Interno Casa del FascioInterno Casa del Fascio

Quando si parla dell'architettura comasca non si può non pensare al Razionalismo italiano, che qui trovò il suo terreno più fertile, forte della presenza di alcune delle figure più carismatiche di tutto il movimento moderno. Esponente di spicco di questo nutrito gruppo di artisti-architetti locali fu il giovane Giuseppe Terragni, già promotore e firmatario (assieme al Gruppo 7) all'età di ventitré anni, di un insieme di scritti pubblicati sulla rivista "Rassegna Italiana" e considerati a tutti gli effetti il Manifesto del movimento Razionalista. Ma dell'enfant prodige dell'architettura lariana, e italiana, non sempre si ricordano tutte le opere, fossilizzandosi, a scapito della memoria dello stesso, solo sul progetto più lungo e tormentato: la Casa del Fascio.

In realtà nel suo breve ma proficuo percorso Terragni ci ha regalato diversi gioielli architettonici, primo fra tutti l'edificio Novocomum (1927-1928), noto a molti come il "transatlantico" comasco, che lo inserì di prepotenza nel dibattito del tempo, mettendone in luce l'atipica e precoce genialità. Una costruzione massiccia a cinque piani che, alternando volumi cubici e cilindrici, alleggerisce visivamente la struttura e mette in luce quel gioco di materiali (cemento armato e vetro) e di pieni e vuoti, che sono diventati i tratti distintivi della sua poetica architettonica. È qui che si trova il primo vero

Antonio San'Elia, Centrale elettrica, 1914Antonio San'Elia,
Centrale elettrica, 1914

imprinting del movimento.

Segue nei primi anni Trenta la realizzazione, insieme al fratello Attilio, del non meno famoso Monumento ai caduti di Como (1931-1933) per il quale il Duce impose – su suggerimento del prezzemolino Filippo Tommaso Marinetti – la trasformazione di un disegno realizzato nel 1914 da Antonio Sant'Elia per un'ipotetica centrale elettrica a forma di "torre-faro". Ripulita dagli orpelli decorativi del "primitivo progetto", tradotto su scala dallo scenografo Enrico Prampolini, la struttura in cemento armato, si eleva lungo il lago comasco, vicino al Tempio Voltiano, con un impatto lineare ma del tutto maestoso. Un'opera pienamente purista che anticipa gli esiti più eclatanti degli edifici successivi.

Altra opera importante, ma spesso dimenticata, è l'Asilo Sant'Elia, progettato nel 1936-1937 come prototipo di scuola fascista e modello in scala della Casa del Fascio. Rispetto a quest'ultima, però, si avverte chiaramente un maggior intento emozionale: domina la linea orizzontale, gli spazi interni sono mobili, luminosi, e i colori sono giocati su toni cristallini e azzurognoli, per puntare con insistenza su una confluenza di forme e materiali. Altrettanto particolare la struttura a forma di prisma della Villa per un floricultore (1936-1937), edificio in cui prevale il vuoto e l'asimmetria compositiva, con risultati del tutto originali ed inaspettati. Ci sarebbero altri importanti nomi e progetti architettonici da snocciolare, ma vogliamo sperare che questo piccolo assaggio razionalista basti a risvegliare l'interesse per il patrimonio artistico locale, spingendo lettori e turisti ad approdare sul lago comasco per un interessante, e sorprendente, tour culturale.