Modena – E’ un’esposizione che celebra uno dei maestri della caricatura del primo ‘900: Umberto Tirelli. Nei rinnovati spazi del Complesso San Paolo del Museo Civico duecentotrenta opere, tra disegni, sculture, pitture, maschere e burattini raccontano l’artista celebrando i centocinquant’anni dalla sua nascita.

L’esposizione approfondisce la centralità di una figura che fece della caricatura l’unico e imprescindibile mezzo di espressione, giungendo a imporsi a livello nazionale ed europeo. Tirelli è stato in grado di offrire uno sguardo acuto e ironico sulla borghesia e sull’establishment locale e nazionale nel complesso dei loro aspetti sociali, politici e culturali, in un arco storico compreso tra la Belle Époque e la Grande Guerra, il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, fino alle tensioni internazionali che hanno segnato l’inizio della Guerra Fredda e gli albori del primo boom economico.

Intrecciando arti visive e spettacolo, Tirelli ha interpretato il più grande “teatro della vita” nella sua eterogeneità, regalandoci una lettura critica del suo tempo e dei suoi protagonisti.

Il percorso espositivo, prende avvio dallo studio dell’artista con gli arredi disegnati da lui stesso, i libri, le riviste, gli oggetti e gli strumenti che, nel suo essere spazio fisico e mentale, narra il metodo di lavoro e la sua personalità esuberante.

Punto focale della rassegna è il “Teatro nazionale delle Teste di legno”, opera originale alto più di 6 metri, completa di scenografie e burattini, sopravissuto e qui esposto a un secolo dalla sua creazione. Si tratta di un manufatto straordinario, caso unico di teatro caricaturale animato da burattini di grandi dimensioni raffiguranti i più noti esponenti della politica, del costume e della cultura nazionale del periodo. Tra i personaggi: il re Vittorio Emanuele III, Gabriele D’Annunzio, Papa Benedetto XV, Giovanni Giolitti, Giosuè Carducci, Giacomo Puccini, Mussolini, Eleonora Duse, fino alle maschere della Commedia dell’arte e quella modenese di Sandrone.

Uno sguardo sul quel periodo storico e i suoi protagonisti internazionali, che condensa la pluralità dei linguaggi utilizzati dal maestro, nonché l’affinamento di come sarà in occasione della sua ultima produzione scultorea, in parte esposta alla Quadriennale di Roma del 1951, tra cui  figurano Stalin, Churchill e Roosevelt, ma anche Totò, De Gasperi e Togliatti.

In occasione della mostra è stato donato al Museo Civico di Modena un nucleo di 130 opere rappresentative dell’attività dell’artista provenienti da una collezione privata che arricchisce il patrimonio del museo dedicato al disegno umoristico e ai burattini. Un tassello importante per raccontare il ruolo avuto dalla città nel panorama nazionale dell’espressione satirica, grazie anche alle numerose riviste , e dal secondo dopoguerra, con la cosiddetta “scuola modenese” del fumetto e dell’animazione.

Durante il periodo di apertura della rassegna, si terrà una serie d’iniziative collaterali, come spettacoli di burattini, laboratori didattici oltre alla possibilità di assistere in diretta al restauro dei burattini di Emilio Zago, Tina di Lorenzo ed Errico Malatesta, condotto da Gloria Forghieri del Laboratorio Alma Atelier di Carpi. Un’occasione unica per capire modalità di realizzazione e di intervento su maschere, marionette in cartapesta e abiti, frutto di un meticoloso processo creativo. Affiancato dalla moglie Clara, infatti, Tirelli disegnò gli abiti fedelmente ispirati a quelli dei personaggi, creazioni sartoriali di alto livello, sia per le stoffe sia per gli accessori come bottoni, spille, collane e orecchini  fino alle acconciature.

Sarà possibile visitare la mostra sino al 25 Aprile nei seguenti giorni e orari: da martedì a venerdì: 15-19; sabato, domenica e festivi: 10-19; lunedì chiuso. Dall’8 gennaio: venerdì, sabato e domenica: 10-19

Biografia

Dopo la formazione al liceo San Carlo di Modena, Tirelli si confronta con la realtà del suo tempo di cui offre uno spaccato ironico attraverso l’editoria satirica locale. Figura tra le più originali dell’ambiente artistico-letterario modenese degli anni della Belle Epoque, nel 1896 entra nella redazione del giornale satirico “Il Marchese Colombi”, creato da Alfredo Testoni, per poi fondare quattro anni dopo “Il Duca Borso”, il più importante giornale umoristico in cui trionfano le sue caricature delle più note personalità cittadine, stilisticamente aggiornate sulla base dell’editoria satirica europea in particolare francese. La sua partecipazione alla testata si conclude nel 1908, in seguito al  trasferimento a Bologna. Qui  entra in contatto con l’ambiente delle riviste satiriche locali attraverso le testate “Il Fittone”, con cui lavora a fianco di Augusto Majani in arte Nasica, “Il Giornale delle Beffe” e “Il Punto”, che fonda nel 1913. In piena Grande Guerra, con l’amico editore Angelo Fortunato Formiggini pubblica “I protagonisti”  (1917), una cartella contenente le sferzanti caricature dei Reali e i capi di stato coinvolti nel conflitto, in parte esposte a Londra, Chicago e Liverpool. Mantenendo inalterato il suo pungente sguardo sulla realtà, nei primi anni venti concepisce un’originale forma di teatro di burattini caricaturali di grandi dimensioni aventi come soggetti i maggiori personaggi del jet-set italiano del tempo, dalla politica alla cultura, alla religione, allo spettacolo: si tratta del Teatro Nazionale delle Teste di Legno. Agli anni trenta e quaranta appartengono creazioni di allestimenti scenici, carri allegorici e illustrazioni caricaturali sulle pagine del “Resto del Carlino”. In queste ultime in particolare, ad imporsi è il panorama dello star system hollywoodiano: da Greta Garbo e Charlie Chaplin, Gary Cooper e Marlene Dietrich, Stanlio e Ollio fino a Buster Keaton e Topolino.

E.F.