La provincia di Varese quarta in Lombardia per offerta in termini di servizi nell'arte contemporanea. Sembrerebbe un'eresia, ma questi sono i dati che emergono da un documento redatto dalla Regione Lombardia e presenti sul sito del Pirellone.

Il Varesotto si colloca dietro Milano, naturalmente che fa la parte del leone, dietro le ricche, in termini anche di movimentazioni artistiche, province di Brescia e Bergamo ma ben davanti a Como e Mantova. Più indietro Pavia, Cremona, Lecco, Sondrio. Fanalino di coda Lodi.

La ricerca messa a punto dall'Osservatorio culturale della Regione deduce, in massima parte, i dati forniti dall'ultima versione annuale di Art Diary, una sorta enciclpedia tascabile dell'arte legata a Flash Art, della Politi Editore e fa riferimento ad un campione di soggetti – gallerie, studi di artista, spazi espositivi, musei, istituzioni culturali, archivi, fondazioni, editori – che annualmente si iscrivono a questa sorta di Bibbia dell'arte o che vengono in qualche modo censiti dagli stessi giornalisti della redazione. Non è pertanto un dato scientifico in termini assoluti, benché  – specifichino i responsabili regionali della ricerca – i dati siano stati confrontati anche sulla base degli archivi on line di Exibart e di Artshow.

In ogni caso salta agli occhi il dato, non tanto degli studi d'artista in provincia di Varese
, certificati dalla ricerca, 58, quanto il dato proporzionalmente più impressionante dei Musei d'arte moderna e contemporanea: ben 11, rispetto ai 13 della provincia di Milano, ai soli 3 della provincia di Brescia, ai 2 di quella di Bergamo, ai 5 di quella di Mantova.

Varese, non è una sorpresa naturalmente, si conferma come museificio votato al contemporaneo – anche le gallerie private, 11, si collocano al quarto posto della graduatoria, per dire.
Un quadro statisticamente, numericamente, confortante: difficile però che si sposi perfettamente ad una vitalità adeguatamente riscontrabile nella realtà viva del territorio.

Se Milano e la sua provincia con i più di 1500 tra gallerie, spazi d'artista, spazi espositivi, archivi, fondazioni, le fiere – e se rapportiamo gli stessi parametri al suo hinterland che va a coprire più del 50% di tutta la regione – è effettivamente la città "con cui confrontarsi nell'ambito del mercato", pur nella mancanza di un vero e proprio museo pubblico del Novecento, la vicina Varese sconta, e non è una grande novità sottolinearlo, la presenza "del gigante".

Il dato certo è il numero degli artisti: pochi quelli registrati, rispetto a quelli effettivamente attivi sul territorio e che non necessariamente si rivolgono ad una vetrina come quella di Art Diary. E' piuttosto un peccato che ad alcuni la presenza sulla "bibbia" non porti molti vantaggi in termini di maggior visibilità. Neppure nel sistema fieristico del contemporaneo.

In sostanza il documento regionale andrebbe rivisto al ribasso, o meglio i dati di Art Diary: i musei riportati esistono tutti, o quasi, ma quanti e in che misura catalizzano? Il Map, ad esempio? Il Museo Bertolio? La Torre Colombera? Per non dire di altri Musei più grandi grandi e riconosciuti che non riescono a sfondare il muro di poche migliaia di visitatori.

Ben venga dunque il sistema museale d'arte contemporanea integrato che possa dare una chance concreta, l'unione dia la forza a queste piccole realtà, che la sola presenza certificata sull'elenco del telefono non basta mai.