Alessandro con il padre Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per laAlessandro con il padre Salvatore
Quasimodo, Premio Nobel per
la letteratura

Il patronimico, l'indicazione del nome del padre – e oggi – del cognome significano un'appartenenza, una discendenza e, insieme, una partecipazione. Ma possono anche voler dire un peso, un ingombro che tarpa le ali o che comunque condiziona il volo.
Alessandro Quasimodo accetta di rivelarsi e di raccontare anche questo aspetto dell'essere figlio del vincitore del premio Nobel per la letteratura del 1959.

"Il desiderio del poeta è quello di coinvolgere pienamente il pubblico, di riuscire a concretizzare, attraverso le parole, immagini, pensieri e concetti. E' questa la principale via di comunicazione ed è l'unica forma di teatro attivo che rispetta e richiama l'etimologia originaria del verbo θεαομαι (théaomai, ossia "far vedere"). Oggi non esiste un pubblico "tipo" per la poesia. Piuttosto, ritengo che la responsabilità e il merito stiano nella capacità di chi, come me, si fa "missionario di poesia", entrando in sintonia, facendo sentire parte attiva il pubblico, senza violenza alcuna. Solo così la poesia non resta lettera morta.
Ho un'esperienza quarantennale di pubblico e mai ho trovato una situazione deludente".

Alessandro Quasimodo si è diplomato al Piccolo Teatro di Milano e ha frequentato un corso di perfezionamento sotto la direzione di Lee Strasberg al Festival dei Due Mondi di Spoleto dove ha debuttato in Motivo di Scandalo di Osborne con la regia di Puggelli. Ha preso parte a diversi spettacoli al Piccolo Teatro di Milano diretti da R. Majello, M. Bellocchio e F. Parenti. Nel 1972 a Lione ha lavorato nel Massacro a Parigi di Marlowe con la regia di Patrice Chèreau. Nel 1975 a Venezia, con una lunga tournée all'estero, è stato Blepiro in Utopia da Aristofane con la regia di L. Ronconi. Dal 1975 al 1978 ha preso parte a numerosi spettacoli al teatro Pierlombardo. Dal 1979 ad oggi si è dedicato quasi esclusivamente ad una sua ricerca sulla poesia con numerosi spettacoli che, avvalendosi di scabri elementi scenografici e musicali, hanno ottenuto risultati di grande comunicabilità.