamma che oggi esce dall’ospedale con il suo neonato sa cosa deve fare per contribuire alla sua crescita. E’ un luogo di sviluppo e formazione globale proprio come nel disegno di Padre Ambrosoli: seguire la via dell’Africa per sostenere l’Africa.

Al centro della sala si trovano le foto storiche dell’archivio fotografico della Fondazione Ambrosoli: ci mostrano un medico e un missionario, ma soprattutto uomo di grande coraggio che in tutti gli sconvolgimenti dell’Uganda ha saputo affrontare con lo stesso coraggio religiosi zelanti, politici, ufficiali militari senza mai cedere a nessuno. Un uomo che primeggiava per umiltà e semplicità, con un controllo di sé straordinario: non era mai arrabbiato, ma sempre pieno di gentilezza, umanità, amore e comprensione per gli altri. Dotato di un alto senso del dovere, di grande generosità e spiritualità: è venuto in Uganda e ha lavorato con amore ed è morto per amore della sua opera e della sua gente. E per questo oggi è beato: fanno da contraltare a queste sue immagini le fotografie che ci sono giunte da Kalongo delle celebrazioni della beatificazione, istantanee di gioia che ci avvicinano a questo popolo, grazie alla figura di padre Ambrosoli e ci fanno guardare al futuro. Completa la mostra fotografica il videoreportage che fa toccare con mano la vita dell’ospedale, della scuola e della sua comunità: una giornata al Dr Memorial Ambrosoli Hospital.

Video documentario “Giuseppe. Vita di Padre Giuseppe Ambrosoli”

Arricchisce la mostra fotografica il video documentario che la Fondazione Ambrosoli ha voluto realizzare in occasione di queste celebrazioni per ricordare la sua figura, ma soprattutto i valori che ha saputo trasmettere e trasmette ancora ancora oggi attraverso la sua opera e i tanti medici e volontari che supportano la Fondazione.
La Fondazione Ambrosoli ha affidato la regia ad un giovane regista, Filippo Castellano, perché guardasse a questa storia con gli occhi dei giovani. Come ha sottolineato Mario Calabresi nella prefazione del libro di Elisabetta Soglio a scritto insieme a Giovanna Ambrosoli – Chiamatemi Giuseppe – Padre Giuseppe è attuale e contemporaneo perché la sua storia contiene tutti quegli ingredienti utili per farne un esempio prezioso per il suo approccio alla vita generoso e professionale.

“La cosa che più mi ha colpito di Padre Giuseppe è che fosse allo stesso tempo molto umile ed estremamente carismatico – ha sottolineato il giovane regista – “Sono due caratteristiche normalmente in aperta contraddizione e il fatto che sono coesistite in una sola persona credo sia straordinario. Le testimonianze che ho raccolto attraverso le interviste dimostrano come la figura di Padre Giuseppe fosse una personalità magnetica e, attraverso le stesse parole delle persone che l’hanno conosciuto, scopriamo come cercasse sempre di restare in disparte e dare priorità agli altri in ogni momento della sua giornata. Questo apparente ossimoro mi ha molto affascinato e mi ha portato a impostare la narrazione con la figura di Padre Giuseppe costantemente al centro del racconto, anche se allo stesso tempo non si vede molto, e nei momenti in cui compare lo fa per breve tempo, in modo estremamente discreto, restando in qualche modo sempre in disparte. A tal proposito la cosa più curiosa che si può notare dalla visione del documentario è come nelle poche riprese di archivio che sono mostrate lui stia sempre fisicamente ai margini dell’inquadratura, come a voler riflettere quella sua tendenza a stare lontano dalla scena, per lasciare sempre spazio agli altri”.

Tela d’artista – Performance artistica open air a cura di Luca Gandola

La riflessione artistica come indagine della realtà e l’arte come strumento di conoscenza che aiuta a costruire ponti sulla realtà, così la Fondazione Ambrosoli ha deciso di usare l’arte per lasciare una testimonianza di Padre Ambrosoli in questo anno dedicato alla beatificazione. Anche in questo progetto ha coinvolto un giovane artista Luca Gandola, originario di Como, che realizzerà una tela dal vivo invitando il pubblico a vivere l’esperienza in diretta nel porticato esterno di Palazzo Broletto.
L’artista Luca Gandola interpreterà attraverso il linguaggio visivo quello che Padre Giuseppe e la sua opera rappresentano, punto di incontro tra il passato, il presente e il futuro.

