Un'opera di InvernizziUn'opera di Invernizzi

Da Milano al sud della Francia, in una città d'arte dal nome Vallauris, definita dall'artista la Faenza francese per l'attenzione nei confronti dell'arte ceramica, Arsenio Invernizzi è giunto da qualche giorno a Gallarate, per esporre allo Spazio Zero i suoi personaggi e i suoi animali.

Quando ha iniziato a lavorare con la ceramica?
"Ho cominciato dieci anni fa, quando mi sono trasferito a Vallauris; la mia passione per la ceramica è stata sicuramente facilitata in un posto come quello, che io definisco la Faenza francese. Sono partito dalla lavorazione della ceramica, poi sono passato al legno e infine al bronzo".

Cosa l'ha spinto a scegliere questo tipo di materiale?
"Della ceramica mi attira la materialità della terra; ho iniziato con la pittura ma poi ho capito di apprezzare maggiormente la scultura, i volumi e l'utilizzo del tornio. Di solito parto da modelli piccoli e poi li ingrandisco; questo perché in scultura, soprattutto in materiali come il legno dove si deve togliere materiale, bisogna avere le idee molto chiare. Con la ceramica invece è una questione di aggiunte; la figura si lavora nei dettagli quando è "cuoio", cioè quando comincia ad indurirsi, altrimenti è facile che si deformi".

Come è nata l'idea dell'opera défilé?
"Ho creato il primo personaggio tre anni fa e l'ultimo l'anno scorso; volevo rappresentare la nostra civiltà, che oggi è una civiltà di massa: siamo sempre con qualcuno, almeno apparentemente. Infatti i personaggi sfilano a due a due, ma non sempre comunicano o sono realmente insieme. Per esempio c'è un uomo che va contro corrente rispetto alla fila; in quel caso volevo

Un'altra opera in mostraUn'altra opera in mostra

rappresentare uno sdoppiamento, l'uomo accanto a lui, che va nel verso giusto, è la stessa persona: volevo rappresentare il dubbio e il pensiero di scappare che si può avere quando non si ha voglia o si è obbligati a fare qualcosa. Oppure vi sono due personaggi che sono in fila insieme ma che parlano al telefono, e quindi non comunicano tra di loro ma con qualcun altro; in fondo vi sono un padre e un figlio, ho rappresentato anche due cinesi e uno stilista che si accompagna ad una modella anoressica. Ho preso spunto dalla televisione, dai giornali, e da tutto ciò che mi stimolava e mi creava qualche sensazione. Ciò che mi interessa è rappresentare la vita quotidiana con tutto quello che c'è dentro: passioni e problemi".

Ho notato che i soggetti da lei preferiti sono persone o animali
"Sì, non mi interessano le cose inanimate, mi piace cogliere il movimento e l'aspetto psicologico dei personaggi e degli animali che rappresento; il mio scopo è coglierne l'essenza".

Perché alcuni personaggi sono senza volto?
"A volte per dare più un senso di mistero, altre perché mi interessa soprattutto concentrare l'attenzione sul corpo e sul movimento. Il fotografo non ha volto perché il suo volto e i suoi occhi sono la macchina fotografica, vede sempre attraverso un filtro".

Perché la scelta di non dipingere le sculture?
"Preferisco il monocromo perché in questo caso il colore è un ostacolo a capire; annullerebbe l'aspetto più intimo e psicologico dell'opera".

Come hanno accolto a Vallauris questa sua ricerca artistica?
"Le persone, quando cominciavano a vedere i primi personaggi, mi dicevano soprattutto che erano simpatici; poi a défilé ultimato ho ricevuto molti consensi, e mi hanno confermato che questa è la linea giusta da seguire. L'unico problema è che non è facile esporre".

Défilé
Mostra di Arsenio Invernizzi

Dal 5 al 20 aprile 2008
SPAZIO ZERO via Ronchetti n.6 Gallarate VA
tel./fax 0331.777472
da martedì a sabato 16.30-19.00,
domenica 10.00-12.00/16.30-19.00; lunedì chiuso
ingresso libero