Una fotografia di Samuela SegatoUna fotografia di Samuela Segato

Cuore di tenebra – Il viaggio fotografico di Samuela Segato continua. La scelta di Samuela è radicale, fino all'osso, ma anche oltre, ancora più in profondità. Fino a rovistare nella parte molle di noi stessi, in quella più intima degli organi, quella dove scorre il sangue, se pompa, quelli dove si rapprende se non scorre più.E tutto viene registrato, codificato, fotografato. Dai gonfiori prodotti dalle vene varicose della nonna, che diventa una perfetta modella per le indagini clinico-anatomiche della nipote, fino all'ascultazione visiva degli organi animali, fino al minimo particolare umano, capelli, unghie, sangue compresi.

Una normale eslorazione – Samuela Segato ha amato lo scheletro gigante collocato recentemente da Gino De Dominicis in piazza Duomo a Milano; da chi ha provato queste emozioni, il suo lavoro è il minimo che ci si possa attendere. Ma i suoi scheletri non sono proiezioni artefatte, sono drammaticamente reali, almeno nella percezione di chi li fissa e di chi  li guarda. Ma lei insiste: "E' un viaggio, una scoperta che sto facendo, passo dopo passo, attraverso l'osservazione meticolosa dei particolari, passando alle radiografie; sto esaminando il corpo umano, quello che siamo, fino alle estreme conseguenze", racconta con un tono di assoluta normalità.

Una fotografia di Samuela SegatoUna fotografia di Samuela Segato

Il cammino di conoscenza – Non ha raggiunto l'estremo della vivisezione; la vivisezione dei bulbi oculari, né li ha fotografati. Ecco, semmai, un punto di contatto con l'installazione di De Dominicis. In mostra, nella nuova personale al Circolo Brecht, fino al 25 maggio, 250 palline di polistirolo dipinto, raffiguranti altrettanti occhi saranno disposti ai piedi del visitatore. Accanto, un fantoccio di un uomo in stoffa. Un bianco destinato a macchiarsi, ammaccarsi, riempirsi, sporcarsi di vita. "E' emblematico del processo dell'esistere. Nasciamo intonsi – continua Samuela – puliti, poi progressivamente ci alteriamo e cambiamo la nostra pelle". Sempre e di nuovo un  cammino di conoscenza.

Niente pulp, solo sincerità – Non saranno queste le immagini più crude del suo percorso. Quelle che volutamente pretendono attenzione e concentrazione, prima ancora che distacco cinico. Quelle del polmone, degli alveoli, delle struggenti ramificazioni delle arteriole, del cranio. "Voglio che la gente senta una sensazione di shock", ammette l'autrice. Non per uno malinteso pulp fine a se stesso, ma una esigenza di chiarezza. "Mi interessa presentare quello che siamo, senza nessun inganno e senza nessun pudore".