A cinquant'anni esatti dalla prima pubblicazione, sempre presso Feltrinelli, Giovanni Agosti ripropone con vasto apparato di informazioni e immagini e puntualizzazioni sugli sviluppi delle ricerche seguenti a questo importante testo, da lungo tempo non più disponibile, di Giovanni Testori: Il gran teatro montano, uscito nel 1965, in cui si raccoglievano gli studi dello scrittore lombardo scritti e pubblicati in rivista sul luogo d'affezione della sua attività di studioso d'arte: Varallo, del cui Sacro Monte, incessantemente studiò i complessi sviluppi, a partire dalla presenza centrale di Gaudenzio Ferrari (Valduggia, 1475-80 circa – Milano, 1546), fondatore di quella impresa e argomento centrale di questi testi.
Il libro ha una struttura composita: lo scritto di Testori è incorniciato da due brevi saggi di Giovanni Agosti che mirano il primo a inquadrare il volume nel contesto in cui nacque, sia dal punto di vista geo-storico: la Milano della metà degli anni sessanta, che da quello biografico-autoriale: il percorso di Testori scrittore al momento della sua stesura. Il secondo, di carattere più propriamente storico-artistico, dettaglia invece la portata del Gran Teatro testoriano nel circuito della storia dell'arte.

La cornice di Agosti non racchiude però solo Il Gran teatro montano, ma anche una serie di altri scritti di Giovanni Testori sul pittore valsesiano a cui quel volume era dedicato, Gaudenzio Ferrari, autore nonché ideatore di gran parte delle cappelle del Sacro Monte di Varallo, secondo il ruolo fondamentale individuato da Testori nel volume, che appunto a quel monumentale capolavoro fin dal titolo era dedicato. Si tratta di «Materiali» che formano una sorta di controcanto al libro uscito nel 1965, documentandone da una parte la genesi, dall'altra gli sviluppi del pensiero dell'autore.

Come Agosti (e l'autore) puntualizzano qui risuona a chiare lettere la lezione di Roberto Longhi e quella specifica sintesi di approfondimento scientifico delle carte e emozione del racconto. «Se è lecito tirare in causa l'infanzia, sentii risorgere una delle mie prime e più forti emozioni; quella che avevo provato, visitando per la prima volta Varallo, davanti alle Cappelle e soprattutto (forse per un collegamento in quell'età naturale con la favola del Natale) davanti alla capanna (che tale, anche architettonicamente, continua a parermi) dell'Adorazione, una commozione semplice, un sentimento popolano e profondo».

Le parole di Testori si sono impresse in maniera indelebile sulle cappelle, sugli affreschi, sulle statue e, verrebbe da dire, persino sui boschi e sui torrenti della verdissima Valsesia, oggi amministrativamente piemontese ma per secoli – fino al 1707 parte dello Stato di Milano. Testori ha definito questo suo lavoro su Gaudenzio Ferrari un atto d'amore per "un Maestro che solo la lunga e insensata genuflessione alle superbe mitologie rinascimentali trattiene ancora dall'entrare nel regno, da lui meritatissimo, dei più grandi artisti che l'Italia abbia avuto; e con l'Italia l'intera Europa". Testori circoscrive la sua indagine a un solo luogo: il Sacro Monte di Varallo, dove l'arte di Gaudenzio raggiunge il suo vertice in un dialogo continuo e serrato fra pittura e scultura.

Un classico della critica d'arte, una delle più profonde esperienze di lettura di un capolavoro del Rinascimento lombardo. Giovanni Testori e il suo Gran teatro montano introdotto da Giovanni Agosti.

Il gran teatro montano
di Giovanni Testori

nuova edizione a cura di Giovanni Agosti
300 pp., Feltrinelli, Milano 2015