Tre spazi varesini dismessi: l’ex stazione dei tram “Bettole”, di viale Aguggiari, l’ex ufficio d’igiene di via Staurenghi, e l’ex deposito merci della stazione FS, sono stati definiti Avanzi. Luoghi cioè che hanno smesso di svolgere la funzione per la quale erano stati realizzati e che ora si trovano in uno stato di sospensione, in attesa di essere reinseriti nel tessuto vivo sociale della città, privi al momento di qualsiasi interesse commerciale.

Cinquantaquattro studenti di design degli interni del Politecnico di Milano – in collaborazione con l’assessorato alla pianificazione territoriale, programmazione e realizzazione opere pubbliche – dopo averli studiati hanno proposto interventi in grado di assegnare loro nuove funzioni e possibilità d’uso, facendo ricorso a dispositivi allestitivi, capaci di accogliere nel progetto come un “dono” gli elementi di degrado presenti nei luoghi stessi.

Gli avanzi presenti sul territorio possono rappresentare una risorsa straordinaria, non solo in quanto luoghi disponibili a svolgere una nuova funzione, senza produrre ulteriore consumo di suolo, ma anche in quanto custodi di memorie e storie umane che andrebbero altrimenti disperse. Si può parlare di “estetica dell’avanzo”, o di “design del non-finito”, come prospettiva per attribuire ai luoghi un carattere rappresentativo delle condizioni di provvisorietà, precarietà, transculturalità proprie della contemporaneità.

Luciano Crespi, professore ordinario di design e coordinatore del Corso di Studi di design degli interni del Politecnico di Milano, ci racconta: “I ragazzi hanno realizzato 28 progetti, 9 per ciascun complesso, divisi in gruppi.

Per quanto riguarda l’ex deposito delle Ferrovie si è pensato a una funzione culturale legata al tema dell’arte contemporanea: una sorta di laboratorio legato all’arte nato anche con una discussione fatta con l’artista varesino Ermanno Cristini. Altri due gruppi hanno reso funzionale lo spazio ad introdurre laboratori e una caffetteria molto particolare ispirata ad un modello usato in America durante il proibizionismo che si chiama speakeasy dove si entrava in locale soltanto scovandolo. Altri studenti hanno introdotto anche funzioni commerciali legate al tema della birra, come produzione e consumo. Altri ragazzi hanno pensato al coworking, quindi al lavoro collettivo, trattandosi anche di un edificio situato in corrispondenza della stazione.

L’ex ufficio Igiene è un tema complicato anche per la funzione precedente ma l’edificio presenta degli elementi rimasti di grande valore, nonostante la fase di abbandono. A noi è sembrato molto interessante non tanto l’architettura che non è particolarmente significativa ma proprio l’impianto: ad esempio la scala che distribuisce due saloni poi annullati per la trasformazione che la villa originaria ha subito nel tempo. Qui abbiamo avuto qualche indirizzo da parte dell’Amministrazione quindi sono stati introdotti spazi legati al coworking e allo studio. Un gruppo ha fatto una scelta audace immaginando che si possa introdurre una sorta di mercato coperto e quindi pensare a delle funzioni legate alla tradizione. Un’altra soluzione molto interessante è nata da una discussione e da un confronto con chi gestisce a Varese Film Studio 90: l’idea era di trasformarla in una “Casa del Cinema”. Con spazi della produzione per costruire un incubatore per promuovere una nuova professione di piccoli produttori di film che vanno al di fuori dei circuiti tradizionali.  

Per l’ex Stazione dei Tram è stato affrontato il tema ardito ma stimolante del teatro: l’idea era di pensare in questa struttura con un’area esterna, un teatro d’avanguardia in è cui lo spettatore che si muove e lo spazio è già una scenografia. Altri gruppi invece hanno pensato di valorizzare la componente legata alla collocazione perché questo luogo è un crocevia sulla strada che porta al Sacro Monte: quindi piccoli spazi ospitali che sono una sorta di bed & breakfast destinati però valorizzare gli aspetti più interessanti del paesaggio varesino. Sempre per la posizione, è stata valutata la possibilità di realizzare, confrontandosi con Ciclocittà e altre associazioni, la “Casa della Bicicletta”: quindi un luogo dove i ciclisti e gli amatori delle biciclette possano trovare una serie di servizi, una piccola officina, spazi per comunicare la cultura della bicicletta, organizzare serate su questo tema”.

 

Cristina Pesaro