La stele del sacrarioLa stele del sacrario

Dalle fonti storiche ai monumenti – Sono cominciate le opere di sistemazione della zona del sacrario del San Martino, dove sono custodite le spoglie dei partigiani che hanno combattuto la prima battaglia della Resistenza nel novembre del 1943. Sotto la supervisione della storica Francesca Boldrini, che di quegli anni e delle vicende accadute in quei luoghi è attenta studiosa, si è proceduto a riesumare le spoglie e successivamente a richiudere i colombai che ospitavano i caduti. Adesso i lavori sono fermi per un breve periodo, causa neve, e poi si passerà alla ricollocazione delle lapidi con i nomi, le date e luoghi di morte dei partigiani, che nuovi studi della Boldrini hanno documentato essere in alcuni casi sbagliati.

L'internoL'interno

Il tempo, i vandali, l'umidità – Il sacrario del San Martino necessitava di un restauro perché presentava segni d'umidità sulle pareti; anche la lapide in granito che riportava per sommi capi la storia della battaglia è molto deteriorata. "Durante una delle viste guidate – dichiara Francesca Boldrini – Guido Calori ed io abbiamo scoperto che le lapidi delle due cripte erano state manomesse e abbiamo avuto il dubbio che qualcuno avesse messo mano ai resti dei partigiani conservati lassù, profandandoli". Sepolti sul San Martino non ci sono tutti i partigiani morti nella battaglia ma solo quelli che per scelta delle famiglie sono stati tumulati accanto al colonnello Carlo Croce. Le segnalazioni della storica Gaviratese hanno mosso il Comitato per le Onoranze ai caduti del San Martino, presieduto dal presidente della Provincia Dario Galli, che ha subito deliberato di presentare proposta di restauro.

L'interno della chiesaL'interno della chiesa

Durante i lavori sono state riesumate 17 salme di cui nove di ignoti; queste sono già state nuovamente tumulate nella parte sinistra della cripta. La nuova sistemazione vede al centro il Colonnello Croce che presto sarà affiancato dalle spoglie della moglie Albertina Seveso, che ha avuto un ruolo fondamentale negli anni della Resistenza.

Dal sacrario alla chiesa – Ma c'è dell'altro: secondo la Boldrini anche la chiesetta di San Martino, distrutta nei giorni successivi alla battaglia e ricostruita nel 1956 dovrebbe essere oggetto di restauro: l'umidità presente all'interno sta rovinando gli affreschi. Probabilmente si tratta di infiltrazioni d'acqua dal tetto. Non si parla ancora però di mettere mano al monumento posto sulla cima della celebre montagna.