Scorci di paesaggi italiani, attimi di vita intrappolati nella tela, emozioni ed un pizzico di ironia, sono solo alcuni degli ingredienti che Dietrich Bickler utilizza per armonizzare e rendere uniche le sue opere.
Bickler, artista di origine alsaziana, sulla propria pelle ha vissuto il dramma dilaniante che solo le terre contese in guerra sanno dare. "I miei genitori si sentivano tedeschi, i francesi ci volevano francesi e quando compii i cinque anni, era appena finito il grande macello che aveva sconvolto l'Europa. La Germania era cancellata, i francesi non ci volevano più francesi e cos' siamo finiti in Italia, paese ospitale ed accogliente".
Nel 1948, a soli otto anni, arriva in Italia, a Portofino, prima di approdare sulle sponde del Lago Maggiore alla metà degli anni '50. "Frequentai i corsi all'Accademia di Brera, ho provato a studiare da architetto, lavorando con mio padre, ma dopo la prima mostra nel 1971 alla Galleria delle Colonne di Milano ho capito di voler fare solo il pittore".
Lui stesso racconta il suo intento poetico: "Mi dedico in particolare al paesaggio mediterraneo, al ritratto e alla satira. Che campo straordinario è la fauna umana! Quant'è bello e brutto, simpatico e atroce, attraente e ripugnante, interessante e anche noiosissimo questo formicaio, dove ognuno è convinto di essere il centro dell'universo! Io ne faccio parte".
Osservando i suoi dipinti, quelli ad olio o a tecnica mista, si viene trasportati in un mondo senza tempo: i paesaggi resi attraverso campiture di colori nitidi, spesso rappresentanti scorci del lago oppure della Toscana, sono frutto di una fusione tra l'istinto espressivo tipicamente nordico ed il senso estetico dal sapore mediterraneo. Linee pure per tracciare i contorni, il colore del cartoncino, un gioco di sintesi che, muovendosi in un ambito poetico di riduzione purista della realtà, non risulta mai scontata o peggio arricchita da inutili elementi di sovrappiù. Scorrendo le sue opere, tutto ciò che concorre alla creazione dell'immagine viene attentamente armonizzato e nulla è lasciato al puro caso. Le composizioni si muovono entro una stilizzazione bidimensionzle, riducendo il soggetto, paesaggio o natura morta, ad un'opera geometrica, al limite dell'astrazione.
Nelle sconfinate e terrose colline non c'è però mai spazio per l'uomo. Esso compare nelle sue satire, uomini dai profili taglienti, facce beffarde, una descrizione degli eccessi del mondo d'oggi senza filtri e censure. Bickler non rinuncia affatto ad entrare nelle contraddizioni della vita quotidiana, per tracciarne incisive ed ironiche rappresentazioni destinate ad evidenziare vizi e debolezze, quasi sempre dall'esito grottesco.