Una veduta del sitoUna veduta del sito

E' sfavillante, dagli occhi e da tutti i pori, Daria Banchieri, nel presentare alla città di Varese il calco di un sito preistorico rinvenuto all'Isolino Virginia. Inusuale il luogo dell'esposizione di questo reperto, l'interno della sede centrale della Banca Popolare di Bergamo, mecenate della riproduzione perfetta, in scala 1:1, di una porzione di terreno riaffiorata nella scorsa estate, risalente, secondo una datazione scientificamente attendibile, a 4800 anni prima di Cristo.

C'è di che emozionarsi. La siccità delle ultime due estati è stata dagli archeologi benedetta, consentendo di effettuare campagne di scavo delicatissime, in zone rivierasche dell'isolino di solito coperte dall'acqua e dai sedimenti. Una condizione naturale ottimale per la conservazione dei legni adoperati millenni fa, nel Neolitico, dai costruttori e abitatori delle palafitte.

Una veduta dell'Isolino VirginiaUna veduta dell’Isolino Virginia

Lo scavo è stato davvero eccezionale, così come il calco che ne è derivato. Si tratta di una porzione di terreno sul quale sono crollati i legni che costituivano la struttura neolitica: vari pezzi, orientati secondo una logica leggibile, che sono stati analizzati, fotografati, disegnati, presentati in anteprima dal conservatore del Museo Civico Archeologico di Varese, Daria Banchieri, al Convegno Mondiale di Preistoria che si è tenuto a Lisbona lo scorso settembre.

La materia affiorata è invidiabile, di assoluta qualità e rarità, l'unica di questo tipo nell'Italia Settentrionale, di altissimo interesse anche a livello europeo e internazionale. Sarà oggetto di studi e di ipotesi per gli anni a venire. L'Isolino Virginia si conferma sito paleoarcheologico di eccellenza, miracoloso esempio di simbiosi virtuosa fra natura e preistoria, con l'uomo e lo studioso che si devono limitare a studiare ciò che le condizioni ambientali e climatiche particolari custodiscono, restituendo ogni tanto qualche pezzo del mosaico.

La scelta di effettuare un calco ragguardevole, di 3 metri per 1,80, è stata dettata dall'esigenza di "far vedere" con assoluto realismo la parte più interessante di quanto rinvenuto. E' stata una corsa contro il "ritorno del lago", le cui acque basse hanno ricoperto il sito appena dopo e quasi durante la presa del calco. Grazie al pronto intervento finanziario (15.000 Euro) della Banca Popolare di Bergamo, una ditta specializzata di Torino, la Ikhos, si è attivata riuscendo a realizzare un portentoso calco, in resina, di un verismo impressionante.

Una veduta del sito E' il pezzo topomimetico, color fango, che fa strana mostra di sè nella banca, al cospetto di pannelli esplicativi di tutta la missione e dedizione archeologica che sta dietro al ritrovamento.Al suo "battesimo" c'erano Attilio Fontana, Sindaco di Varese, Daria Banchieri, anima di tutta la vicenda, Patrizia Tomassini, assessore ai servizi educativi, Alberto Pedroli, direttore dei Musei Civici e Roberto Ballardini, direttore della banca che ospita il reperto e quasi l'evento. Ballardini ha ricordato la volontà dell'istituto, soprattutto tramite la filosofia del suo presidente, il cavalier Emilio Zanetti, di essere presente sul territorio, in questo caso con un finanziamento tanto tempestivo quanto indispensabile, pena la perdita di una grande occasione.

Il calco verrà successivamente esposto a Villa Mirabello prima di essere collocato, in modo permanente, sull'Isolino Virginia, sua matrice. Potrà costituire un'attrazione ulteriore di un luogo che è tutto un sito paleoarcheologico, risorsa rara e preziosa per Varese e il territorio prealpino.
A patto che venga rispettato e valorizzato nella sua natura equilibrata, capace di restituire le tracce di una civiltà lacustre che sapeva abitare e ci parla attraverso i millenni. Di un crollo, alla fin fine: scongiuro niente male, per una banca.