La cupola della chiesa della BrunellaLa cupola della chiesa della Brunella

Non si scappa – Valorizzazione è sinonimo di promozione della conoscenza. E non c'è santo che tenga: la causa dei discorsi più sconclusionati, dannosi e minacciosi fatti nel settore dei beni culturali trova origine proprio nella mancanza di conoscenza. E quest'ultima non può che partire da ciò che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi, dalle cose che ci circondano e che ci parlano linguaggi familiari. Esistono tanti luoghi in città capaci di raccontarci di personaggi, disegni e progetti, di scambi tra artisti e mecenati. Insomma, in una parola, di idee.

Giovanni Muzio è l'autore della basilica dell'Annunciazione a Nazareth o della celebre Ca' Brutta a Milano che, nonostante lo sfottò popolare, è uno dei progetti più interessanti della prima metà del XX secolo, soprattutto per le colte citazioni e per l'uso miscellanneo degli elementi del linguaggio classico dell'architettura, si potrebbe dire quasi michelangiolesco. Figlio di un affermato architetto, Giovanni Muzio nasce a Milano nel 1893 e dopo la partecipazione alla Guerra ed un viaggio in Europa, apre nel 1920 uno studio con Giuseppe De Finetti, Giò Ponti, Emilio Lancia e Mino Fiocchi, partecipando attivamente alla vita culturale milanese. Suoi sono moltissimi edifici residenziali e religiosi nel capoluogo lombardo come la Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, con un monumentale pronao con pilastri di ordine gigante; il Monumento ai Caduti vicino all'Università Cattolica e il Palazzo

Interno della chiesa di NazarethInterno della chiesa di Nazareth

dell'Arengario che Muzio firmò insieme ad altri illustri progettisti.

A Varese, Muzio disegna la chiesa della Brunella, credendo fermamente al ritorno del classicismo, ridotto a volumi puri ed elementi architettonici semplici. Spiccati sono i riferimenti all'architettura pre-rinascimentale, ed è come se Muzio ricoprisse nella storia delle costruzioni un ruolo simile a quello che, in pittura, ricoprirono gli autori moderni che si richiamavano ai Primitivi. Torna, nella costruzione varesina, il riferimento agli edifici di culto romanici, non solo per i volumi chiari e compatti o per l'uso diffuso del cotto e della pietra bianca liscia, ma anche per quel suo tipico inserimento urbanistico della chiesa come centro civico, in cui l'edificio ecclesiastico fa parte di un complesso urbanistico più vasto e polifunzionale.