Silvio Raffo è stato protagonista della seconda puntata di PoetandoErgasterio, il programma di video-poesia in onda su Rete55. Un poeta molto conosciuto e amato, quasi idolatrato, come dirà Filippo Brusa, dai suoi studenti e non solo.
Un poeta che nasce a Roma ma vive a Varese dove dirige il centro di cultura creativa “La Piccola Fenice”. Silvio Raffo è poeta, traduttore e narratore e ha scritto e pubblicato molte opere importanti che l’hanno fatto diventare simbolo di una poetica varesina che non si può ignorare.
Nel 1996 Raffo scrive la “Voce della pietra”: il libro ha per protagonista Jacob, un giovane che si rifiuta di parlare dalla morte della madre e che affida i suoi pensieri ad un diario. Verrà aiutato da Verena, infermiera sensitiva che arriva alla villa per prendersene cura ma cade vittima dello stesso incantesimo che ha rapito il ragazzo. Un romanzo dalla trama avvincente che è piaciuto veramente tanto al pubblico dal momento che ne è stato estratto un film che a Hollywood ha avuto grande successo ed è finalmente arrivato anche da noi.

“Nonostante ha cambiato molto rispetto al romanzo sono cambiamenti che, cinematograficamente parlando, sono riusciti. La protagonista è Emilia Clark che interpreta il ruolo di Verena.”

Ma prima di diventare poeta Silvio diventa traduttore, un lavoro forse ancor più complesso che gli ha dato grandi soddisfazioni. E’ uno dei traduttori più prolifici dall’inglese, ha tradotto molti autori, per la maggior parte poetesse. Il primo Meridiano che ha scritto è la traduzione delle poesie di Emily Dickinson che ha tradotto per la Mondadori. Quando ha iniziato questo progetto, a diciassette anni, la famosa poetessa non era ancora così conosciuta ed è stato proprio il Meridiano a dare inizio alla grande stagione dickinsoniana.

“è solo apparentemente una poetessa difficile, come tutti i geni è leggibile, perchè io non credo che la genialità si accompagni all’indecifrabilità: io credo che uno dei grandissimi pregi della poesia è quello di essere leggibile, la sua è una poesia molto complessa, molto originale, molto particolare ma non illeggibile.”

Raffo si sofferma poi proprio sul compito del traduttore, un compito complesso che spesso viene frainteso:

“Tutti sappiamo che tradurre e tradire hanno la stessa etimologia: tradere. Tradere significa consegnare, prima non aveva l’accezione negativa del tradimento, tradire. Ciò che è tràdito non è tradìto: è stato consegnato alla tradizione, tramandato. Tradire è qualcosa che però inevitabilmente si presenta nel nostro discorso perchè alcuni cambiamenti sono inevitabili. Il traduttore in parte tradirà. Perchè l’effetto fonetico, le assonanze, della lingua di partenza, non ci saranno nella lingua d’arrivo che quindi inevitabilmente sarà diversa dall’originale. Bisogna però essere fedeli al significato e alla struttura.
Se è un sonetto devi fare 14 versi non 15, se non riesci, fai a meno!
Se sacrifichi qualcosa è qualcosa di non essenziale, ma puoi tu decidere che cosa è essenziale nella lingua di un poeta? Ecco perchè per tradurre poeti bisogna essere poeti.”

Negli anni ‘90 esce “Donna mistero senza fine” un’opera in cui riunisce tutte le poetesse da Saffo, quindi dagli inizi, a fine ottocento. Il novecento poetico è invece stato inserito ne “Gli specchi di luna” uscito successivamente.
Di Silvio Raffo è stato detto: è un poeta destinato alla perfezione, quella perfezione che non esiste. E lui ha commentato così queste parole:  

“Adesso parlare di perfezione o bellezza suscita dei sospetti perchè la poesia di oggi non è nè bella nè perfetta. La bellezza ad oggi non va per la maggiore perchè non è più di moda. Ce ne accorgiamo anche nell’arte non solo nella poesia. Ci sono galleristi che raccomandano agli autori di non fare cose belle, basta guardarci intorno, quanta bellezza c’è oggi. Armonia e culto di una certa cura estetica che mira al sublime, altro vocabolo che non si usa più perchè è quasi scandaloso, da qualche anno stanno andando verso la bruttezza, verso il cervellotico.”

Silvio Raffo è di più: di più di un poeta, di più di un traduttore e di più di un qualsiasi uomo di cultura. Ha un modo di fare che l’ha reso l’uomo poetico per eccellenza della realtà poetica varesina e non solo. La grande passione con cui questo poeta scrive, traduce, legge, edita, traspare in ogni lettera, in ogni parola, e per questo non è difficile credere che i suoi studenti lo amino fino ad idolatrarlo, perchè solo un uomo con una grande passione può insegnare qualcosa di grande.

Veronica Pagin