Quella di Ruggero Marrani è un’urgenza creativa nata tra le mura di casa, a  Perugia, a fianco del nonno e del padre  che – secondo le parole di Riccardo Barletta – erano “operatori nell’arte di costruire”. Il nonno era l’architetto liberty Giuseppe Marrani e da lui Ruggero ha appreso le prime nozioni artistiche. Il padre era geometra.
Fondamentale per il percorso artistico di Marrani l’amicizia di entrambi con Gerardo Dottori, maestro del Secondo Futurismo, che istruì il giovane artista prima nel suo studio, poi all’Accademia di Belle Arti di Perugia.

Marrani stesso fa risalire l’inizio della sua passione agli anni di gioventù: “lavoravo con mio nonno e facevo i miei primi disegni. – racconta – Lui mi ha sempre insegnato che si lavora sulla rappresentazione dell’idea. Che il punto di partenza di ogni opera è l’idea, grazie alla quale si realizza qualcosa di concreto”.

Il percorso artistico di Marrani prende il via con la pittura. Negli anni Sessanta dipinge infatti paesaggi, secondo l’iconografia della tradizione centro-italiana. I suoi borghi dipinti testimoniano l’amore per la sua terra, sono agglomerati cubisti arroccati su colli o pendici.

Le strutture architettoniche e i piccoli agglomerati urbani rappresentano la storia e fanno parte del nostro passato. – spiega l’autore – Alla cui salvezza e conservazione le mie opere vogliono dare un piccolo contributo”. Tornando all’inizio della sua carriera ricorda: “Sono partito dall’idea della pittura. Dal 1968 al 1972 ho lavorato in un laboratorio di ceramica e questo ha portato a un’evoluzione nella mia creatività”.

Nel 1968 Marrani si trasferisce a Varese per diventare titolare della cattedra di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Frattini, dove insegnerà fino al 1999.

“Negli anni ’70 – spiega – i miei paesaggi avevano sempre più un sapore materico, lavoravo con spatole impregnate di colore e volevo toccare la mia opera. Per questo, parallelamente alla pittura, ho iniziato l’esperienza della manipolazione della creta, creando ‘Sculture-oggetto’ e indirizzando la mia ricerca sulla tematica umana”.

Se fino al Marrani 1980 soprattutto dipinge, poi le cose cambiano: “Ho scelto di dedicarmi prevalentemente alla scultura perché dopo aver dipinto per molti anni e temevo di diventare ripetitivo. Il salto è stato breve, perché ho scelto un materiale che mi collegava direttamente con la pittura: la ceramica. E’ stata una scelta particolarmente stimolante, una sfida, per restare legato al passato e agli elementi che fanno parte della mia storia”.

Sempre più il lavoro di Marrani è frutto di una ricerca che, a partire dalle tracce lasciate dall’uomo nella storia, studia le culture più diverse.

Negli anni ’90 la storia antropologica viene fissata nelle sue Aerosculture, che nascono dall’osservazione delle planimetrie cartacee e delle vedute aeree delle città, intrecciata con l’insegnamento del maestro Dottori.  “Gli anni della mia formazione sono stati improntati dal suo Aerofuturismo, – spiega Marrani – i cui elementi fondanti erano l’aeropittura, il movimento, i giochi di luce, le linee di forza, oltreché i passaggi tonali. Tutto questo faceva parte dei suoi programmi innovatori all’Accademia, anche se erano finiti i tempi del Futurismo militante”.

Quindi, dal borgo del momento pittorico,  l’artista passa al tema della città, che diventa un insieme di forme geometriche. “Le planimetrie mi servivano come ricerca dell’ambiente. – aggiunge – Io sono umbro e in Umbria tutti i paesi medievali sono arroccati su colline e promontori, quindi mi davano la possibilità di creare una terza dimensione: la vista dall’alto”.

Il tutto realizzato sempre a partire da una fase progettuale: “per ogni opera c’è uno studio grafico che conduce alla realizzazione sia cromatica che formale. Tutte le cittá, infatti, sono raggruppabili in 4 schemi: circolari, a raggiera, a ellisse e poligonali.
Ho lavorato sulla pianta circolare delle città azteche, le linee verticali e orizzontali degli accampamenti romani, fino alla struttura a raggera della città medioevali, che avevano il loro centro nella piazza della chiesa”.

 

Lo studio delle civiltà primitive porta l’artista a una sperimentazione espressiva e  alla realizzazione di Totem, ossessivamente verticali. Marrani sottolinea: “I Totem sono delle sculture che servono per raccontare il nostro passato, quindi una storia. Come facevano gli aztechi come facevano gli indiani. Un solo elemento per raccontare la storia di un popolo. In ogni mia scultura racconto un piccolo aneddoto della nostra vita, che può essere sia astronomico che umano. Posso rappresentare, ad esempio, un’eclissi di luna facendo una ricerca per quanto riguarda il colore. Perché io sono uno scultore che lavora con il colore: la ceramica è un materiale che mi consente di intervenire a livello cromatico come si faceva nelle sculture classiche”.

All’inizio del nuovo millennio c’era ancora tanto da sperimentare, c’erano esigenze a cui dare risposta. Così si accende l’estro creativo di Marrani: “A un certo punto l’aeroscultura diventava una scultura troppo statica, era bella a livello compositivo, ma non consentiva l’interazione. E’ nata così la ‘scultura interattiva’, che si è declinata anche nella ‘sculturarumore’.

La ricerca di Marrani, con le sue valenze di studio psicologico, portano alla realizzazione dei  suoi affascinanti Labirinti,  o alle sculture interattive legate all’equilibrio dove l’osservatore può intervenire modificando dei pesi e variando la forma a seconda del proprio carattere e stato d’animo.

“Questa scultura interattiva è una delle ultime esperienze che sto facendo; – spiega – la ricerca del proprio equilibrio che si riallaccia al discorso dei labirinti. E’ sempre una ricerca a livello psicologico. Quando io mi avvicino a questa scultura la osservo e ho la possibilità di intervenire, di modificarne l’equilibrio lavorando sul gioco di pesi che ho creato. Si può realizzare una accostamento diverso ogni giorno, secondo lo stato d’animo di chi osserva”.

E, infine, le Sculturerumore o sculture sonore, con il vuoto interno – la  cassa armonica – e le corde e con le quali sono stati fatti dei concerti.

Quale parte del lavoro di Marrani è ancora legato al Futurismo? “Sicuramente l’aspetto dinamico. Il Futurismo è una corrente che parte dalla velocità, dal  movimento in continua evoluzione dell’aereo, delle macchine, delle moto, del correre.  Diversi elementi delle mie opere sono continuamente in movimento. La mia opera – conclude l’autore – non è mai finita: può sempre diventare qualcosa di nuovo, cambiare, evolversi, grazie all’interazione dell’osservatore”.

 

I lavori di Ruggero Marrani verranno esposte al Museo della Ceramica di Cerro di Laveno Mombello nella personale “Lascia una traccia del tuo passaggio” curata da Clara Castaldo, che aprirà il prossimo 24 marzo.

RUGGERO MARRANI.
Lascia una traccia del tuo passaggio.
mostra personale di Ruggero Marrani
a cura di Clara Castaldo
24 marzo – 10 maggio 2018
MIDeC, Palazzo Perabò
www.midec.org
Via lungolago Perabò, 
Cerro di Laveno Mombello (Varese)
inaugurazione sabato 24 marzo 2018 ore 15,30
orari di apertura: venerdì – sabato – domenica 10-12,30/14,30 – 17,30
Pasqua CHIUSO

Chiara Ambrosioni