“La figura di Padre Giuseppe è senza dubbio quella di una persona che ha scelto in maniera estremamente determinata la direzione della sua vita. Uno dei tratti, per me, più di rilievo nella sua storia sono questa certezza cristallina che ha guidato il suo percorso di vita, che nel mondo cristiano si può probabilmente rimandare all’idea di fede, ma che fa eco anche al di fuori della sfera religiosa” – racconta il giovane artista Luca Gandola – “Il fatto che, poi, questa scelta, si traduca nella volontà di aiutare il prossimo, di fare del bene a chi si trova in difficoltà, la rende degna di nota nell’ottica di costruire una società altruista, generosa, attenta: evidenzia degli ideali che ogni società in ogni periodo e parte del mondo dovrebbe avere chiaro. Per questo Padre Giuseppe può essere considerato un esempio positivo di essere umano. Scoprendo, man a mano, Padre Giuseppe attraverso i libri, gli articoli e il suo lascito, ho capito che mi sarebbe piaciuto lavorare sull’impatto sociale che ha avuto, anche attraverso la sua professione e il suo lavoro che sono stati assoluti e sono costati molti sacrifici. Nell’opera saranno quindi centrali quest’idea di essere utili al prossimo e il dialogo con un contesto bisognoso e in difficoltà, ma collaborativo, aperto. L’idea è quindi contrapporre questi due mondi, uno chiaro, sano e determinato, l’altro vulcanico nei colori, anche disequilibrato, saturo e cercare di farli coesistere. Mi piacerebbe che l’immagine che si andrà a creare possa rendere la devozione che Padre Giuseppe ha dimostrato alla causa che ha abbracciato con tenacia esemplare e che possa testimoniare anche la gioia con cui si celebra il suo riconoscimento nel mondo cristiano”. La tela sarà donata dalla Fondazione Ambrosoli alla comunità di Como.

Con questo evento, prendono il via le iniziative della Fondazione Ambrosoli per ricordare la figura e l’eredità che ha lasciato padre Ambrosoli a Kalongo. Lo scorso 20 novembre proprio in questa terra si è svolto il rito della beatificazione, tra la sua gente, dove ha dato la vita per salvare l’ospedale e la scuola da lui fondati, durante la guerra civile che colpito il Paese.

“E’ difficile esprimere quello che tutti noi sentiamo in questo momento, difficile anche comprendere fino in fondo un fatto di così grande portata come l’aver raggiunto il traguardo della santità – dichiara Giovanna Ambrosoli, presidente della Fondazione Ambrosoli – “Padre Giuseppe per me è esempio di amore concreto e operoso…fonte di ispirazione della strada giusta da intraprendere, ciascuno nel proprio contesto e secondo le proprie possibilità, e spero davvero che conoscere la sua storia e la sua opera a Kalongo possa ispirare tanti giovani nelle loro scelte di vita. Con queste iniziative che prendono il via il 3 dicembre a Como vogliamo far conoscere ad un pubblico sempre più ampio la sua figura e la sua opera e abbiamo scelto di farlo coinvolgendo sempre di più i giovani”.

Per la Fondazione, la beatificazione non è un punto di arrivo ma segna un nuovo inizio che rafforza il senso di responsabilità nei confronti della sua eredità materiale e morale. “Ora lavoriamo per l’opera di un Beato e speriamo che la beatificazione di padre Giuseppe – conclude Giovanna Ambrosoli – possa aprire una finestra sull’ospedale e sulla scuola di ostetricia, aiutandoci a portare avanti la sua inestimabile opera e a farne apprezzare l’enorme valore”.

Padre Giuseppe. Il Senso della vita” sarà visitabile sino l’ 8 gennaio dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18. Informazioni: Fondazione Ambrosol Laura Maini T. 344 2968015.

Iniziative collaterali : Una stella per Kalongo
In piazza Duomo a Como, il 3 e 4 dicembre , verranno distribuite le stelle di Natale per raccogliere fondi a favore dell’ospedale di Kalongo.