Una delle opere in mostraUna delle opere in mostra

C'è tempo fino alla fine del mese per visitare la mostra personale di Claudio Rubino. Nelle sale dell'Art Hotel di Varese, in Viale Aguggiari, saranno esposte dodici opere ad olio dell'autore indunese. L'ingresso è libero, senza limiti di orario. Chiuso il venerdì e la domenica sera.

Nato nel settembre del 1954, Claudio Rubino vive e lavora a Induno Olona. Dipinge sin dall'infanzia e, dopo le scuole dell'obbligo, si iscrive al Liceo Artistico di Busto Arsizio frequentandolo tra il 1968 e il 1972, anni in cui l'istituto era ancora una sezione staccata dell'Accademia di Brera di Milano e si fregiava della presenza di prestigiosi docenti.

Correnti artistiche come il surrealismo e più tardi il realismo espressionista, hanno caratterizzato le sue opere pittoriche.
Dal 1975, svariate mostre hanno scandito la sua carriera, raccogliendo sempre positivi consensi, sia dalla critica che dal pubblico.

Dal 1979 si è avvicinato alla fotografia, dedicandosi a quella naturalistica.
Numerose sue immagini sono state pubblicate su varie riviste italiane ed estere. Ha collaborato con alcune importanti agenzie milanesi di immagine e tenuto corsi di fotografia. Ha realizzato inoltre numerose proiezioni e mostre fotografiche.

Nel 1994 è stato vincitore del prestigioso Concorso di Fotonaturalistica Sierra Photo Contest a San Francisco (USA), uno dei più importanti a livello internazionale.
L'interesse e l'amore per la Natura lo portano a frequentare l'Università di Milano per laurearsi, nel 1989, in Scienze Naturali. In quegli anni è divenuto membro dell'Associazione Fotografi Naturalisti Italiani (AFNI).
La ricerca fotografica è andata evolvendosi parallelamente a quella pittorica e ne è stata una diretta ispiratrice attraverso le forme, la luce ed i colori della natura. I dipinti, ad olio, rappresentano il completamento di un originale approccio visivo alle bellezze naturali, attraverso una tecnica elaborata e una riproduzione meticolosa dei soggetti.

Una delle opere in mostra a VareseUna delle opere in mostra a Varese

Pubblichiamo di seguito un estratto critico di Luciana Schiroli (maggio 2001): "La rappresentazione di Claudio Rubino, che da un lato avvince l'occhio e dall'altro lo spiazza per bagliori non solo cromatici, provoca una curiosità che è di ordine non solo mentale ma profondamente emozionale ed archetipico. Provocazione visiva che diventa provocazione esistenziale in un gioco fatto di riflessi, di doppi, di metafore e allusioni: un po' come nella vita, quando ci si trova di fronte a tanti sentieri, a un bivio che impone una scelta, una risposta senz'altro. Ebbene, questa filosofia del mondo e delle cose, intese come parti di un contesto ben più ampio, si avvale con Rubino di una abilità pittorica che diventa ombra e luce, in un gioco di contrasti accesi, capaci di rendere l'oggetto "altro" da quello che è: incantesimi e inquietudini si mescolano nell'opera che diventa specchio. Rubino ricorre alla perfezione assoluta del paesaggio più immaginato che reale, alla nettezza della linea, all' illuminazione interiore del colore, al riflesso narcisistico del paesaggio che trova proprio nell'acqua il suo elemento specchiante. Una pittura "colta", nella quale si possono ravvisare molte suggestioni filosofiche, letterarie, esoteriche, anche se, ricordiamocelo, è dallo stupore che inizia tutto; la poesia e l'arte, l'espressione più lirica dell'essere umano. L'opera da lui prodotta non è che una tappa di un processo più ampio di conoscenza di sé e del mondo, perché l'uomo e il mondo fanno parte di una natura ben più grande e misteriosa, nella quale ogni particella trova la sua giusta collocazione. Opera dunque come espressione fenomenologica di una realtà superiore che, proprio perché ancora in parte nascosta, conduce l'occhio dello spettatore oltre il dato reale e l'anima oltre l'esperienza del quotidiano: ha inizio così un'avventura totale, di conoscenza soprattutto, alla quale non è estranea una sorta di leggera inquietudine perché la ricerca, e questo lo si sa e lo si teme, potrebbe non avere mai fine".