Croce di AribertoCroce di Ariberto

Ogni libro ha la sua Storia –  Quella contenuta in questa preziosa iniziativa editoriale inizia mille anni fa, al tempo in cui il suddiacono Ariberto da Intimiano legò per sempre il suo nome alla basilica di San Vincenzo di Galliano presso Cantù, facendovi traslare sacre reliquie e lasciando tangibile eco della nuova dedicazione nelle pitture murali e in un'epigrafe commemorativa tuttora visibili nell'antico edificio. La presentazione del volume, organizzata dal Dipartimento di studi medievali, umanistici e rinascimentali dell'Università Cattolica in collaborazione con l'Associazione Ariberto d'Intimiano, è stata presieduta da Anna Segagni dell'Università di Pavia, da Giuseppe Sergi dell'Università di Torino e da Paolo Tomea docente di Storia della Chiesa dell'Università Cattolica. L'iniziativa è stata coordinata dalla professoressa Mirella Ferrari, docente di Letteratura latina medievale all'Università Cattolica di Milano.

Ariberto illumina anche il presente – Il millenario della dedicazione della chiesa di Galliano da parte di Ariberto, custos di San Vincenzo, costituisce un'occasione per porre nel giusto rilievo la straordinaria figura di questo arcivescovo e il tempo in cui visse. Con tale finalità l'Associazione Ariberto d'Intimiano (www.aribertodaintimiano) ha promosso la realizzazione di questo volume con l'intento di tratteggiare un quadro completo dell'operato dell'arcivescovo e della sua epoca avvalendosi del contributo di numerosi studiosi. L'ottica interdisciplinare e i numerosi affondi storici condotti con indiscusso rigore scientifico rendono il volume un sicuro riferimento storiografico e culturale, arricchito inoltre dalla presenza di un ampio apparato iconografico e dalla traduzione in inglese delle sintesi dei singoli saggi. Il volume presenta un'indagine approfondita su committenze artistiche, cultura religiosa, storia di istituzioni politiche della Milano medievale e non solo.

Copertina volumeCopertina volume

Torniamo a quel lontano 1007 – Ci sono luoghi che più di altri conservano, anche attraverso molti secoli, la memoria dell'azione e della volontà dell'uomo: uno di questi luoghi è la collina di Galliano. Tutto qui parla di Ariberto da Intimiano e della fede che lo spinse a riconsacrare la chiesa di San Vincenzo il 2 luglio 1007. I dipinti e le iscrizioni hanno ispirato, mille anni dopo, la realizzazione di questo libro che si configura come una tappa di un progetto culturale ben più vasto. Il volume, vero e proprio antidoto contro tutti i luoghi comuni di certa "cattiva storiografia", coniuga sapientemente divulgazione e ricerca di alto profilo scientifico. Dopo una prima breve sezione che comprende una visione dell'Europa conosciuta da Ariberto e un suo profilo biografico, il volume si presenta diviso in tre parti identificate con titoli che riprendono versi dell'iscrizione sepolcrale di Ariberto.

Le sezioni del volume – 'Cui quondam claruit orbis' (colui al quale un tempo il mondo rifulse) apre la sezione dedicata ad Ariberto committente di eccezionali opere d'arte, a partire dalla basilica e dal battistero di Galliano, soffermandosi sulle questioni di archeologia, architettura, pittura ed epigrafia. 'Nimioque decore vigebam' (fra troppi onori vivevo) introduce alla sezione di storia istituzionale, in cui si trattano diversi aspetti della vita di Ariberto, da quelli più privati – come i rapporti di parentela – a quelli pubblici dei rapporti tra il presule e la città di Milano, il papato e l'impero. 'Sibi, dic, ignosce, Redemptor' (di', perdonalo, o Redentore) introduce all'ultima sezione del volume, dedicata alla memoria di Ariberto e al suo 'futuro'. L'attenzione è rivolta ai testamenti dell'arcivescovo, alle vicende della sua tomba, alla sua memoria filtrata attraverso le pagine della cronachistica medievale, infine all'impronta lasciata dal grande presule nel luogo da cui proveniva la famiglia da Intimiano. Conclude la terza sezione un Atlante con tutte le rappresentazioni conosciute di Ariberto, da quelle volute dallo stesso arcivescovo a quelle di età moderna. Chiamato dai cronisti medievali 'onore dell'Italia' e 'lume del regno', Ariberto, mille anni dopo, illumina anche il presente.

 

Ariberto da Intimiano. Fede, potere e cultura a Milano nel secolo XI
A cura di Ettore Bianchi, Martina Basile Weatherill, Miriam Rita Tessera, Manuela Beretta
Silvana Editoriale, 560 pagine
Per informazioni: www.aribertodaintimiano.org