Artevarese intervista Stefano CrespiArtevarese intervista Stefano Crespi

L'azzurro, il "color palude", ma anche – e soprattutto – il bianco. Sono i colori a trovarsi al centro del commento di Stefano Crespi al taglio del nastro della mostra di Pedretti: "I bianchi di Pedretti sono tramati di esistenza, non sono mai tinte mentali. La scelta dell'angolo, secondo la nota espressione di Romano Guardini, è decisiva per la pittura di Pedretti che si colloca sempre ai margini, alla periferia, luogo poetico per eccellenza. Gli affetti e le vibrazioni dello sguardo dominano e si fanno riconoscibili nelle grandi tele. Credo che i nomi dei luoghi siano la musica della nostra vita".

Già, il bianco, dacchè da Foppa in poi, è forse proprio questo colore – brumoso, umido, talvolta lattiginoso, altre volte nebbioso – a caratterizzare buona parte della pittura lombarda.
Già, la poesia e la musica delle parole, specie di quelle della geografia degli affetti, di quei luoghi che si connotano con lo sguardo umano.
La pittura di Pedretti è un ricettacolo di tutto questo.

Nel suo acutissimo saggio introduttivo in catalogo Stefano Crespi scrive: "Nel primo incontro tutto viene restituito in un dato inedito, anche lievemente emotivo: il pittore, la figura (il personaggio) con un suo tratto di intuizione, di apertura: la presenza viva dei quadri; lo scenario in un confine sottilmente misterioso tra evidenze e orizzonte della pittura. In un accostamento inevitabilmente entra un giro vario di esperienze, letture, intermittenze, ricordi, perfino "timidezze" che sono

Una delle opere in mostraUna delle opere in mostra

l'interiorità creativa dello stupore, dell'ascolto. (…) Una monografia porta suggestivamente il titolo I luoghi di Pedretti. In un giro biografico, e quasi in una leggera mitografia, la narrazione restituisce questi luoghi: Bardello (la nascita), il laghetto di Biandronno, Gavirate (la residenza del pittore). Con folgorante paradosso Giovanni Testori diceva che sono i nomi che fanno un luogo e non viceversa. Ecco Bardello, Biandronno, Gavirate nella loro musica dissonante, aspra, feriale. Noi siamo un linguaggio, e qui si dispiega la frase destinale di Pedretti. (…) Nell'assedio disperante, ma anche nell'atto non abdicante, amoroso di questa pittura c'è una consapevolezza: la caduta del racconto, l'eclisse del simbolo; non c'è un'imago mundi da rispecchiare. In una bella e rara intervista (con Gottado Ortelli, artista varesino prematurame4nte scomparso nel 2003), Antonio Pedretti ha un'espressione sintomatica. Parla di un "sentimento laico" nella pittura: a dire di una condizione, anche umanamente commovente, di una pittura non confortata da metafisiche, da codici situazionali. La pittura è traccia di una presenza, viaggio da un'origine perduta: lingua senza parola". 


"Antonio Pedretti – Cortometraggio"

Dal 15 luglio al 2 settembre 2012
Maccagno (VA), Civico Museo Parisi Valle, via Leopoldo Giampaolo, 1
Orari: giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso gratuito
Per maggiori info.: tel. 0332/561202 – fax: 0332/562507
web: www.museoparisivalle.it – e-mail: info@museoparisivalle.it