Il nostro viaggio in Thailandia, compiuto nel gennaio del 2017, ha senza dubbio riservato enormi sorprese. Ingenuamente credevamo che quella terra rappresentasse tutto sommato una meta semplice, quasi scontata con belle spiagge e poco altro. Una destinazione ottima per passare una decina di giorni di mare in relax e tranquillità. In realtà il percorso ha toccato luoghi non ancora fagocitati dal turismo e ci ha rivelato un cultura con risvolti interessanti, una religiosità autentica, il tutto immerso in una natura a tratti incontaminata dove è stato bello fermarsi per un po’ a respirare.

Ecco l’itinerario seguito e le principali mete visitate nel viaggio durato 9 giorni. Bangkok – Wat-pho (Buddha reclinato), Yaowarat, Sky Bar sulla Terrazza della Lebua State Tower 54° piano, Patpong (quartiere a luci rosse), Wat Trainit (Tempio del Buddha d’oro), museo sull’immigrazione cinese, Tour dei canali di Thomburi con barca, Palazzo Reale, Buddha di Smeraldo (Wat Phra Kaeou), Wat Arun (Tempio dell’Aurora), Phra Sumen Fort (parco), quartiere Banglam Phu, Shau san Road (quartiere dei backpacker), Isola di Kolipe – spaggia Pattaya beach, walking street (l’unica strada dell’isola…), Sunset beach, gita in barca (barriera corallina), Isola di KO Lanta – Old Town, spettacolo di danza rituale, villaggio pescatori, tempio sull’acqua, Elephant trip nella foresta (grotte, cascate), Phi-phi Island – in barca all’isola di ko phiphi lee, Maya bay, spiaggia Pileh lagoon, Monkey Beach, snorkeling barriera corallina, PUKET – Sirnath National Park.

Riporto qui di seguito la prima parte di un mio breve racconto dal titolo “Elephants walk again” ambientato sull’isola di Koh Lanta. Volete sapere come va a finire? Non perdetevi la prossima puntata, tra una settimana!

L’animale è immenso e non sembra affatto tranquillo. Dondola in continuazione in una spaventosa danza sincopata, risultando instabile nonostante le sue zampe abbiano la dimensione di tronchi giganti.

Avanza e poi subito arretra, avanza e arretra, barrisce minacciosamente: avverte l’uragano in arrivo. Il suo conducente, una specie di Sandokan con tanto di bandana in testa e machete in mano, è certamente più spaventato di lui. Rimane immobile, con le orecchie tese come un felino pronto ad attaccare o forse a scappare. Sente il pericolo sulla sua pelle. Ad un tratto si volta indietro rapido e alza gli occhi verso la Montagna.

Al mio sguardo interrogativo risponde sottovoce: “Elefanti hanno paura di Alberi. Alberi cadono per il vento. Spiriti dell’isola sono arabbiatti. Non so motivo. Ma tanto arabbiatti. Meglio andare da questa parte. Giù, lungo il fiume…”

Sembra che stia per scatenarsi un inferno meteorologico, forse ingestibile anche da questa gente d’Asia che dovrebbe esser pratica di monsoni e cataclismi vari.

Ivo Stelluti,
Il Viaggiator Curioso