Cuore bianco, 1972Cuore bianco, 1972

I giardini dell'anima – Passeggiare ne "I giardini dell'anima" (Editoriale Giorgio Mondadori, pp.124) di Silvia Venuti, pittrice e poetessa varesina, è come un ripercorrere la storia di una vita. Molti ricordi riaffiorano alla memoria: la gioventù, i disegni, i tentativi pittorici nell'ambito dell'action painting, la solitudine, la nascita della sua poesia, la riscoperta del piacere della vita, l'avvio della poetica della Natura. Ed il suo scritto si presenta al lettore nella forma di un originale diario fatto di immagini e di pensieri, di pittura e di poesia, di "manualità disegnativo-pittorica", come scrive Rossana Bossaglia nella presentazione,  "e di ritmo poetico".

La attività e il silenzio – Alle riproduzioni fotografiche dei suoi lavori, realizzati negli anni Settanta nell'ambito dell'action painting e concretizzati in nebulosi addensamenti di particelle d'energia, vengono affiancati degli "Appunti di viaggio", rilevati dal catalogo della mostra organizzata alla Galleria Palmieri di Busto Arsizio nel 1979. Seguono, a distanza di quasi vent'anni, le poesie nelle raccolte "Allieva della vita", prodotte tra il 1996 ed il 1998, "Le parole necessarie", nate tra il 1999 e il 2001, "Nelle ragioni della vita", scritte tra il 2002 ed il 2004, e "Inediti' del 2006. Dagli anni Novanta all'oggi Silvia Venuti ha realizzato anche diversi lavori centrati sulla Natura ed ai paesaggi si sono alternati i ritratti. Interessante risulta quindi il suo percorso creativo, ma poco chiara la motivazione legata al lungo silenzio dalla fine degli anni Settanta alla metà dei Novanta. Ecco come qualche domanda rivolta a Silvia Venuti potrà contribuire a soddisfare le curiosità di qualcuno e ad aumentare in altri l'interesse per la sua pittura e per la sua poesia.

113284, 1977113284, 1977

Quanto e come ha contribuito l'esperienza dell'action painting nella sua maturazione espressiva?
"Ha contribuito nell'indagine dello spazio astratto, inteso come una dimensione che si ritrova anche nella pittura figurativa. Il risultato è metafisico ed offre la possibilità di continuare ad indagare gli spazi psicologici, da cui è partita la mia esperienza pittorica. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un percorso inverso, rispetto alle vicende dell'arte moderna: gli artisti sono sempre partiti dalla figurazione per approdare poi all'astratto. Ebbene io ho agito all'inverso, dall'astrazione alla figurazione, seguendo una mia logica legata alla ricerca dell'Assoluto".

Il 18 febbraio 1967 scriveva nei suoi Appunti di viaggio: "il colore deve raggiungere la cristallina purezza di un suono e la necessità della parola in poesia". Quando e come la sua manualità disegnativo-pittorica è arrivata a convergere nel ritmo della poesia?
"Recentemente, da tre, quattro anni a questa parte, sono arrivata a quest'unità, dopo un'ulteriore maturazione nella mia ricerca. Si tratta di un'unità raggiunta attraverso la meditazione yoga e zen, conosciute per caso. Razionalità sentimento e problematiche esistenziali, grazie a queste tecniche, sono confluite in unità. All'origine di tutto sta comunque la mia natura contemplativa. La pratica dello yoga mi ha affascinata molto: mi ha dato stimoli da cui sono derivati importanti risultati nella vita e nel lavoro".

Silvia VenutiSilvia Venuti

Leggendo ‘Allieva della vita' sembra che ad ogni ‘gradino' (vista la struttura grafica) poetico corrisponda un ostacolo vissuto. Quest'impressione le risulta veritiera?
"E' vera. Ho mantenuto la successione con cui sono state scritte queste poesie. E' testimonianza di vita: l'arte nasce dalla vita e dall'esperienza. Si tratta di poesia esoterica, per coloro che sanno coglierne l'aspetto metaforico. Questo pensiero è valido anche per la pittura, che risulta profondamente spirituale".

