La copertina del volumeLa copertina del volume

Nelle stesse ore in cui l'assessore Menegotto si predisponeva ad avviare le pratiche per il riconoscimento dell'Unesco, un'altra iniziativa è stata presentata per riaccendere le luci sul comparto archeologico del Seprio.

Nella serata del 2 dicembre è stato infatti presentato l'ottimo volume Il San Giovanni Evangelista di Castel Seprio. Storia, aspetti e quesiti vecchi nuovi. Si tratta di una capillare ricostruzione, in special modo, del più importante edificio presente nell'area archeologica, la chiesta dedicata al Battista di cui viene puntigliosamente ricostruita la storia, sulla base di antichi documenti e le più recenti testimonianze in materia.

Opera capillare, si diceva, firmata da Pier Giuseppe Sironi,  allievo di Gian Piero Bognetti – a cui il volume è dedicato – già Ispettore onorario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia. L'autore, da anni impegnato nello studio del castrum sepriese, nella sua divulgazione, è attualmente forse il più autorevole cultore della materia, autore in passato di numerosi contributi scientifici, e organizzatore nel 2001 di un convegno, svoltosi proprio a Castel Seprio, i cui obiettivi erano già allora la sensibilizzazione sugli ultimi aggiornamenti in fatto di ipotesi e valutazioni sul Castrum a 14 anni dall'ultimo convegno svoltosi nel 1987. 

All'origine di questo volume, insomma vi sono scavi recenti che hanno portato alla luce piccoli ancorché importanti reperti, tali da dare nuove informazioni alla ricostruzione di quel particolare habitat storico.
Con la consulenza editoriale di Lucina Caramella, corredato da una ampia documentazione fotografica di Armando Bottelli, foto d'archivio, tra cui alcune provenienti dall'eredità di Mario Bertolone, primo direttore dei Musei Civici di Varese – e fautore di una campagna di scavi nel Seprio nel corso degli anni Cinquanta – Sironi ripercorre non solo la storia del monumento, del battistero, dell'annessa cisterna, con cifre e rimandi attenti e puntuali, ma formula nuove ipotesi di lavoro, che prossime ricerche e scavi, auspicabili, potranno confermare.

Un progetto che non è da escludere possa effettivamente verificarsi, sopratutto se anche Castel Seprio dovesse realmente accodarsi al progetto di una grande rete di comuni legati dalla stessa impronta culturale longobarda, con a capo-sistema Cividale del Friuli, per ottenere il riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità.