R. Guttuso, Fuga in Egitto (bozzetto murale accanto alla III capR. Guttuso, Fuga in Egitto (bozzetto
murale accanto alla III cappella)

Coesistenze pacifiche – Alla fine del viaggio durante il quale abbiamo assaggiato alcune "portate" del Museo Baroffio e del Santuario, entriamo nella sezione d'arte sacra contemporanea. Come ha notato chi ha seguito le puntate precedenti, una delle caratteristiche più appetibili del museo è la compresenza di opere che illuminano squarci di storia locale accanto a opere che, giunte per donazione, consentono di allargare lo sguardo oltre i confini di questo luogo. Allo stesso modo nella sala moderna coesistono maestri che in tempi recenti hanno scritto in loco pagine d'arte (Guttuso, Bodini, Manfrini, Longaretti); artisti varesini di nascita o d'adozione che conoscevano e amavano il Sacro Monte (Frattini, Montanari, Quattrini, Tavernari); artisti italiani e stranieri che hanno vissuto la loro esperienza artistica lontano da qui (Carpi, Cagli, Conti, Minguzzi, Sassu, Sironi, Radice, Matisse, Buffet, Meštrovic).

Desiderio ispirato – Per volontà di Mons. Pasquale Macchi, l'elemento unificante della sala, nata grazie a una sua donazione, è il tema mariano, in continuità ideale con le stagioni artistiche fiorite nei secoli attorno alla Madonna del Monte. All'iniziativa di Mons. Macchi, non di rado contrastata, si devono i segni contemporanei che hanno arricchito di un nuovo capitolo il percorso storico del Sacro Monte, come la Fuga in Egitto realizzata da Renato Guttuso presso la Terza Cappella, di cui il museo conserva un bozzetto, o la statua di Paolo VI, opera di Floriano Bodini. In museo il visitatore abituato alla fase matura di Bodini, alla quale appartiene il monumento bronzeo che dal 1986 accoglie i pellegrini al termine della Via Sacra, si sorprende di fronte a opere giovanili come la Croce, originale interpretazione del modello masaccesco, o la Madonna con il Bambino in cui la superficie tormentata genera nel bronzo improvvise

Georges Rouault, Volto di CristoGeorges Rouault, Volto di Cristo

lacerazioni e fessure d'ombra.

Una litografia di Henri Matisse, legata agli intensi anni di studio per la Cappella del Rosario di Vence, consente di avvicinarsi al suo capolavoro dichiarato. Il Volto di Cristo di Georges Rouault, pur interrompendo il tema della sala, porta al Sacro Monte un protagonista del Novecento, amico dello stesso Matisse. Il volto di Cristo sofferente, soggetto caro al pittore, si presenta quasi immagine impressa sul velo della Veronica. Rouault non cede mai alla disperazione: i grandi occhi non sembrano chiusi nel sonno della morte, ma concentrati su una serena visione interiore e il volto, segnato dal dolore, è però contornato da luce colorata, riflesso di gloria e prefigurazione di resurrezione.

A una generazione successiva appartiene Bernard Buffet. L'Incoronazione della Vergine, parte della serie realizzata nel 1961 per la cappella di Château l'Arc, ben rappresentata il suo forte stile: linee nere individuano figure stilizzate dai contorni rigidi che il colore, ora steso puro a formare un impasto spesso, ora così scarno da lasciare intravedere la tela, rende prive di profondità, costringendole in una sorta di tragica vetrata. Nel Compianto su Cristo morto Domenico Cantatore rivisita un classico d'oltralpe, la Pietà di Villeneuve oggi al Louvre, secondo una prassi da lui adottata con opere di altri maestri del passato quali Mantegna, Caravaggio, Goya. L'intensa drammaticità del modello, uguale

Primo Conti, ColloquioPrimo Conti, Colloquio

nell'impianto compositivo, è accentuata in senso espressionistico dall'uso del nero, grigio, verdognolo: il colore non descrive il dato naturale, ma si carica di un valore emotivo che la ruvidezza opaca della materia pittorica concorre a enfatizzare.

Alcune opere regalano un'atmosfera sospesa: la Visitazione di Silvio Consadori con l'incontro intimo tra Elisabetta e Maria, prive di aureole o di segni che mostrino l'importanza dell'evento; l'Annunciazione di Luigi Filocamo malinconica e solenne; la Maternità di Romano Parmeggiani surrealista e poetica. Pericle Fazzini – lo "scultore del vento" come lo definì l'amico Ungaretti – convive con Luciano Minguzzi, la cui Assunta, concepita per la quinta porta del Duomo di Milano, è sospinta verso l'alto da un soffio d'aria violento, quasi tagliente. Molti altri nomi celebri stanno accanto a nomi meno famosi che aspettano ugualmente di essere conosciuti e apprezzati da tutti coloro che non vorranno accontentarsi di questa breve passeggiata.