Il progetto di piazza Repubblica, come tutti voi sapete, è diviso in due comparti: uno riguarda la caserma e la piazza vera e propria, l'altro riguarda il teatro e il collegio sant'Ambrogio, ed è quello su cui oggi ci vogliamo soffermare.
Come sapete in base al piano la scritta "Università dell'Isubria" sparirà perchè dall'ex collegio sant'Ambrogio l'Università si sposterà definitivamente nel nuovo campus di Bizzozzero; in quella sede troverà spazio una componente residenziale e poi gli uffici dell'asl.
Noi però ci occupiamo oggi del teatro. Il governatore Maroni insiste nel ripetere "finalmente Varese avrà un nuovo teatro", e noi ne siamo felici, naturalmente, perchè aspettiamo questo momento ormai da quindici anni circa. Ciò di cui si parla troppo poco, secondo noi, è del contenuto, come sarà questo teatro?
E' il concetto stesso di teatro che negli ultimi decenni è andato evolvendosi e cambiando. Non basta più parlare di teatro per dare ad intendere quello che si intendeva un tempo, una sorta di "scatola" con dentro un palcoscenico, una platea, dei camerini, un sipario… non è più così. Basta guardarsi un po' intorno, in qualche altra città o anche all'estero per capire che l'idea di teatro si è trasformata. Volete un esempio estremo? Chicago, in cui il teatro in realtà c'è ma non si vede: se andate nel centro di Chicago, infatti, troverete una piazza vuota, eppure all'occorrenza dal sottosuolo si elevano delle infrastrutture che trasformano quella piazza in un teatro-auditorium perfetto, con un'acustica davvero invidiabile. Ecco, quello è un concetto di teatro.
Cosa vogliamo noi per il teatro di Varese? Capisco che sia prematuro parlarne, capisco che ci sono fior di professionisti che si stanno confrontando e che stanno concorrendo al bando sul tema. Forse però ci sta sfuggendo il nocciolo del problema. Un teatro non basta costruirlo, bisogna anche farlo funzionare, bisogna riempirlo di contenuti, di eventi e di pubblico.
Varese ha un peccato originale che non sconta ovviamente per colpa sua. E' vicina a Milano, a Lugano, due piazze tratrali piuttosto importanti che hanno sempre trainato parte del pubblico e parte di grandi eventi. Forse è qui che Varese si può giocare la sua più grande sfida, costruendo un concetto di teatro davvero innovativo, davvero aperto, magari anche logisticamente strutturalmente accattivante, capace di essere polivante, piazza privilegiata per grandi eventi ma anche per cartelloni più di nicca, più sperimentali, che sviluppino e valorizzino i talenti locali ma siano pronti ad aprirsi a grandi spettacoli, sulla scena nazionale e internazionale.
Quindi torno alla sfida di partenza: non basta più dire che Varese avrà un nuovo teatro, ora è tempo di capire come sarà concepito, come sarà costruito, e come sarà reso davvero competitivo.

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All'editoriale di Rete55, in cui chiedevamo maggiori certezze sui contenuti del nuovo teatro, quello che sorgerà al posto dell'Apollonio, Filippo De Sanctis, Direttore del teatro, risponde che a cambiare sarà solo la solidità delle mura e la bellezza della struttura, perchè per il resto varese potrà raccogliere i frutti della qualità quanto seminata in tutti questi anni.