San Donato Milanese – Con oltre 100 opere, Cascina Roma, polo per l’arte contemporanea alle porte di Milano ha aperto gli spazi espositivi a Carola Mazot Mazot (Valdagno 1929 – Milano 2016) con la mostra intolata “Un ritorno della poesia”.
Un viaggio poetico racconta, per decadi, dalle prime tele, alcune delle quali mai esposte prima, alle ultime creazioni dell’età matura, la sua storia artistica iniziata nei primi anni ‘60 e ancor oggi attuale.

Artista veneta di nascita, milanese di adozione, inizia la sua formazione all’Accademia di Brera sotto la guida di Marino Marini e Giacomo Manzù. Fgura femminile dirompente nelle scelte di vita e di lavoro, fin dai primi anni Sessanta; frequentatrice del Jamaica,  storico locale di ritrovo di molte figure dell’arte e della scrittura.

L’esposizione di San Donato Milanese, che ricostruisce e illustra come l’opera dell’artista si sia sviluppata e modificata nel corso dei decenni, si snoda in un percorso cronologico stilistico partendo dal primo periodo pittorico dell’artista dove si può intuire quanto la realtà, la più interessante, misteriosa e imperscrutabile, stia nell’essere umano e nel suo volto. Visi quasi sempre ripresi di tre quarti, celandone una parte che diviene così inafferrabile in una espressività e interiorità silenziosa e potentente.
Nel decennio successivo i “volti” sono affiancati e circondati da strumenti ad arco. La sorella organista e la figlia violinista la portano a frequentare ambienti legati alla musica. Influenzata da queste atmosfere, ritrae musicisti dal vero, singoli o in orchestre, che prendono forma tra tenui cromatismi e suggestioni d’incanto . In mostra anche ritratti che Mazot fece a personaggi della cultura e dell’arte.
Le opere della fine anni ‘80, ‘90 e 2000 sono invece caratterizzate dai corpi in movimento degli atleti. Le figure impetuose si muovono all’interno di una composizione libera, mossa, con una splendida essenzialità che guida tutto l’insieme compositivo dove, predominanti sono l’impeto, lo slancio e il dinamismo. A questo proposito l’artista scriveva : “E’ un soggetto che mi affascina e che mi dà più libertà perché il pennello si lancia seguendo spinte irresistibili”.
Sono degli stessi anni i lavori ispitati alla natura. Un periodo più informale e gioioso che descrive,nei luoghi dove spesso si sposta tra Milano e la casa sulle Alpi Lecchesi, fra i boschi  che tanto amava. Ecco dunque affiorare alberi, radici, fiori, foglie e rami intrecciati fra libertà di luce e colore. Dipinti di getto e senza ripensamenti. Pesaggi che lasciano immaginare spazi dove il bello della natura è ancora possibile.
La mostra, a cura di Stefano Cortina, è accompagnata da un catalogo con testi critici di Giorgio Seveso, Chiara Gatti, Mario De Micheli e Franco Loi. Fino al 14 novembre. Orari al pubblico: lunedì – sabato 9.30 – 12.30, 14.30 – 18.30; domenica e festivi 10 – 12.30/15– 19.

Cenni biografici

Carola Mazot (Valdagno 1929 – Milano 2016) veneta di nascita e milanese di adozione, è una figura femminile dirompente in un’epoca, tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, in cui essere artiste donne incontrava non pochi ostacoli dal mondo delle gallerie.
Mazot inizia lo studio della pittura a tredici anni con il nonno materno, il pittore veneziano post-impressionista Vettore Zanetti Zilla, uno studio che descriverà nei suoi diari: “Le sue lezioni tutti i giorni, lo stare con lui che mi faceva notare di quanti verdi era composta una massa d’alberi, oppure scoprire il barlume di luce che contorna gli oggetti dando un senso al volume, era molto importante”.
Successivamente approfondisce negli studi di Donato Frisia e Lorenzo Pepe. La sua formazione è legata all’Accademia di Brera durante gli anni Sessanta, sotto la guida di Giacomo Manzù, Marino Marini e Pompeo Borra.
In anni di grandi fermenti artistici frequenta il Jamaica, storico locale in via Brera, punto d’incontro fra artisti e letterati. Conosce Roberto Crippa, Gianni Dova, Aligi Sassu, Alik Cavaliere, Ernesto Treccani che le fece alcuni ritratti, Giuseppe Migneco, il critico Mario De Micheli e il poeta Franco Loi che scrivono e scriveranno per molto tempo sui suoi lavori. Sposa lo scultore Guido Di Fidio.
Numerose sono le sue opere in collezioni private e presso alcuni musei fra i quali il Museo della Permanente, il GASC Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei di Milano e Pinacoteca di Ruffano.Sue opere d’arte sacra sono conservate nelle Chiese San Gregorio Magno, San Luca Evangelista, San Giovanni in Laterano a Milano.Una collezione di 37 tele è conservata e visionabile presso il suo comune di nascita, Valdagno, in esposizione permanente nelle sedi comunali.
Ha esposto a: Milano, Verona, Venezia, Lugano, Vienna, Parigi, Lione, Varsavia, San Francisco e New York.