Tiziano, Donna allo specchioTiziano, Donna allo specchio

Arriva Natale, tempo di regali e tempo anche di giorni, lunghi, di vacanza. E allora perché non andare a vedere qualche mostra? Ne segnaliamo due di sicuro gradimento: una a Milano, proprio nel cuore della città, a Palazzo Marino, sede del Comune; l'altra un po' più distante, a Genova, in un aulico palazzo di Strada Nuova, superbo esempio di urbanistica cinquecentesca.
A Palazzo Marino, seguendo una felice consuetudine che ha già visto presentare negli anni passati, in sala Alessi, capi d'opera di Leonardo e del Caravaggio, é esposta durante il periodo delle festività la Donna allo specchio di Tiziano, prestata dal Museo del Louvre grazie all'apporto determinante dell'Eni. Si tratta di un capolavoro giovanile dell'artista cadorino, qui ancora influenzato dal maestro e amico Giorgione. Egli ritrasse una florida dama intenta a sciogliersi una ciocca dalla chioma bionda e fluente, felice di vedere nell'intimità di una stanza le sue venuste forme in totale integrità grazie a due specchi, uno dei quali presentatole dal suo uomo in complice ammirazione.

Ovvio che un'opera così sia carica non solo di bellezza e di eleganza, ma anche di significati reconditi, passati al vaglio nel corposo catalogo di Skira dai numerosi studiosi chiamati a raccolta e dai due curatori dell'esposizione. Di là dalle svariate, suggestive proposte iconografiche,

Bartolomeo Guidobono, L'Angelo appare ad Agar nel boscoBartolomeo Guidobono, L'Angelo
appare ad Agar nel bosco

resta comunque il fascino, sottile e misterioso, di questo ritratto che per la spavalda consapevolezza della donna va oltre al dato particolare per assurgere alla dimensione universale dell'eterno femminino.

A Genova la mostra sui Guidobono é allestita in palazzo Lomellino ed é a cura della più autorevole studiosa della pittura ligure del tardo Seicento: Mary Newcome Schleier. Riunisce una ventina di tele dei due fratelli di Savona, Bartolomeo (1654-1709, anche sacerdote) e Domenico (1668-1746) che lavorarono in stretta contiguità, tuttavia ritagliandosi nell'operosa bottega una propria sigla distintiva. Bartolomeo giunse ad inserire le scene trattate, sia sacre, sia profane, in atmosfere schiarite e luminose e in paesaggi di impalpabile leggerezza dove la straordinaria e fervida stagione del Seicento genovese si stempera in lirica grazia: l'episodio dell'Angelo che appare ad Agar nel bosco ha ormai un andamento profano, fin sensuale, e una delicatezza tutta rocaille.

Domenico Guidobono, Primavera o Flora (part.)Domenico Guidobono, Primavera
o Flora (part.)

Domenico scelse invece di esibire la sua perizia soprattutto nelle nature morte che diventarono gran pezzi di bravura inserite dentro i quadri composti dal fratello. Ma anche quando Bartolomeo morì, Domenico, che gli sopravvisse per più di trent'anni, seppe sostenere da maestro composizioni impegnative come prova in mostra la tela raffigurante non si sa se la Primavera o Flora, una tela davvero ricca di figure in movimento, di animali, di fiori, di oggetti, tutti magistralmente presentati.

I due fratelli, al pari di altri artisti genovesi di tardo Seicento – Domenico Piola e il genero Gregorio De Ferrari – furono particolarmente apprezzati nelle terre subalpine e a Torino dove abbellirono con affreschi il palazzo del Duca di Savoia e qui, ripropositori efficaci anche della preziosa lezione del Correggio, furono visti dai lombardi ivi operanti: Legnanino, Salvatore e Francesco Maria Bianchi da Velate in primis. Se si guardano le opere di questi ultimi, presenti in buon numero anche sul territorio varesino, si intende come certa morbida modellazione delle figure, certi andamenti svirgolati abbiano trovato ispirazione proprio da codesti maestri venuti da Genova.