"Getto un ponte, tra me e l'eternità, ma non per me soltanto", scrive sempre in "Allieva della vita". Per chi si sente pronta a preparare la strada per l'eternità? E cosa intende per ‘Eternità'?
"L'Eternità è una dimensione spirituale che non vive nel tempo lineare, ma in un'altra dimensione. E mi rivolgo a coloro che cercano se stessi in modo autentico ed il senso della loro vita in un percorso sincero".

Qual è quel " luogo semplicemente liberato" in cui ad un certo punto del suo cammino si è trovata?
"Ci prospettiamo delle situazioni future che vogliamo raggiungere, poi in realtà raggiungiamo cose diverse. Ed arriviamo ad altro. Qui ho scoperto una ‘nuova' parte di me stessa, soffocata da paura, mito, soggezione. Ed ho trovato quel luogo ‘semplicemente' liberato. Mitizzavo tutto da ragazza, ma poi mi sono accorta che le esperienze grandi nascevano dall'esperienza quotidiana, dalla semplicità del vivere di tutti i giorni".

Pali d'attracco, 2001Pali d'attracco, 2001

Da "Le parole necessarie" emergono il senso di ‘assenza' proprio della solitudine, la nostalgia della gioventù, la colonna dell'eremita filosofo capace di ricomporre sensi e significati e la rivincita della vita ‘presente'. Come, in questo percorso, si possono riprendere a piene mani le redini della propria vita?
"Accettando il presente come fonte di grande energia creativa e guardando al passato come deposito di elementi di ricchezza. Il presente diventa altamente produttivo, se si prende dal passato il nutrimento necessario al suo svolgersi quotidiano".

Ecco alcune citazioni da ‘Nelle ragioni della vita': Non dipingo/ per abitudine estetica/ per capire dipingo/ per iniziare ogni volta/ daccapo nelle ragioni/ della vita […] Le idee vengono/ s'affacciano/ per poter esistere da sole/ prendere vita autonoma/ Più si è docili/ più s'affacciano numerose/ come colombe. E da ‘Inediti': Le mie montagne sono quelle dello spirito/ bianche, innevate, ideali, gloriose. Sono queste le parole-chiave della sua poetica? Concluda questa presentazione per i lettori de ‘I giardini dell'anima'.
"Si tratta delle parole-chiave del mio discorso che si può immaginare come un continuo ‘salire' in una crescita spirituale che presenta sempre degli aspetti a sorpresa e quindi accetta sempre il rischio di una conoscenza che mette allo sbaraglio le conoscenze di prima, le sicurezze precedenti. Allo stesso tempo c'è questo spirito leggero capace di spogliare gli aspetti più ‘tecnici', più analitici della nostra conoscenza per arrivare all'essenza. Mi sento molto ‘francescana' in questo ed anche la mia tecnica rispetta questo codice: alcune volte mi piace lasciare il bianco e nero per lasciare il senso del non finito, il senso drammatico della vita contrapposto alla lievità e serenità nel colore.
Molte persone si sono chieste come riuscissi a mettere in evidenza la figura umana drammatica e la lievità del paesaggio gioioso, utilizzando la pittura e la poesia. Ebbene leggendo il Cantico delle Creature di San Francesco ho trovato la giusta risposta a questo mio atteggiamento: i due aspetti corrispondono al pensiero di Francesco, gioia per il creato all'inizio del Cantico e sofferenza umana alla fine. La mia rappresentazione è nata così ed in particolare la mostra ‘Laudes creaturarum. Meditazioni per immagini' trova compimento nei luoghi francescani, seguendo il progetto itinerante di Maria Giulia Guelfi, con lavori fatti di pittura e di poesia che si compenetrano e si fondono in unità".